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Spuntano i report segreti Usa. Cena Berlusconi-Cossiga nel '92 e Andreotti...

Spuntano i report segreti Usa. Cena Berlusconi-Cossiga nel '92 e Andreotti...

Un grande lavoro di traduzione di uno storico, che ha scoperto dei report dell'ambasciata Usa relativi alla crisi politica italiana del biennio 1992-93, ha fatto emergere dei fatti assolutamenti inediti. Andrea Spiri ha raccolto in un saggio contenuto in un libro di prossima uscita tutti questi documenti. Una sequenza di «confidential report» - si legge sul Corriere della Sera - che inizia nel 1992, e che mostra uno spaccato inedito della transizione dalla Prima alla Seconda Repubblica vista da Washington con gli «occhi» e le «orecchie» dell’ambasciata Usa di via Veneto e del consolato di Milano. Una «fonte ben introdotta» avverte l’ambasciata Usa dei «movimenti» in corso a Palazzo. E riferisce di una «cena segreta» al Grand Hotel, organizzata il 12 ottobre 1992 dal segretario del Partito liberale Renato Altissimo. Seduti allo stesso tavolo ci sono «il magnate dei media Silvio Berlusconi, il petroliere Gian Marco Moratti, l’industriale Giovanni Rossignolo», più il giornalista Paolo Guzzanti. Tutti individuano in Cossiga, «anch’egli presente all’incontro (…), l’uomo dal profilo giusto per guidare un’operazione di rinnovamento».

Nella primavera successiva, anno 1993, - prosegue il Corriere - i resoconti della diplomazia Usa si arricchiscono di un nuovo filone: quello relativo a Giulio Andreotti. Gli Usa non vogliono che si sappia che il senatore a vita, indagato per mafia, è stato ricevuto. La visita, è la regola d’ingaggio degli americani, deve essere «riservata» e «non prestarsi ad alcuna strumentalizzazione politica». Traduzione: Andreotti ha la consegna del silenzio assoluto, Di fronte all'ambasciatore Serwer, il leader democristiano si difende dalle accuse. Il senatore a vita sospetta che dietro i suoi guai giudiziari ci siano «mafiosi americani», «spezzoni deviati dei servizi segreti italiani» e pure dello «United States Marshall Service», l’agenzia federale e penitenziaria alle dipendenze del Dipartimento di Stato Usa. Gli interlocutori di via Veneto, a quel punto, gli chiedono se stia pensando «a un coinvolgimento del governo statunitense in questo disegno». E Andreotti risponde di no.

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