Politica
Ucraina, tutti "menano" il povero Tajani: il prezzo da pagare della mediazione

"Vittima" di un anno di guerra
Insomma di lavoro ce ne ha tanto.
Senza contare che alcuni cattivoni del suo partito, Forza Italia, stanno cercando di fargli le scarpe per fregargli il posto di coordinatore e non facciamo nomi. Si sappia solo che il suo candidato nel Lazio è stato sconfitto mentre quello non ufficiale ha stravinto e a Roma FI non ha acchiappato niente.
L’accusa interna (leggi Giorgio Mulè) è che sia di fatto il “capo delle angurie”, termine utilizzato in Forza Italia per definire la componente “melonizzata” che guida la fronda contro il Cavaliere.
Dalla sua c’ha Gianni Letta, che però “c’ha ‘na certa” e la Meloni non lo ha ancora lanciato dalla rupe Tarpea solo perché è la sua chiave per aprire la porta del PPE con Manfred Weber che è suo amicone, lo stesso Weber, si badi, che prende a pesciate Berlusconi.
Ma Giorgia sta manovrando per le Europee del 2024 per presentare i suoi conservatori con i democratici europei: sarebbe la fine politica di Berlusconi.
Tuttavia Tajani, paradossalmente, è preso di mira da tutti perché è fondamentalmente un democristiano, uomo di pace, noto per non esacerbare i conflitti e ricercatore di mediazioni.
Con personaggi così esplosivi come il terzetto prima nominato può essere comunque una specie di cuscinetto che assorbe gli urti ed evita una deflagrazione totale.
Ecco perché Tajani è ancora supportato dalla UE e dal PPE. Essendo uomo di dialogo rappresenta sempre una possibilità di mediazione qualora le cose precipitassero.
C’è solo da capire quanto resisterà umanamente Tajani a queste continue e prolungate tensioni nazionali ed internazionali.
Indubbiamente ha troppi fronti aperti e forse gli converrebbe fare un passo indietro almeno nel partito perché gli Esteri logorano. Ne è prova Luigi Di Maio che quando era Ministro era anche capo politico dei Cinque Stelle e poi ha perso tutto.