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Politica
Perché il presidenzialismo è una buona cosa per l’Italia: se non ora quando?
Il Primo ministro Giorgia Meloni

Presidenzialismo in Italia, il governo Meloni stringe sui punti qualificanti del suo programma

Girata la boa dei primi sei mesi, il governo di centro – destra comincia a stringere, con evidente programmazione, sui punti qualificanti il suo programma. Uno di questi, strutturale, è il presidenzialismo pur nel più ampio disegno di riforme istituzionali. L’Italia è un Paese sostanzialmente bloccato a livello di esecutivo perché il Presidente del Consiglio ha pochi poteri rispetto alle analoghe figure di suoi pari internazionali. Da qui l’utilizzo smodato che qualsiasi governo è costretto a fare di decreti legge che dovrebbero essere l’eccezione ed invece sono purtroppo la norma nonostante i continui richiami del Presidente della Repubblica.

Presidenzialismo, Italia e Germania... assenti

Tutti i grandi Paesi Occidentali simili all’Italia hanno forme di governo presidenzialiste o semi – presidenzialiste. Le uniche due eccezioni sono l’Italia e la Germania che –guarda caso- sono le due grandi nazioni sconfitte nella Seconda Guerra Mondiale e in cui ci sono stati il fascismo e il nazismo. È chiaro che queste due esperienze hanno indotto poi i parlamenti democratici del secondo dopoguerra ad assumere un atteggiamento molto guardingo nei confronti di forme di governo che concedessero troppo potere ad una sola persona. Detto questo però occorre anche dire che sono passati quasi 80 anni dalla fine di quelle esperienze e –parlando dell’Italia- questo fardello ci è costato moltissimo in termini di mobilità istituzionale e capacità di dare risposte rapide e complete ai problemi di una società moderna.

In Italia ci sono due Camere praticamente identiche che raddoppiano i tempi legislativi e ne sa qualcosa Matteo Renzi che cercò di abolire il Senato tocco dei fili scoperti e perse tutto. I sistemi che funzionano sono quelli bipolari presidenziali e cioè sul modello degli USA. In Italia, qualche sforzo è stato fatto, nel senso del bipolarismo, ma quando si cerca di dare veramente potere al premier sorgono formidabili resistenze di tutti i tipi, ma soprattutto ideologico.

È chiaro che il presidenzialismo deve passare per una qualche forma di elezione diretta del premier o del Presidente della Repubblica. Il centro – destra, d’altro canto, è sempre stato favorevole a qualche forma di presidenzialismo ed ora che è al potere ed ha i numeri sta cercando giustamente di portare avanti questa istanza che caratterizza i suoi elettori.

Giorgia Meloni e la fase di consultazioni: Schlein e Giuseppe Conte...

Domani Giorgia Meloni inizierà una fase di consultazione con la minoranza parlamentare per discutere delle riforme istituzionali con piatto forte appunto il presidenzialismo. Il Pd ci sarà con la Schlein che per la prima volta si confronterà direttamente con la Meloni mentre è probabile che Giuseppe Conte sia assente lucri, come al solito, sull’occasione per disegnarsi uno spazio oppositivo che gli potrebbe rendere bene elettoralmente, sempre che gli elettori non si rendano finalmente conto del suo giochetto trasformista. Tutti ricordano come, invece, nel 2019, vagheggiasse una “legislatura costituente” sul presidenzialismo.

Il Pd ha già fatto sapere che con la riforma “potrebbero saltare pesi e contrappesi che hanno garantito il corretto funzionamento del nostro sistema democratico”. Certo, di fatto congelandolo e bloccandolo l’Italia con la scusa della paura dell’”uomo forte” o, in questo caso della “donna forte”. Ma se la sinistra nicchia il Terzo Polo e soprattutto Italia Viva potrebbe invece appoggiare il progetto di riforma.

I termini di riforma costituzionali, come è noto, occorrono maggioranze ampie e su questo solco si sta muovendo la Meloni. Se non ora quando?

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