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Politica
Peppa Pig, quando il politically correct colpisce anche le maiale

Peppa Pig, le due mamme e il caso aperto da Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni 

Per dare il segno della stupidità a cui è giunto ormai il dibattito politico mondiale riportiamo il caso della maialina Peppa Pig, protagonista di un cartone animato che ha conquistato fama e rilevanza internazionale. Creato da Neville Astley e Mark Beker, la versione italiana di Wikipedia riporta un misterioso Antonio Boccia tra gli autori. Noi ci facciamo sempre riconoscere. La società che ne detiene i diritti di distribuzione, la Entertainment One con sede a Toronto in Canada, rifiutò anni fa un’offerta di acquisto per un miliardo di sterline. La serie è strutturata e disegnata in modo molto semplice ed ha per protagonista una famiglia di maialini antropomorfi e i loro amici.

Nell’ultimo episodio trasmesso in UK Peppa fa amicizia con un’orsetta che ha due mamme “Una che fa il dottore e l’altra che cucina spaghetti”, dunque si tratta di una cosiddetta “famiglia arcobaleno”. Si noti che a voler cercare il pelo nell’uovo, anche questa affermazione sarebbe lesiva della dignità di una delle orsette lesbiche perché mentre una è una affermata professionista, cioè un dottore, l’altra è relegata l’umile lavoro casalingo di cuoca, riproducendo proprio il supposto stereotipo di genere.

Ma non ci risulta che la raffinatezza analitica dei profeti del politically correct abbia ancora preso in considerazione lo sgarbo. Invece Federico Mollicone, responsabile cultura di Fratelli d’Italia e membro della Vigilanza Rai, ha diffidato l’ente pubblico dal trasmetterlo nel nostro Paese. Il centro – sinistra ha subito difeso compatto la porcella antropomorfa dicendo che le famiglie arcobaleno già esistono e quindi possono, anzi devono essere rappresentate nei cartoni animati.

Naturalmente Alessandro Zan si è lanciato a palla sulla vicenda per farsi un po’ di pubblicità. Ricordiamo che Zan è autore del pericoloso disegno di legge che è un grimaldello per abolire i diritti della maggioranza, cioè gli eterosessuali. Il discorso su Zan è strettamente collegato a quello su Peppa Pig perché la manovra avvolgente a livello mondiale è condotta da una piccola percentuale della società che sfrutta la dabbenaggine dei più per imporre regole antidemocratiche che sono state contestate dalle stesse femministe di sinistra.

Il caso di Peppa fa parte di una strategia mondiale che vede in Hollywood il motore trainante che attraverso film mirati cerca di infiltrare la società mondiale. Si consideri che in Italia il cartone è trasmesso, oltre che dalla Rai, anche dalla Disney. Questo subdolo modo di far1e non tutela i più deboli e li espone a memi sociali di cui non siamo ancora in grado di valutare le conseguenze sul medio lungo periodo.

La scelta fatta dagli editori pare comunque un passo falso a livello mondiale e l’uscita in Gran Bretagna del cartone contestato ha provocato proteste internazionali. A proposito, qualche anno fa, uno dei due disegnatori di Peppa Pig, Mark Baker, aveva detto che avrebbe disegnato solo famiglie «tradizionali» e «se ai gay non sta bene cambino canale”. Peppa Pig si è infatti caratterizzato sempre per una serenità di fondo nei temi trattati che infondono sicurezza e rilassatezza. Temi che creano una bolla di sicurezza che sono diventati negli anni il tratto caratterizzante la fortunata serie televisiva.

Viene in mente, a tal proposito, la serie di cartoni animati per adulti, South Park, creata da Matt Stone e Trey Parker che da sempre, in controtendenza ad Hollywood, hanno invece utilizzato l’arma dell’ironia per criticare gli stereotipi omosessuali, transgender ed anche religiosi, attirandosi gli strali di queste minoranze spesso intolleranti. Il politically correct ha dunque raggiunto la più famosa maialina del mondo e potrebbe essere un abbraccio mortale, soprattutto ora che da noi in Italia imperversa una feroce campagna elettorale senza esclusione di colpi. Chissà che dirà del caso della progressista porcella, Chiara Lalli, la nostra madonnina pellegrina radical chic del politically correct, una professionista dei diritti delle minoranze che su questo s’è costruita una lauta carriera.

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