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Politica
Salvini, avanti così. Occhio ai temporali estivi!

 

Per il Partito democratico e per la sinistra il nemico è sempre Matteo Salvini, “odiato” anche sul piano personale oltre che su quello politico, come ai tempi della prima Repubblica per il Pci era Bettino Craxi. Il Psi, al governo nazionale con la Dc e nel potere locale con giunte di sinistra, pesava elettoralmente meno della metà del Pci, mentre oggi la Lega è il primo partito in Italia e il principale partito di governo, passato in breve dal 4% al 34%. Ciò grazie alle scelte e alle caratteristiche politiche e personali di Salvini, il vice premier e ministro dell’Interno che divide gli italiani ma che resta il leader politico più amato, con un livello di fiducia oltre il 40% (ultimo sondaggio Piepoli), davanti al premier Conte e al leader del M5S Di Maio (sopra il 30%), con ben distaccati il nuovo segretario Pd Zingaretti, già logoro, e Berlusconi, altro perdente, ultimo nella fiducia da almeno cinque anni.

Sempre attuale, la patata bollente dei migranti è un nodo gordiano impossibile da sciogliere senza affrontare le cause alla radice con un profondo intervento unitario a livello internazionale, per primo europeo, dove invece i “mandarini” della Ue dalla doppia morale giocano allo scaricabarile facendo pagare il conto all’Italia. La tentazione di chiudersi nei propri confini c’è, come c’è la tentazione di cancellare questa Ue o di uscirne, quando invece va rivoltata culturalmente e politicamente come un calzino, rilanciandola, anche ridefinendo il ruolo dell’Italia, riportandola in prima fila. Sull’immigrazione, la linea “intransigente” di Salvini punta a una doppia svolta: ristabilire la tutela delle frontiere con il rispetto delle norme legali per entrare in un Paese e avviare una politica di investimenti per lo sviluppo in Africa, come con il progetto di partnership e societing: “Africa Beyond Aid”.

La questione immigrati è reale e divide il Paese anche se la maggioranza degli italiani (ben oltre il 60%) sta, come sull’ultima vicenda Sea-Watch, dalla parte di Salvini perché le leggi vanno rispettate e chi le viola deve risponderne alla giustizia. Il dramma degli immigrati è usato per fare business ed è strumentalizzato da “militanti” della sinistra multicolore come la “capitana” Carola, per fini politici. Da parte di questi gruppi, cui maldestramente e in modo autolesionistico s’aggancia anche il Pd, c’è l’obiettivo di destabilizzare la situazione politica italiana. Mentre in Italia una manciata di esponenti del Pd e della sinistra incuranti della sentenza della corte di Strasburgo sul “No” alla richiesta di sbarco della Sea-Watch gioca ai “corsari” salendo sulla nave della ONG attraccata a un miglio dal porto di Lampedusa, in Danimarca il partito socialdemocratico alle Europee toglie voti ai partiti populisti con una politica sull’immigrazione selettiva  contribuendo persino a fare approvare una legge per requisire gioielli e altri beni a chi fa domanda d’asilo in quel Paese, come compensazione per l’ingresso.

Qui, al di là della propaganda, c’è un duro scontro politico fra due linee contrapposte. Da una parte la linea di Salvini (sostenuta dagli italiani con il voto) che dice basta ai processi migratori incontrollati con l’Italia terra di conquista dove chiunque può entrare e fare ciò che vuole mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini e in molte zone alterando gli equilibri socio-economici-culturali. Dall’altra la linea di gruppi di sinistra di ogni risma e colore che spingono perché la bomba ad orologeria dell’immigrazione esploda, poco interessati alle conseguenze per il Paese. Tali gruppi godono del supporto mediatico e finanziario anche internazionale nonché di partiti come il Pd che s’attaccano a tutto e a tutti per cercare di uscire dalla loro crisi politica ed elettorale.

Così sull’immigrazione e sulla sicurezza Salvini avanza col passo da bersagliere, con i 5Stelle, volenti e nolenti, sulla sua scia e con l’esecutivo che esegue. I dossier scottanti del governo sono tutti lì, in fila: assestamento di bilancio, autonomia regionale, Tav, tasse ecc. nella logica dello “stop and go”. Sullo sfondo la procedura di infrazione e la manovra finanziaria, spade di Damocle. “C’è da lavorare” – ha ribadito l’altro ieri Salvini al direttore di Affaritaliani Angelo Maria Perrino. Già. Dunque, niente crisi di governo. Non adesso. No alle elezioni politiche anticipate. Non entro quest’anno. Salvini non teme le urne ma vuole evitare il rischio di guidare un governo (un inedito centrodestra riverniciato?) in una fase dai contorni politici indefiniti, in Italia e in Europa. Le grandi riforme? Il prossimo giro, quando il capo della Lega si insedierà, ipotizzando il pienone alle urne, a Palazzo Chigi.

Intanto, spremere fino all’ultima goccia la rendita di posizione data da questo governo, sostenendolo o attaccandolo a seconda del rispetto dei programmi condivisi e delle convenienze di partito e personali. Comunque, il colpo è in canna. Se serve, Salvini sa quando e come premere il grilletto. A farlo decidere, più dei sondaggi, è il suo fiuto personale, sintonizzandosi sui “bisogni” degli italiani, cogliendo e interpretando quel che loro pensano e vogliono. A meno che un improvviso e brusco temporale estivo faccia saltare tutto, governo e disegni di Salvini compresi.    

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