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Politica
Quirinale e nuova fiducia (non sul dl Aiuti), così Draghi esce dal cul de sac

Crisi di governo, l'M5s non vota la fiducia sul dl Aiuti. Draghi sale al Quirinale e poi torna in Parlamento

In queste ore al Senato si vota la fiducia posta dal governo sulla conversione in legge del “Dl Aiuti”. Il M5S ha annunciato già ieri sera che non si presenterà in aula, aprendo di fatto una crisi di governo non sui numeri ma politica. L’esecutivo gode infatti di un sostegno parlamentare a maggioranza assoluta sia alla Camera che al Senato, anche senza il M5S.

Di fatto, però, se si considera che il M5S è ancora il gruppo parlamentare di maggioranza relativa a Palazzo Madama, Draghi oggi otterrà la fiducia senza i voti del partito che nel 2018 ottenne alle elezioni la maggioranza relativa dei voti e che ancora oggi è il gruppo numericamente più consistente con 62 senatori. Registriamo tuttavia che nelle ultime ore c’è stato un tentativo in extremis da parte del Ministro per i Rapporti con il Parlamento, il pentastellato D’Incà, di convincere il governo a ritirare la questione di fiducia sul “Dl Aiuti” al fine di evitare lo strappo, ma Palazzo Chigi ha già fatto sapere che il governo andrà avanti con la fiducia.

Sta di fatto che la posizione di Conte non è stata chiara sin dall’inizio. Dice che il M5S non voterà oggi la fiducia in aula, ritirandosi su una specie di Aventino, ma che non intende aprire nessuna crisi di governo, ma solo convincere Draghi ad adottare provvedimenti economici più incisivi. Una posizione senza capo né coda, tanto è vero che non vota la fiducia ma mantiene i tre ministri pentastellati nel governo. Il solito pasticcio degli improvvisati della politica.

In questa legislatura ci sono state finora tre maggioranze, col M5S sempre come perno: M5S-Lega col Conte I, M5S-Pd col Conte II, tutti dentro tranne FdI con Draghi. Può dunque esistere una maggioranza diversa, a prescindere dal M5S, senza passare da una crisi di governo? Tecnicamente sì, se si considera che Draghi ha i numeri anche senza i pentastellati, ma politicamente è una cosa insostenibile. Alla Lega non conviene affatto restare in un governo in cui il M5S non esce ma contestualmente non vota la fiducia o si ritira all’abbisogna sull’Aventino; Salvini ha capito benissimo che non può esistere in questa legislatura una quarta maggioranza tra pezzi di centrodestra e Pd.

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