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Politica
Quirinale, Bechis: "Salvini king-maker sfida Berlusconi"

Franco Bechis, direttore de Il Tempo: “Se fosse Draghi il candidato per il Quirinale, visto che già una parte della coalizione lo sostiene a Palazzo Chigi, non sarebbe un’elezione senza padri del centrodestra. È forse l’unica soluzione possibile. La necessità di tenerlo al governo è un argomento che non regge”

Mancano sei giorni al primo scrutinio per eleggere il presidente della Repubblica. Ma il Colle più alto è ancora immerso in una nebbia fittissima. Affaritaliani.it ne ha parlato con il direttore de Il Tempo, Franco Bechis.

Direttore, partiamo dalla mossa di Salvini di ieri. Come la legge?
Salvini rivendica la sua leadership dentro il perimetro del centrodestra. La scala dei numeri parlamentari dice appunto che il primo partito è la Lega. Resta fisso, però, lo schema che finché il fondatore del centrodestra è lì in prima linea per correre non ci sono alternative. In qualche modo, Salvini sfida Berlusconi mettendo in chiaro che loro sono lì per lui, ma che in caso cambiasse lo scenario poi toccherebbe al leader del Carroccio dare le carte.

Rivendicazione giusta?
È chiaro che il king maker deve essere Salvini, avendo più parlamentari che possono votare il presidente della Repubblica. Anche se, poi, non vedo altri candidati del centrodestra unificanti.  

Berlusconi è destinato a sfilarsi?
Non lo so, quando l’ho sentito direttamente era molto convinto della possibilità di farcela. E’ chiaro che bisogna vedere i numeri dei contagi nello schieramento di centrodestra perché, è evidente, Omicron in qualche modo condiziona molto quei candidati che sono sul filo del rasoio e cioè che potrebbero farcela o meno. Ovviamente, se Berlusconi comincia a perdere 40 o 50 voti del suo zoccolo duro per motivi sanitari, allora poi i numeri non ci sono per nessuno.

Che ne pensa del metodo Sgarbi?
È un tentativo, ma è chiaro che una telefonata non dice niente. Magari c’è qualcuno sorpreso, qualche altro divertito - Berlusconi è pur sempre un personaggio di grande peso storico -, ma da lì a votarlo è ben altra cosa. Nel gruppo Misto, inoltre, può esserci di tutto. Tuttavia, pure sui consensi che consideri in cassaforte occorre prudenza. Anche guardando ai voti di partenza del centrodestra, per esempio, quelli di Coraggio Italia e di Toti, forse, non si possono contare così graniticamente a favore.

In generale, in queste elezioni quirinalizie è mancato fino a ora un guizzo, un king maker. Si aspetta una mossa del cavallo? E da chi, ancora una volta da Renzi?
Prima o poi dovrà esserci chi lancia la candidatura di qualcuno. Io vedo un’elezione che scivola lentamente, tra mille difficoltà, verso Mario Draghi che, mettiamola così, dal quarto scrutinio avrebbe una base di partenza a prova di Covid.

Se fosse così, il centrodestra ne uscirebbe con le ossa rotte?
Se l'attuale premier fosse il candidato, visto che già una parte della coalizione lo sostiene a Palazzo Chigi, non sarebbe un’elezione senza padri del centrodestra. E forse è l’unica soluzione possibile. Anche perché, secondo me, l’altro argomento - e cioè la necessità di Draghi al governo - non regge molto.

In che senso?
Per me il governo è già finito adesso, a prescindere da come vadano le cose. Il premier farebbe l’amministratore di condominio. La legislatura è comunque destinata a finire. Il timer è acceso. E non è pensabile che vadano a braccetto forze politiche che poi dovranno darsi botte da orbi nella campagna elettorale, considerando che non ci sono i tempi per cambiare la legge elettorale. Inevitabilmente, qualunque esso sia, l’esecutivo può avere la possibilità di approvare ancora qualcosina fino all’estate. Poi può solo galleggiare. Finirà con una legge di Bilancio tra le più classiche leggi mancia che si possa immaginare.

Se Draghi traslocasse al Colle, scommette di più su un governo politico o su un altro governo del presidente?
Se devo fare una scommessa, in linea col quadro che ho appena delineato, dico un governo del presidente. È stata proposta, è vero, la soluzione di un governo politico, ma non è realistica. Renderebbe, a maggior ragione, impossibile una campagna elettorale gli uni contro gli altri.

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