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Politica
Regione Lazio rivela i nomi: dopo inchiesta di Affari ecco chi prende i soldi

A poche settimane dal voto per il governatore, la Regione Lazio eroga un bando per dare denaro a chi fa cultura. I nomi dei vincitori? Criptati. Affari rivela il caso e poi la “minaccia” della consigliera De Vito di andare alla Corte dei conti

Il dado è tratto: dopo l’inchiesta di Affaritaliani LazioCrea, “società soggetta ai poteri di indirizzo e controllo della Regione Lazio”, decide di pubblicare 35 pagine con i nomi veri di chi ha preso i finanziamenti della regione. Un bando da 4 milioni di euro diventato un caso.  

L’antefatto

Il prossimo febbraio si vota per eleggere il nuovo governatore della Regione Lazio e il 28 ottobre scorso viene erogato un bando per chi fa attività culturali sul territorio. È il primo bando di settore dopo quello del 2021 che divenne un evento mediatico al di là della volontà degli ideatori. Alla scoperta dei nomi dei vincitori selezionati dall’ente laziale, le associazioni culturali escluse inizialmente dai finanziamenti (per mancanza di sufficienti risorse per tutti) e la Rete delle Associazioni Culturali del Lazio iniziarono a protestare. Si trovarono tra i vincitori: ristoranti, entità politiche, religiose, palestre, pub, addirittura un club privé. Dopo settimane di polemiche e conflitti tutto si concluse con l’erogazione di altri fondi e con controlli più stringenti.

Per il bando del 2022 tutto cambia: i nomi dei vincitori non vengono rivelati, restano criptati, cioè si sa che qualcuno ha vinto, come nel 2021, ma non si sa bene chi. Nella graduatoria finale al posto dei nominativi appaiono dei codici alfanumerici identificativi. La Rete delle Associazioni è di nuovo sul piede di guerra.

A noi risulta non si possa assegnare denaro pubblico a cittadini, associati fra loro, a imprese o ad enti senza rendere pubblico chi siano (sulla base degli articoli 26 e 27 Dlgs 33/2013 sulla trasparenza e almeno per cifre superiori a 1000 euro). 

Lo ricorda anche l’Autorità Nazionale Anticorruzione nel suo vademecum sugli “Obblighi di pubblicazione concernenti gli atti di concessione di sovvenzioni, contributi, sussidi e attribuzione di vantaggi economici a persone fisiche ed enti pubblici e privati”. Ci è apparsa immediatamente singolare l’interpretazione della trasparenza della Pubblica Amministrazione laziale.

Il caso è talmente eclatante però che come nelle migliori tradizioni resta solo sulle pagine di Affaritaliani.

Così dopo averlo fatto esplodere ne parliamo anche con la consigliera di Fratelli di Italia alla Regione Francesca De Vito che si era già interessata al bando per la cultura del 2021.

Le chiediamo: Consigliera, gira voce che qualcuno abbia intenzione di presentarsi alla Corte dei Conti per segnalare questa procedura adottata dalla regione Lazio. Non sarà mica lei che ha intenzione...?

"Penso proprio di sì, penso di presentarmi alla Corte dei Conti, a questo giro non può passare...”

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Poche ore fa la sorpresa con una nuova graduatoria finale: LazioCrea pubblica 35 pagine di dati, associando i codici alfanumerici in nomi veri.

Tra i soggetti finanziati tantissimi Comuni laziali ma anche cooperative, associazioni, gruppi giovani e onlus. Molti dei finanziati sono per 15.000 euro, una somma non irrilevante neanche per un Comune visti i tempi di vacche magre.

Resta il quesito di cosa sarebbe accaduto se non ce ne fossimo occupati.

La pubblica amministrazione avrebbe considerato valida la propria procedura? Quella che cripta i nomi dei vincitori di risorse pubbliche? E visto quanto accaduto oggi il quesito appare anche di più lecito: nella P.A. nessuno si assume la responsabilità delle proprie azioni?

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