Usa: le balle di Trump sarebbero sopportabili se non giustificassero le guerre - Affaritaliani.it

Palazzi & potere

Usa: le balle di Trump sarebbero sopportabili se non giustificassero le guerre

Usa: tutte le fake news del Presidente

Un presidente degli Stati Uniti (che è il responsabile della più grande potenza mondiale) che comunica con l'orbe terracqueo usando dei tweet che diffonde, senza consigliarsi con nessuno, anche durante le passeggiatine notturne verso il wc, è un personaggio inquietante scrive Pierluigi Magnaschi su Italia Oggi. Uno cioè che scherza col fuoco (senza nemmeno sapere che ci sta scherzando). E che si comporta, non con l'inevitabile prudenza e circospezione che dovrebbe essere prassi per il potentissimo inquilino della Casa Bianca, ma come un giocatore di biliardo di qualche slum della estrema periferia di New York che si propone di fare il gradasso e di stupire gli amici immersi nel fumo delle sigarette che non si potrebbero fumare ma che, da quelle parti, si fumano ugualmente e senza ritegno.

Purtroppo Trump (come lo erano anche i precedenti presidenti Usa) è pure assecondato, nella sue sparate, dal possente sistema mediatico nordamericano che cresce come il fungo cinese di un tempo, perché viene poi acriticamente diffuso, con una sorta di gigantesco copia e incolla, dai media dei paesi liberi che operano nel resto del mondo. In questi ultimi due mesi, ad esempio, sono state diffuse (e fatte ingoiare alle opinioni pubbliche dell'intero mondo libero) quattro colossali fake news istituzionali, cioè quattro immense balle a stelle e strisce. Che, se fossero solo balle, sia pure gigantesche, si potrebbero anche non contrastare. Balla più, balla meno, non sarebbe il caso di sottilizzare, facendo i professorini con la biro rossa. Sennonché queste balle non sono mai neutre. Esse infatti mirano quasi sempre a creare un clima che poi rende possibile ciò che, se fosse descritto nei suoi giusti termini, sarebbe inaccettabile.

La prima fake news era relativa al gas nervino che sarebbe stato usato dai siriani nel loro paese contro i ribelli che vogliono abbattere il regime di Assad. Alcuni grandi media (purtroppo anche italiani), accettando acriticamente le tesi anglo-americane (che avevano inventato la stessa balla anni prima per detronizzare, con una guerra, Saddam Hussein in Iraq), sono arrivati a pubblicare, in prima pagina, delle foto di bambini che venivano vigorosamente lavati sulla testa con delle quantità eccessive di shampoo per liberarli, si leggeva nelle didascalie, dai gas nervini che li avevano investiti. E ciò anche se un medico dell'Asl, senza particolari esperienze o specializzazioni, sa perfettamente che gli effetti di quest'arma (che, quando ti raggiunge, ti fulmina all'istante, perché non colpisce i capelli ma i polmoni) non sono certo ovviabili, o anche solo riducibili, con energiche lavate di capo. Sempre gli stessi media hanno pubblicato, anche questa volta in prima pagina, la foto di due splendide adolescenti con la pelle scura ma gli occhi celesti (che riproduce il famoso format di quella ragazza afgana in una foto scattata da Steve Mc Curry nel campo afghano di Peshawar nel 1984 e che venne pubblicata sulla copertina del National Geographic del giugno 1985). Anche queste ragazze dagli occhi turchini erano scampate, dicevano sempre le didascalie, ai gas nervini (dai quali non si sfugge dato che, quando essi ti investono, se tu non hai una maschera già montata in faccia, ti fanno secco).

La seconda fake news, continua Pierluigi Magnaschi, è relativa alla vittoria di Trump contro il folle dittatore coreano Kim Jong-un che, stando alla narrazione statunitense, poi adottata a go-go da parte di tutti i media dei paesi liberi, impauritosi dai roboanti tweet del presidente degli Stati Uniti, avrebbe riposto in buon ordine le sue bombe atomiche e si sarebbe rassegnato a trattare. I fatti invece sono andati nel modo esattamente opposto. Nella disputa infatti non ha (sinora) vinto Trump ma bensì Kim Jong-un. Il braccio di ferro fra i due infatti si è interrotto, non quando Trump ha avuto la meglio su Kim, ma quando ha avuto la peggio. Cioè quando Kim è riuscito, non solo a disporre di una arsenale atomico, ma anche a testare un missile intercontinentale in grado di portare le ogive atomiche nordcoreane. A questo punto, a Trump non è restato che ridurre il tasso di ostilità contro Pyongyang e avviare un processo distensivo che potrebbe anche portare alla pace.

La terza fake news è freschissima, di due giorni fa. Trump infatti ha stracciato le intese con l'Iran caldeggiate a suo tempo da Obama e sottoscritte da tutti i paesi facenti parte del Consiglio di sicurezza dell'Onu più la Germania, che non solo non le hanno rinnegate ma che le difendono tuttora. L'accusa di Trump a Teheran è che l'Iran non ha osservato i suoi impegni sul congelamento delle operazioni per la produzione di ordigni atomici. Ma questa accusa non è mai stata dimostrata. A questo punto, gli Usa continuano a gridare ai quattro venti che il blocco nucleare è stato infranto (cosa indimostrata, ripeto) e che, in ogni caso (notate il «in ogni caso», che è una subordinata che funziona da scappatoia), in ogni caso, dicevo, gli iraniani hanno rafforzato, dice Trump, i loro armamenti attraverso massicci acquisti (che è tutt'altra cosa). Il tema dell'Iran è grave e non può certo essere minimizzato ma non lo si può aggravare con delle manovre inconsulte. Bensì con molta politica che richiede trattative e dei do ut des.

Quarta fake news, conclude Magnaschi su Italia Oggi. Trump accusa l'Iran di sostenere anche l'Isis e Al Qaeda quando anche i polli sanno che il più forte, sistematico e storico finanziatore dei questi movimenti arabi, sovversivi dell'ordine mondiale, è l'Arabia Saudita, anche se questo è un paese che da sempre fa parte degli amici privilegiati degli Stati Uniti e, oggi, in particolare, di Donald Trump.