Politica
Grecia/ Romani (Fi): ha perso la politica velleitaria di Tsipras

"Vince la Troika e perde la politica velleitaria e sbagliata di Alexis Tsipras. Ma non vince nemmeno l'Europa immaginata dai padri fondatori e neanche una nuova visione della politica economica comune volta alla crescita e allo sviluppo". Paolo Romani, capogruppo di Forza Italia al Senato, commenta con Affaritaliani.it l'accordo tra Atene e i creditori. "Tsipras ha voluto indurire oltremodo una trattativa, anche attraverso il referendum, che vedeva già sfavorita la Grecia per aver falsificato i conti prima del 2009 e aver già ottenuto una ristrutturazione del debito e prestiti, nel 2010 e nel 2011, per complessivi 240 miliardi senza aver mai risolto il problema dell'insostenibilità del welfare. Di conseguenza ha dovuto accettare l'unica condizione che non avrebbe mai voluto. Ovvero quella che aveva già rifiutato sin dal suo insediamento, il ritorno al metodo della Troika".
Secondo Romani "a fronte di un prestito dell'Esm da 82-86 miliardi in tre anni, della creazione di un fondo indipendente di circa 50 miliardi di asset da privatizzare, a gestione greca, contrariamente a quanto contenuto nelle ultime bozze, ma con la supervisione delle istituzioni europee, e della sola promessa di un alleggerimento del debito (con scadenze più lunghe e un periodo di grazia sui pagamenti) che sarà discusso a condizione che il programma sarà effettivamente attuato nei modi e nei tempi stabiliti, il governo greco di Tsipras dovrà aumentare l'Iva e anticipare la riforma delle pensione già entro domani; entro il 22 dovrà adottare il nuovo codice di procedura civile e la trasposizione delle norme europee per la risoluzione bancaria. Tutto sotto il controllo attento e invasivo della Troika". Il memorandum d'intesa che sarà negoziato impone la consultazione e l'accordo con i creditori "su tutte le leggi sulle aree rilevanti prima della discussione in Parlamento - conclude il capogruppo azzurro -. Tsipras non ha solo indebolito il proprio popolo e la propria nazione, ha indebolito il progetto di una nuova politica europea, di crescita e sviluppo, dando ragione all'Europa rigorista a trazione tedesca".