Politica
Riforme/ Renzi va allo scontro in Aula. Le mediazioni? Solo un bluff

Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
La mediazione all'interno del Partito Democratico e nella maggioranza sulle riforme istituzionali, di fatto, è finita. Secondo quanto Affaritaliani.it ha appreso da fonti qualificate al Nazareno, la strategia del premier è chiarissima: andare allo scontro in Aula a Palazzo Madama sul ddl Boschi. Nel frattempo, però, continuerà il balletto delle proposte di mediazione avanzate da alcuni esponenti del Pd (ma non della cerchia stretta dei renziani), come quella del vice-capogruppo al Senato Giorgio Tonini. Ma queste ipotesi, come quella del leghista Roberto Calderoli, sono destinate a decadere.
Matteo Renzi e Maria Elena Boschi ripetono come un mantra che "i numeri ci sono e che non ci saranno problemi". Ma perché il presidente del Consiglio non vuole alcuna mediazione? Semplice. L'Ncd per bocca di Gaetano Quagliariello ha chiesto la modifica dell'Italicum per introdurre il premio alla coalizione e non più al partito, ma il capo del governo non può accettare le richieste di Area Popolare altrimenti significherebbe doversi alleare con la sinistra radicale alle prossime elezioni politiche. Fumo negli occhi per Renzi, che vuole vincere e governare da solo. Nessuna modifica alla legge elettorale porta con sé come conseguenza di non toccare l'articolo due delle riforme istituzionali, chiudendo così a ogni ipotesi di elezione diretta o anche semi-diretta del nuovo Senato.
Accettare qualche modifica, anche se "chirurgica" (per usare le parole di Tonini), all'articolo due significherebbe iniziare un cammino che non si sa dove può portare, visti i numerosissimi emendamenti e il pericolo dei voti segreti in Aula. E dunque si va allo scontro, con la convinzione del premier che alla fine molti senatori di Forza Italia (nostalgici del Patto del Nazareno e contrari a Salvini) aiuteranno la maggioranza, e con la certezza che ben pochi tra i banchi della sinistra dem e dell'Ncd oseranno disobbedire agli ordini di Palazzo Chigi.
Ma se passasse anche un solo emendamento che introduce il Senato elettivo, che cosa accadrebbe? Niente elezioni anticipate, spiegano dal Nazareno. Votare con la proporzionale (Consultellum) sarebbe una follia che constringerebbe certamente Renzi a nuove alleanze in Parlamento (occorerrebbe il 50% per avere la maggioranza dei seggi). Il leader del Pd vuole fare come Veltroni nel 2008 e trasformare il voto (quando ci sarà) in un duello tra lui e Salvini/Grillo, senza dover poi mediare con altre forze politiche. Ecco perché anche se il ddl Boschi subisse uno stop, il segretario del Pd potrebbe o dimettersi, per farsi rimandare alle Camere da Mattarella per un nuovo voto di fiducia, o favorire un esecutivo Boschi o Delrio ma sempre a guida Nazareno.
Più probabile però che lo stessi Renzi resti comunque a Palazzo Chigi, anche perché il suo vero obiettivo sarebbe quello di ottenere la terza legittimazione popolare (dopo le primarie e le Europee) con il referendum confermativo sulle riforme costituzionali, da costruire in una sfida tra i conservatori (gli altri) e i rinnovatori (lui e i suoi fedelissimi). Il tutto per poi poter governare tranquillo fino al 2018. A far spegnere la voglia di elezioni è anche la flebile ripresa economica, ancora non abbastanza robusta per giocarsela in campagna elettorale. Renzi, insomma, sembra proprio un perfetto democristiano.