Riforma della PA; i principali sindacati chiedono il confronto alla Madia - Affaritaliani.it

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Riforma della PA; i principali sindacati chiedono il confronto alla Madia

CIDA – CONFEDIR – CONFSAL - COSMED rappresentative, secondo la
recente rilevazione Aran di circa il 60% della dirigenza pubblica chiedono al Governo un
confronto



 
Le Confederazioni sindacali CIDA – CONFEDIR – CONFSAL - COSMED rappresentative, secondo la
recente rilevazione Aran, di circa il 60% della dirigenza pubblica chiedono al Governo, un
confronto sull’emanando decreto delegato sulla dirigenza ex art.11 della Legge 124/2015.
Le Confederazioni non sono pregiudizialmente contrarie al provvedimento, tuttavia sono
altresì convinte del fatto che, senza profonde modifiche al testo in discussione, non solo non sarà
possibile raggiungere l’obiettivo di modernizzare la dirigenza pubblica, ma si rischi perfino di
creare confusione nella pubblica amministrazione.
 
Molte delle osservazioni che queste Confederazioni, ciascuna per proprio conto, hanno fin qui
sviluppato nelle Audizioni parlamentari, hanno trovato ampio riscontro nel parere espresso dal
Consiglio di Stato, che si condivide per le argomentazioni tecniche esplicitate ed in particolare per i
rilievi in merito alla costituzionalità e all’aderenza alla delega del provvedimento.
 
Una per tutte: la critica alla composizione delle commissioni preposte alla gestione dei tre ruoli
unici che non danno sufficiente garanzia di terzietà e indipendenza rispetto al Governo.
La principale preoccupazione della dirigenza pubblica è costituita dal pericolo di un’ulteriore
invasione del potere politico nella indipendenza ed autonomia delle pubbliche amministrazioni.
Cruciale in tal senso è il rischio di precarizzazione del ruolo dirigenziale che conseguirebbe dalle
modalità di assegnazione degli incarichi come formulato nello schema di decreto delegato.
Il fallimento di precedenti riforme è a nostro avviso legato al sistema di conferimento degli
incarichi ai dirigenti la cui mancata assegnazione, in molti casi, ha rappresentato un evidente
spreco di risorse umane ed economiche.
Inoltre non c’è stata mai una seria valutazione del merito e dei risultati raggiunti alla base
dell’affidamento degli incarichi. La discrezionalità politica nel conferimento degli incarichi, che in
alcuni punti del provvedimento diventa persino ricattatoria, rischia di vanificare l’intero impianto
della riforma. Deve essere chiaro che l’affidamento dell’incarico è un diritto del dirigente, peraltro
sancito dai contratti di lavoro, e che rappresenta la premessa per una corretta valutazione della
prestazione dirigenziale. Non devono esistere dirigenti privi di incarico se non in caso di
valutazione negativa.
 

Anche le penalizzazioni economiche dovrebbero essere determinate solo in conseguenza di
valutazioni negative espresse e motivate. In tal senso andranno salvaguardati i diritti economici
acquisiti sia con l’immissione in ruolo a seguito di pubblico concorso sia con l’affidamento
dell’incarico in assenza di valutazione negativa. Il sistema di valutazione andrà approfondito in
sede di approvazione del regolamento nella cui stesura appare indispensabile una consultazione
preventiva delle Confederazioni sindacali.