Politica
Regionali, il centrodestra perde pezzi. Il Sud ha voltato le spalle a Meloni? L'analisi
Sia Antonio Decaro, che Roberto Fico avrebbero preso diverse migliaia di voti da elettori di centrodestra

Alberto Stefani, Antonio Decaro e Roberto Fico
Centrodestra, il problema "Sud" esiste
Le elezioni regionali 2025 in Campania, Puglia e Veneto hanno regalato un bilancio misto tra vittorie e sconfitte. Risultati che hanno confermato quelle che erano le attese della vigilia, anche se magari in Campania la sorpresa è stata il grande distacco in una Regione che, alla vigilia, sembrava quantomeno contendibile per il centrodestra.
Nel Veneto, la coalizione di centrodestra è riuscita a confermare il proprio dominio con l'elezione di Alberto Stefani della Lega come governatore. In Puglia e Campania, però, la maggioranza ha subito una débâcle contro Antonio Decaro e Roberto Fico. Qualcuno sottolinea come queste Regionali abbiano ribadito che il centrodestra potrebbe avere qualche problema al Sud Italia, come le nette sconfitte in Puglia e Campania, sembrano dimostrare.
Va sicuramente meglio in Sicilia e Calabria, ma il problema meridionale in vista delle politiche del 2027, comincia ad agitare la maggioranza. tanto che qualcuno già parla di una riforma del sistema elettorale (cosa che tra le altre cose chiedono da tempo un po’ tutti i partiti). Con questo sistema elettorale, infatti, l’esito del voto potrebbe portare a uno stallo, che il nostro paese vorrebbe e dovrebbe evitare. La stabilità del governo Meloni ha contribuito, infatti, a far crescere fiducia e rispetto dei mercati verso un paese con un debito pubblico monstre.
Ecco allora che merita forse un ulteriore sforzo cercare di analizzare i motivi che spingono gli elettori (almeno quei pochi che si recano alle urne) in Regioni come la Puglia e la Campania, che certo non possono definirsi storicamente di sinistra (come per esempio Toscana ed Emilia) a scegliere da oltre vent’anni il centrosinistra.
Secondo una prima analisi dei flussi, infatti, sia Antonio Decaro, che Roberto Fico avrebbero preso diverse migliaia di voti da elettori di centrodestra. L’analisi dei flussi realizzata dall’Istituto Noto Sondaggi evidenzia inoltre lo spostamento di una parte di voti dal centrodestra al centrosinistra.
Mentre in Veneto non si registrano trasferimenti significativi di voti da una coalizione all’altra, in Campania il 20% di chi alle Europee del 2024 aveva votato centrodestra, alle regionali si è trasferito sul centrosinistra votando Roberto Fico. Questa dinamica risulta ancora maggiore in Puglia dove il 30% di chi aveva votato il centrodestra alle elezioni più recenti - le Europee 2024 - ha votato per il centrosinistra scegliendo Antonio Decaro come candidato governatore.
In altre parole, come già detto più volte, alle Regionali il voto dei cittadini spesso non è quello che invece viene espresso a livello nazionale. E nei casi di Campania e Puglia gli stessi flussi confermano che molti elettori anche del centrodestra a livello di voto amministrativo, sembrano scegliere il campo avverso. Ma questa motivazione dovrebbe spingere a maggiore prudenza chi cerca di fare voli pindarici e trasferire l’esito del voto sul piano nazionale, il rischio di scottarsi e di essere smentiti poi dai fatti è altissimo.
Inoltre, altro dato da tenere presente è che l’altissima astensione (in Campania e Puglia ben 14/15 punti percentuali, più alta, rispetto al 2020) che non può che danneggiare di più chi come Fratelli d’Italia, ha molto meno radicamento sui territori di un partito come il Pd, con i suoi apparati da decenni ben radicati in certe Regioni del sud Italia.
Ed è anche la ragione per cui molti sostengono, non senza qualche ragionevolezza, che a far vincere il centrosinistra in Puglia e Campania, siano stati soprattutto i tanto bistrattati cacicchi e capibastone (in primis proprio dalla segretaria Elly Schlein, appena aletta due anni e mezzo fa), come Vincenzo De Luca e Michele Emiliano, bravissimi a radicalizzarsi con la loro gestione del potere, e nel creare quella base di consenso che gli permette di consolidare le loro posizioni e farle pesare anche a livello nazionale.
I due poi sono stati bravissimi anche a rendersi credibili di fronte ad un mondo da sempre assai più vicino al centrodestra che alla sinistra. E poi certo a favorire il campo largo sono state anche le troppe indecisioni e ritardi nella scelta dei candidati, che certo non aiuta sia sul piano della credibilità che della fiducia nelle scelte operate.
“In Campania si è aspettato troppo, soprattutto considerando che è stato scelto un big come Cirielli, che alla resa dei conti è rimasto spiazzato ed ha incontrato anche la sicura ostilità di apparati dei partiti della maggioranza che non lo volevano come candidato. Sarebbe stato molto meglio sotto tutti i punti di vista optare per una candidatura di un civico, meno legato alla politica, come quella ottima di Giosy Romano, che sta facendo benissimo alla Zes Unica, e che so per certo avrebbe preso anche molti voti che sono andati a Fico. È una persona molto stimata al Sud e apprezzata anche da Vincenzo de Luca. Ma purtroppo alcune inspiegabili logiche politiche hanno deciso diversamente”, dice un esponente di spicco di Forza Italia in Campania.
Il centrodestra, insomma, fatica a mettersi d’accordo sui candidati, come accaduto anche in comuni importanti come Roma e Milano. “E’ sempre lo stesso rito, discussioni fiume, una riunione e un vertice dopo l’altro per poi arrivare a preferire candidati debolissimi, piuttosto che scegliere un candidato forte di un partito diverso dal tuo. E’ davvero un meccanismo che va migliorato nella nostra coalizione che invece in altre cose è sempre cosi solida e compatta”, dice un esponente di spicco di Fdi.
Ed in effetti anche in queste Regionali si è assistito ad un balletto sui nomi davvero estenuante e che certo non ha portato bene. Basti pensare, a quanto accaduto appunto in Campania con Cirielli, ma anche in Puglia, dove dopo settimane di discussioni su diversi nomi, con la spontanea disponibilità a candidarsi dello stesso sottosegretario alla salute Marcello Gemmato. Alla fine, la scelta è caduta su Luigi Lobuono, ex presidente della Fiera del Levante e avversario di Michele Emiliano nella corsa a sindaco di Bari del 2004 (quando perse malgrado fosse partito da strafavorito).
Analizzando il voto solo il Salento di Raffaele Fitto, tiene botta, mentre a Bari il risultato è certamente più deludente. “Perché poi sempre lì si va a finire - dice un consigliere regionale di Fdi - su scala regionale da tempo dobbiamo convivere con il conflitto più che latente, ma anzi ben tangibile, tra aree quasi costrette a convivere, da una parte i fedelissimi di Marcello Gemmato e dall’altra il gruppo che fa riferimento a Raffaele Fitto. E alla fine questo, quando si tratta di andare a votare, ha il suo peso, inutile girarci intorno”.
Chi conosce molto bene i due invece nega che ci sia dissidi o rivalità, ma il punto è che pur aumentando i voti e i consiglieri, rispetto alle passate Regionali, in Puglia bisognerà attendere altri cinque anni per provare a riconquistare la guida della Regione, antico feudo della Dc, il cui ultimo esponente di spicco a ricoprire l’incarico fu proprio un giovanissimo Raffaele Fitto nel 2000. Ora invece la musica è cambiata e come spiega un vecchio esponente della Dc, e il centrosinistra è stato in grado come la vecchia balena bianca di essere convergente a 360°.
“Il centrosinistra in Puglia è riuscito a creare consenso anche dove solitamente non lo trova in altre Regioni d’Italia. Il centrodestra invece da troppo tempo non riesce più ad incidere e ad essere credibile e vicino ai problemi della gente. E come se soffrisse una sorta di complesso di inferiorità di fronte a questi cacicchi e capibastone locali, che sono diventati dei veri e propri comitati di affari. E questo ha permesso ad Emiliano di governare per dieci anni, senza praticamente fare nulla di concreto per la Puglia. Ma la colpa è la nostra”, dice un consigliere regionale uscente di Fdi.
