Quella riforma sotto dettatura: Governo in mano a Jp Morgan - Affaritaliani.it

Palazzi & potere

Quella riforma sotto dettatura: Governo in mano a Jp Morgan

Un dossier della banca d' affari chiedeva modifiche poi finite nel ddl Boschi. Napolitano, interrogato, tace

Cosa c' entra la riforma - in casa nostra - con Jp Morgan? Ebbene, martedì scorso la Repubblica ha ospitato un confronto ravvicinato fra Salvatore Settis, archeologo e storico dell' arte, e l' ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sostenitore della riforma costituzionale varata da Renzi. Fra le domande, Settis ha ricordato che mentre Napolitano era ancora in carica un accreditato commentatore politico, Marzio Breda, scriveva sul Corriere della Sera (1 aprile 2014) un articolo dal titolo «Da Napolitano un segnale sul percorso delle riforme». In esso, citando una nota del Quirinale, Breda scriveva che «la riforma per il capo dello Stato è importante, anzi improrogabile», e va «associata alla legge elettorale». Ricordando che a questo proposito, sarebbe bastato rileggersi uno studio diffuso da Jp Morgan il 28 maggio 2013 in cui veniva fotografata la crisi economica europea indicando nella «debolezza dei governi rispetto al Parlamento» e nelle «proteste contro ogni cambiamento» alcuni vizi congeniti del sistema italiano». La domanda di Settis è dunque: «Quell' analisi della banca americana può valere, come alcuni vorrebbero, come un argomento per riformare la Costituzione? ». Napolitano non ha risposto.
Eppure, scrive il Giiornale, la ricetta degli americani pare calzare a pennello con la riforma voluta da Matteo Renzi (grande fan di Tony Blair, che oggi lavora proprio per Jp Morgan), e sponsorizzata dall' ex inquilino del Quirinale. Cosa suggeriva la banca d' affari? Smontare la Costituzione perché troppo socialista, asservire il Parlamento al governo, una legge elettorale bipolare. Per chi mastica la finanza, non è inusuale che le banche d' affari propongano soluzioni o forniscano scenari ideali per garantire la crescita di una società o anche di un Paese. Ma la mancata risposta di Napolitano fa rumore anche perché va ad aggiungersi ai rapporti sempre più fitti fra gli americani e Palazzo Chigi dove a luglio è stato accolto in pompa magna il numero uno mondiale di Jp Morgan, Jamie Dimon arrivato a Roma per festeggiare i cento anni di attività della banca in Italia. Incontro cui è seguito un articolo apparso sul Sunday Telegraph in merito a una soluzione studiata dalla stessa banca d' affari contattata appunto dal governo italiano per risolvere il nodo dei crediti deteriorati del Monte. In cambio di laute commissioni.