Il centro lavora per spaccare i due poli, costruire una maggioranza Ursula e riportare Draghi premier. Il piano - Affaritaliani.it

Politica

Il centro lavora per spaccare i due poli, costruire una maggioranza Ursula e riportare Draghi premier. Il piano

Da Calenda alle fibrillazioni nel Pd e alle tensioni nel Cdx

Di Alberto Maggi

Draghi ha già tracciato il suo programma-agenda con il discorso di Coimbra in Portogallo

Il progetto è ambizioso. Molto ambizioso. Ma i contorni del piano e della strategia di disarticolazione dei due principali schieramenti, che contengono forze "populiste" e dichiaratamente euroscettiche se non proprio anti-Bruxelles (ovvero la Lega e il Movimento 5 Stelle), stanno prendendo forma. Come si è visto anche ieri durante e a margine de La Piazza romana di Affaritaliani.it con le dichiarazioni di Luigi Marattin, fondatore dei liberaldemocratici, e di Ettore Rosato, vice-segretario di Azione.

L'obiettivo è quello di costruire nei prossimi due anni un cantiere o un rassemblement di tutte quelle forze politiche centriste e moderate che non si vogliono rassegnare all'attuale bipolarismo che paralizza l'Italia e porta al governo coalizioni troppo eterogenee con posizioni, soprattutto sull'Europa e sulle principali questioni internazionali, spesso inconciliabili. A prescindere da quale sarà la legge elettorale con la quale voteremo nel 2027 (salvo colpi di scena ed elezioni anticipate), che sia il modello Regionali con premio di maggioranza o altre forme come i collegi uninominali stile Mattarellum, il progetto centrista sta prendendo lentamente forma, visto anche che la riforma costituzionale che introduce l'elezione diretta del presidente del Consiglio è arenata in Parlamento e sparita dal dibattito politico.

Faro di questa strategia e agenda programmatica il discorso a Coimbra, Portogallo, dell'ex premier ed ex presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi. Un manifesto che rilanci l'Unione europea mettendo al centro l'importanza degli investimenti pubblici, di un rapporto alla pari con gli Stati Uniti di Donald Trump e una maggiore integrazione del Vecchio Continente nel senso di uniformare le norme fiscali, sul lavoro e arrivare all'unione bancaria e alla difesa unica compreso un solo esercito. Un cammino non certo breve ma una prospettiva, forse l'unica, di rilancio dell'Ue altrimenti destinata ad avere un ruolo del tutto marginale.

L'obiettivo è quello di costruire un rassemblement di partiti e movimenti che abbiano come idea di fondo quella di una maggioranza Ursula, ovvero tra Partito Popolare Europeo, Socialisti & Democratici e liberali. Per il momento si parte certamente con Azione di Carlo Calenda alla quale potrebbero aggiungersi altri movimenti nascenti come Drin-Drin (con il quale Azione ha di recente fatto un evento in comune) e i liberaldemocratici di Marattin. E l'esempio del Circolo Matteotti sorto a Milano qualche giorno fa potrebbe essere l'embrione del terremoto politico. Un circolo formato oltre che dai centristi, inclusa ovviamente anche Italia Viva di Matteo Renzi, Forza Italia, Noi Moderati e la minoranza sempre più folta dei liberali e riformisti del Partito Democratico.

Un indizio, un primo scossone che potrebbe significare molto. Elly Schlein ha una posizione molto di sinistra, insegue Giuseppe Conte e tiene stretta l'alleanza con AVS, tutti punti che piacciono sempre meno ai tantissimi liberali e cattolici del Pd che invece preferirebbero, a partire da chi non voterà SI' ai referendum sul lavoro dell'8-9 giugno come Lorenzo Guerini e Giorgio Gori (e altri big Dem), una leadership dell'ex commissario europeo Paolo Gentiloni o dell'ex direttore dell'Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, vicinissimo al Presidente Sergio Mattarella.

Nel Centrodestra, a parte le divisioni sulle proposte su lavoro, fisco e salari e lo scontro sul terzo mandato dei presidenti delle regioni, in Forza Italia è sempre più forte l'irritazione per le posizione anti-Ue di una fetta importante della Lega, che ora ha in Roberto Vannacci anche un vice-segretario, voluto a tutti i costi da Matteo Salvini. E perfino in Fratelli d'Italia ci sono posizioni più liberal come quelle del ministro della Difesa Guido Crosetto, che non viene dalla storia di An e dell'Msi, e dei 'gabbiani' di Fabio Rampelli. Perfino nella Lega ci sono 'moderati' come il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, lontano anni luce da Vannacci.

Tutto questo a che cosa porterà? Presto per dirlo. Ma i cosiddetti poteri forti - dai money manager della finanza europea e internazionale fino alle principali cancellerie del Vecchio Continente passando per i figli di Silvio Berlusconi, super-europeisti visti i loro interessi in Germania e pro-diritti civili come ha spiegato più volte Marina - gradirebbero la rottura dell'attuale schema bipolare che porta a vincere quasi certamente il Centrodestra, visti i numeri, ma con fibrillazioni interne e posizioni in molti casi che rischiano di isolare l'Italia, nonostante l'astuzia di Giorgia Meloni sempre ben consigliata dalla sorella Arianna.

Rumor affermano che perfino in Vaticano e sul Colle più alto di Roma vedrebbero di buon occhio una ricomposizione del quadro politico italiano sul modello della maggioranza Ursula. E il premier? Beh, abbastanza semplice. Draghi è sempre un disoccupato di lusso e la sua agenda-programma di governo l'ha già spiegata nei dettagli a Coimbra.

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