Pd, le scissioni? Non sempre sono un incubo - Affaritaliani.it

Politica

Pd, le scissioni? Non sempre sono un incubo

Pietro Mancini

Nel 1969, fu inevitabile la separazione tra PSI e PSDI

Non sempre le scissioni sono "un incubo", come le ha definite Walter Veltroni, intervistato da Aldo Cazzullo, sul "Corriere della Sera".
Quella del luglio del 1969, che segnò il fallimento dell'unificazione tra PSI e PSDI, fu inevitabile. E, alla vigilia dell'autunno caldo e della stagione drammatica del terrorismo rosso e dell'eversione nera, i leader socialisti della "nuova maggioranza", De Martino, Lombardi e Mancini, ricollocarono a sinistra il partito.
Mentre, dal Quirinale, Giuseppe Saragat ispirò la scissione dei socialdemocratici, attuata da Tanassi, Ferri, Cariglia e Preti : "personaggetti"politici, spesso, attestati su posizioni più a destra di quelle, moderate, della DC di Moro e Fanfani.
Dunque, quando, come allora, e in parte oggi, è impossibile la coesistenza nello stesso partito di gruppi divisi, profondamente, da ragioni politici e da contrapposizioni personali, è più opportuno imboccare la strada della chiarezza.
Nel 1969, la rottura addolorò, soprattutto, il vecchio leader, Pietro Nenni, che cercò di indurre il dirigente  a lui più vicino, Giacomo Mancini, a fare nuove concessioni al gruppo di Ferri e Preti. L'ex ministro, a cui pesò non poco la rottura con il suo caro maestro, gli rispose che, in tal caso, non sarebbe più esistito il PSU, ma soltanto il PSDI...E fu scissione, che seguì quella, nel 1963, del PSIUP di Valori e Vecchietti, i quali non condivisero la scelta della maggioranza, autonomista, del PSI di formare il primo governo di centrosinistra con la DC : premier Aldo Moro, vice Pietro Nenni.