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Politica
Salvini-Renzi, segnali di dialogo. Tra Open Arms e Covid-19 in Lombardia...
Foto LaPresse

L'asse tra i due Matteo, l'ex ministro dell'Interno Salvini e l'ex premier Renzi, riprende quota nella giornata di oggi con due fatti, uno accaduto a Roma e uno a Milano, politicamente rilevanti. In Senato, Giunta per le Autorizzazioni a procedere, i tre membri di Italia Viva, con un colpo di scena che nessuno o quasi aveva previsto, non hanno partecipato al voto sul processo al leader leghista sul caso della Open Arms, rendendo così ancora più plateale (13 a 7) la vittoria dell'ex responsabile del Viminale. E' vero che l'Aula, entro 30 giorni, potrà ribaltare la decisione, ma intanto Salvini gongola ed esce dall'angolo in cui era finito negli ultimi due mesi anche e soprattutto con il calo nei sondaggi del Carroccio.

L'altra notizia rilevante arriva dal Consiglio regionale della Lombardia e riguarda la nomina della renziana Patrizia Baffi alla presidenza della commissione d'inchiesta sulla gestione dell'emergenza coronavirus (ruolo che spetta all'opposizione). La consigliera di Italia Viva è stata eletta con i soli voti della maggioranza di Centrodestra e dopo alcune sedute del Consiglio ha battuto Jacopo Scandella del Partito Democratico 46 a 28. Il commissariamento della Lombardia di Attilio Fontana e Giulio Gallera è stata una battaglia in queste settimana sia del M5S sia di una parte importante del Pd e pare evidente che una presidente della commissione d'inchiesta renziana possa preoccupare di meno il Goveratore leghista e l'assessore al Welfare di Forza Italia.

D'altronde il sondaggio di Affaritaliani.it di sabato scorso ha mostrato il doppio volto degli amministratori leghisti: Luca Zaia medaglia d'oro nella classifica dei Governatori e Attilio Fontana ultimo. La speranza della Lega e di tutto il Centrodestra lombardo è che la consigliera Baffi nel ruolo di presidente della commissione d'inchiesta non abbia un atteggiamento particolarmente duro nei confronti della giunta. Siamo quindi di fronte a due crediti che il Matteo toscano ha da oggi nei confronti di quello lombardo. Che cosa possa cambiare negli equilibri politici nazionali e sul governo è forse presto per dirlo ma certamente sono segnali importanti da non trascurare. Il tutto, almeno stando alle indiscrezioni di Palazzo, con la regia di Denis Verdini, l'ex senatore ed ex leader di Ala che nella passata legislatura consentì a Renzi di fare il premier a lungo e che ora è il quasi-suocero di Salvini.

Resta il fatto, per onor di cronaca, che ci sono temi rilevanti sui quali le distanze tra Lega e Italia Viva sono notevoli. Il primo è la regolarizzazione dei migranti che lavorano in agricoltura voluta fortemente dalla ministra renziana Teresa Bellanova e contestata duramente dal Carroccio. Non a caso, l'ex ministro Gian Marco Centinaio, fedelissimo del Capitano, ha proprio nella Bellanova il bersaglio quotidiano con attacchi molto forti. L'altro punto di divisione è la presidenza della Rai, proprio mentre le voci di corridoio danno per certa l'uscita dell'a.d. Fabrizio Salini. Marcello Foa, il presidente sovranista, è stato voluto dall'ex ministro dell'Interno e sempre difeso a spada tratta da Via Bellerio. Peccato che lo stesso Foa sia il nemico numero uno dei renziani, con Michele Anzaldi che contesta ancora la sua elezione.

Poi c'è l'Europa. Italia Viva sta con il presidente francese Macron e con il premier olandese Rutte, liberali, e chiede a gran voce che l'Italia utilizzi il Mes light per le spese sanitarie dopo il disastro della pandemia. Salvini e la Lega stanno con la Le Pen e con i sovranisti duri e puri e soprattutto considerano il Mes come lo strumento che ci porterà a perdere definitivamente la nostra sovranità nazionale. I segnali, dalla Open Arms alla commissione d'inchiesta in Lombardia, ci sono e sono considerevoli, ma piano a gridare all'accordo tra i due Matteo. Wait and see, insomma.

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