Palazzi & potere
Non ci sarà mai una vera riforma della pubblica amministrazione

Non ci sarà mai una vera riforma della pubblica amministrazione senza il riconoscimento del merito
Dopo le misure punitive per il licenziamento dei furbetti del cartellino, che entreranno in vigore dal 13 luglio, il Governo vara il decreto per premiare i dipendenti bravi e buoni. Sulla Gazzetta Ufficiale del 17 giugno è stato pubblicato il Regolamento in materia di misurazione e valutazione della perfomance delle pubbliche amministrazioni. Il Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri dovrà promuovere e coordinare le attività di valutazione e misurazione delle pubbliche amministrazioni , compresi Regioni ed Enti locali ( per i quali si attende l’adozione di uno specifico decreto attuativo dell’art. 17 della L.124/2015). Presso il Dipartimento viene istituita una Commissione tecnica per la perfomance composta da 5 membri, scelti fra professori universitari, dirigenti pubblici, esperti del settore privato e con venticinque unità di personale addetto; la commissione fornirà un supporto metodologico al Dipartimento per lo sviluppo delle attività di valutazione. Viene ribadito il concetto della indipendenza della valutazione assicurata, in ogni amministrazione pubblica, dall’OIV (organismo indipendente di valutazione ) già attivato con la riforma Brunetta di cui al D.Lgs 150 del 2009. Tali organismi di valutazione, scelti direttamente dagli organi politici, non hanno dato in passato grandi prove di indipendenza nei loro giudizi e spesso si sono dimostrati non all’altezza delle importanti funzioni da svolgere. Proprio per superare tali inadeguatezze viene istituito, per la prima volta, un elenco nazionale dei valutatori che dovrebbe assicurare finalmente la presenza di soggetti competenti, dotati di esperienza ed integrità per poter garantire effettiva indipendenza nel giudizio di valutazione della performance organizzativa ed individuale. L’OIV dovrà, inoltre, verificare che il percorso per arrivare alla valutazione si svolga in maniera corretta partendo dalla programmazione economico-finanziaria e dalla pianificazione strategico gestionale per arrivare alla pesatura dei risultati raggiunti. Questo è stato fin’ora un punto cruciale che ha di fatto impedito un reale giudizio dell’operato pubblico. E’ evidente che senza un programma chiaro ed obiettivi certi e quantificabili, qualsiasi misurazione finale dei risultati raggiunti diventa impossibile e, se viene fatta, è del tutto arbitraria. Troppo spesso nella pubblica amministrazione si lavora per emergenze e singole necessità politiche, senza un quadro iniziale complessivo. La classe politica, che ora ha l’obbligo di stabilire obiettivi e strategie, purtroppo è stata per troppo tempo avvezza ad agire senza programmi; gli organi di vertice, poi, troppo spesso non sono riusciti a tradurre la volontà politica in obiettivi operativi specifici, sfidanti, chiari e condivisi con la base operativa . Così succede che, nel migliore dei casi, gli obiettivi nascono dal basso, dalle stese strutture che devono poi realizzarli; con la logica conseguenza che non sono mai sfidabili e difficilmente vengono mancati. Alla fine del processo se gli obiettivi risultano tutti raggiunti inevitabile scatta il premio uguale per tutti . Molto si è discusso in passato sulla misurabilità del lavoro pubblico, che non è certo quantificabile come i pezzi di una catena di montaggio, ma molti passi in avanti sono stati fatti ed oggi con la logica dei costi standard, del benchmarking, dei centri di costo e del nuovo bilancio, si potrebbero porre in azione ottimi sistemi di valutazione delle performance anche con interventi di raffronto fra le migliori esperienze. Non ci sarà mai una vera riforma della pubblica amministrazione senza un riconoscimento del merito e del valore del lavoro pubblico e dei dipendenti pubblici. La politica del livellamento delle retribuzioni e dei premi a pioggia, pure portata avanti in passato da un cattivo sindacalismo, ha prodotto molti danni al sistema italiano, mortificando le buone qualità dei dipendenti pubblici. Non può funzionare neanche la differenziazione obbligatoria per contingenti numerici imposta dalla riforma Brunetta ( 25 % ottimi, 50 % buoni, 25 % senza premio ); come si possono ricondurre ad una fissa tipicità comportamenti e risultati di fatto diversi, specie se valutati oggettivamente e non per preconcetti! Ma non è pretendendo una differenziazione delle valutazioni a tutti i costi, né tanto meno lanciando anatemi e sanzioni contro i fannulloni ed i furbetti del cartellino, che si fa ripartire la macchina burocratica. L’attuale situazione non è più tollerabile perché non premia il lavoro, la competenza, l’onestà e la fantasia. Specialmente in tema di valutazione, serve un cambio di passo. Una forte assunzione di responsabilità, prima di tutto politica, a far funzionare un valido sistema di programmazione, pianificazione e controllo che crei le condizioni affinché si possa procedere a sistemi di misurazione e valutazione delle performance individuali e organizzative che portino a premiare non i buoni per definizione o per affinità politica, ma coloro che effettivamente ed oggettivamente raggiungono gli obiettivi dell’anno. Si devono prevedere regimi differenziati a seconda dei tipi di attività svolta, semplificare le metodologie e le griglie di valutazione evitando punteggi apodittici, casuali ed immotivati che di fatto non lasciano margini ad alcun miglioramento futuro. E’ necessario riaprire la stagione contrattuale e incrementare le risorse decentrate al fine di poter dare effettivi riconoscimenti in termini monetari ai migliori risultati. Fin’ora si è fatta solo molta demagogia, ma non si deve dimenticare che recuperare produttività nella p.a. significa creare valore aggiunto e, soprattutto, serve in questo momento di profonda crisi.
Silvana de Paolis
*Segretario Nazionale DIRER SIDirSS