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Pd, Schlein segue la linea di D'Alema. Liste pacifiste, ma se non fa il 20%...

Di Alberto Maggi

I nomi della segretaria per le Europee non piacciono alla minoranza ma neanche a Franceschini (che aveva sostenuto Schlein alle primarie)

Europee, i nomi pacifisti di Schlein 


"Stante la crisi della democrazia - 'Per il governo Meloni ha votato il ventisette per cento degli aventi diritto al voto' - la sinistra deve recuperare chi non ha rappresentanza politica pescando innanzitutto nel mare magnum dell’astensionismo, ingrossatosi via via dopo 'la vittoria dell’ideologia ultraliberale'. Altro che conquistare il centro ('Il gioco è cambiato'), qui si tratta di rifare la sinistra quella vera".

L'analisi fatta da Massimo D'Alema ai primi di febbraio, a Firenze, in una riunione di “compagne e compagni della Fgci”, l’organizzazione dei giovani comunisti di cui egli fu segretario nella seconda metà degli anni Settanta, è la stessa che sta facendo in questi giorni Elly Schlein nella preparazione della campagna elettorale e nella formazione delle liste per le elezioni europee dell'8-9 giugno.La segretaria è convinta che solo una linea che sappia sfruttare l’onda “pacifista”, specie giovanile, possa consentire al suo partito di superare l’asticella del 20%, al di sotto della quale, quasi certamente, sarebbe costretta alle dimissioni.

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Schlein gioca una campagna elettorale tutta a sinistra, anche per cercare di arginare la concorrenza del Movimento 5 Stelle e di Giuseppe Conte. La segretaria, quasi certamente, sarà terza in lista in tutta Italia per lasciar spazio a capoliste donne e a uomini in seconda posizione della società civile e con una connotazione di sinistra e pacifista. Schlein candida alle Europee tre componenti della segreteria (Camilla Laureti, Sandro Ruotolo e Annalisa Corrado), e incarna il “pacifismo della bandiera bianca” con Marco Tarquinio, del volontariato laico con Cecilia Strada, dell’impegno giornalistico anti-destre con Lucia Annunziata. Candidato anche Alessandro Zan, diritti civili, e al Nord-Ovest un esponente dello SPI, il sindacato dei pensionati della Cgil.

A pagare il prezzo per questa sterzata a sinistra sono però i riformisti del Pd che a giugno rischiano molto. Qualche nome? Pina Picierno, Irene Tinagli, Elisabetta Gualmini, Alessandra Moretti. Sicuramente saranno in lista ma in posizioni molto basse e quindi meno favorite rispetto alle candidature civiche e di sinistra che Schlein impone da Roma. Oltre a provocare un subbuglio nei territori, dove le segreterie provinciali e regionali Dem vedono ridottissimi i posti per i loro candidati locali, questa linea dalemiana di Schlein non piace affatto alla minoranza Dem del partito.Il presidente Stefano Bonaccini, probabile candidato al Nord-Est (che include l'Emilia Romagna), sta cercando di mediare per evitare uno sbilanciamento troppo a sinistra.

A essere delusi sono soprattutto i riformisti di Lorenzo Guerini, presidente del Copasir, ex ministro della Difesa molto vicino alla Nato e stimato negli Stati Uniti. Ma anche chi ha sostenuto alle primarie Schlein, primo fra tutti Dario Franceschini, silente da molti mesi, è deluso da questa linea di ultra-sinistra alla D'Alema (e Bersani). Area Dem, la corrente di Franceschini, sta lavorando dietro le quinte e aspetta l'esito delle Europee. Se il Pd farà il 20% o di più resterà dietro le quinte, ma se i Dem dovessero deludere e restare sotto quota 20 avvicinati dal M5S scatterebbe subito dopo il voto la richiesta di convocare l'assemblea nazionale per far dimettere Schlein e proporre Paolo Gentiloni come segretario. La minoranza di Bonaccini più una fetta di maggioranza (Franceschini, Fassino, Zingaretti) hanno i numeri per il ribaltone nel Pd.