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Politica
Salvini e Meloni come Gorbačëv e Reagan. 'Distensione' (per ora)
Matteo Salvini Giorgia Meloni 
Lapresse

Il selfie sorridenti e abbracciati scattato da Matteo Salvini e da Giorgia Meloni a Cernobbio fa tornare alla mente il 19-20 novembre 1985, quando ci fu il primo incontro a Ginevra, nella neutrale Svizzera, tra il presidente dell'Unione delle Repubbliche Socialiste e Sovietiche Michail Gorbačëv e il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan. Oggi, come allora, si parla di 'distensione'. Nessun accordo, nessuna pace, nessuna unità di intenti, ma una 'distensione', appunto, come quella che 36 anni fa avviò il percorso verso la caduta del Muro di Berlino e la fine della Guerra Fredda tra Est e Ovest.

Anche oggi la leader di Fratelli d'Italia dispensa dichiarazioni che assomigliano a ramoscelli d'ulivo verso il segretario della Lega: "Non mi interessa il tema della leadership del centrodestra, mi interessa un centrodestra compatto, voi parlate dei problemi interni al centrodestra ma di là ci sono almeno tre candidati, noi siamo in partita per vincere a Roma", ha affermato Meloni a margine della conferenza stampa di presentazione della lista di FdI a Roma a sostegno del candidato sindaco del centrodestra Enrico Michetti. Parlamento con deputati e senatori dei due partiti della destra italiana emerge chiaramente un dato di fatto: nonostante la dialettica parlamentare porti inevitabilmente Lega e FdI, una in maggioranza e una all'opposizione, su posizioni diverse, c'è la consapevolezza di entrambi i leader che la maggioranza dei due elettorati chiede unità e stop alle liti.

"Non possiamo regalare il nuovo presidente della Repubblica e poi il Paese a Pd e 5 Stelle", spiegano dal Carroccio. "Dobbiamo trovare il modo per restare uniti, non solo alle Amministrative ma soprattutto in vista delle elezioni politiche", fanno sapere dal partito ex An e Msi. Alla fine sul Green Pass e sulla gestione dell'immigrazione da parte della ministra dell'Interno Luciana Lamorgese, così come sul reddito di cittadinanza e sulla riforma fiscale, Salvini e Meloni dicono cose estremamente simili. Poi ovviamente la tensione nasce dal fatto che la Lega è nel governo Draghi e Fratelli d'Italia è all'opposizione, "divisioni tattiche ma non strategiche", spiega un big di governo della Lega. E' vero che le Amministrative e la competizione nei voti di lista tra le due forze politiche creeranno nuove spaccature, così come le ferite su Copasir e cda Rai non sono ancora rimarginate, ma tanto Salvini quanto Meloni sanno che non ci sono alternative a stare insieme.

Anche perché la legge elettorale, che probabilmente non verrà modificata, conterrà sempre e comunque un'impronta maggioritaria e quindi l'assenza del proporzionale puro spinge inevitabilmente al matrimonio (politico). Nella Lega sperano che alla fine FdI non presenti la mozione di sfiducia contro la titolare del Viminale, che metterebbe in forte difficoltà Salvini, mentre dal partito della Meloni si augurano che il Carroccio collabori non solo con Forza Italia in Parlamento (il cosiddetto Centrodestra di governo) ma apra a un coordinamento della coalizione nonostante le divisioni maggioranza/opposizione. Ipotesi e ammiccamenti, auspici e tentativi di pace. Intanto, proprio come nel novembre del 1985, il percorso di 'distensione' verso la fine della Guerra Fredda è iniziato. Vedremo se anche tra Lega e FdI cadrà il Muro di Berlino.

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