Pillole d'Europa

di Cinzia Boschiero

I blog riportano opinioni degli autori e non necessariamente notizie, in ossequio al pluralismo che caratterizza la nostra Testata.
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Pillole d'Europa
NUCLEARE, RIGENERAZIONE DEI TESSUTI, DEONTOLOGIA E INTELLIGENZA ARTIFICIALE
EUSJA, UGIS e Ordini regionali dei giornalisti : scienza ed etica

PER STARE MEGLIO COME CITTADINI  EUROPEI  E  CONOSCERE DIRITTI E TUTTE LE OPPORTUNITA' UTILI 

In questa rubrica notizie flash sulle normative europee e internazionali, notizie internazionali ed europee utili e pratiche per la vita di tutti i giorni. E’ attivo  un servizio di “A domanda, risposta” su bandi, agevolazioni, finanziamenti europei , borse di studio e di ricerca nazionali, regionali e locali per i lettori di Affaritaliani. Per richieste di informazioni sui bandi scrivete a cinziaboschiero@gmail.com – oppure alla  e-mail: dialogoconleuropa@gmail.com

Domanda: per combattere le notizie false e l’aumentare di testi marchettari ed errati su temi scientifici non basterebbe un maggior controllo da parte dell’ordine dei giornalisti ed avviare delle sanzioni pecuniarie contro i media? Ludovico Guspino

Risposta: attualmente non ci sono sanzioni pecuniarie e dovrebbero esserci per chi fa publiredazionali “mascherati” come news e per chi divulga notizie false o dà spazio sui media a persone che presentino tesi non scientifiche; proprio sul tema della deontologia nell’informazione scientifica si è svolta una tavola rotonda a Piacenza organizzata dall’UGIS  con rappresentanti dell’ordine dei giornalisti italiani.  Un ruolo fondamentale lo esplica EUSJA l'associazione europea dei giornalisti scientifici di cui Ugis è tra le associazioni nazionali che l'hanno fondata nel 1971. E’ emerso il ruolo fondamentale dei giornalisti scientifici, la necessità che ogni redazione abbia minimo un giornalista scientifico a supporto dei colleghi che si occupano di altri temi, in quanto la deontologia dei giornalisti scientifici si è dimostrata sempre più necessaria anche a supporto dei colleghi della cronaca, visto che ormai gli argomenti scientifici, dalla medicina al clima, fino all’intelligenza artificiale, sono temi pressanti e quasi quotidiani. Per il settimo anno a Piacenza UGIS – Unione Giornalisti Italiani Scientifici e Fondazione dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna si sono impegnati nel dare un contributo all’evoluzione del percorso deontologico per un futuro professionale più consapevole, nell’informazione scientifica e sanitaria. Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti ha infatti integrato l’art. 6 del “Testo Unico dei Doveri del Giornalista” grazie allo stimolo dato dalle indicazioni elaborate nel Manifesto di Piacenza di UGIS in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna. Gli aspetti deontologici e metodologici della professione, l’attenzione alle fonti qualificate,  il rapporto con gli scienziati, i rischi delle false notizie con l’evolversi di un utilizzo non corretto della tecnologia sono stati trattati da Giovanni Caprara, presidente UGIS; Silvestro Ramunno, presidente dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna; Giovanni Rossi, past presidente dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna, Tiziano Bertini (consigliere formazione OdG Umbria); Vincenzo Cimino (presidente OdG Molise); Guido D’Ubaldo (presidente OdG Lazio); Franco Elisei (presidente OdG Marche); Giuliano Gargano (presidente OdG Veneto); Ottavio Lucarelli (presidente OdG Campania); Filippo Paganini (presidente OdG Liguria e Co-coordinatore dei presidenti degli OdG regionali); Piero Ricci, (presidente OdG Puglia); Riccardo Sorrentino, (presidente OdG Lombardia); Stefano Tallia (presidente OdG Piemonte) invitati a fare il punto sull’informazione scientifica e le necessità emerse nei vari territori italiani. Diversi scienziati ed esperti italiani di portata internazionale, con all’attivo importanti pubblicazioni scientifiche e progetti di ricerca innovativi, hanno illustrato nei giorni 24 e 25 novembre a Piacenza diverse ricerche, ricadute sociali e mediatiche su temi attuali e multidisciplinari come l’applicazione della fisica nella riprogrammazione cellulare per la medicina rigenerativa (prof. Carlo Ventura), le nuove ricerche sul nucleare (prof. Piero Martin), l’intelligenza artificiale (prof. Nicola Gatti). In particolare Filippo Paganini, presidente Odg Liguria e co-coordinatore della Consulta dei presidenti degli ordini dei giornalisti regionali in rappresentanza di Cristiano Degano, coordinatore della consulta ha ribadito l’importanza di una collaborazione comune per la valorizzazione del giornalismo scientifico di qualità e ha illustrato un progetto ErasmusPlus per i giovani giornalisti scientifici.

Domanda: ci sono studi europei sulla riprogrammazione cellulare? Marta Salemini

Risposta: sì. Diversi studi europei evidenziano la possibilità di riprogrammare o più precisamente transdifferenziare ad esempio i fibroblasti, le cellule di supporto della pelle, in neuroni, funzionali e comparabili a quelli in vivo, il tutto in appena due  settimane e senza neanche passare dallo stadio di staminale. Si sa ad esempio che mutazioni in KMT2B sono alla base della distonia, una patologia a carico del sistema nervoso caratterizzata da gravi disturbi motori. I ricercatori, in particolare il team del laboratorio del professor Giuseppe Testa, professore di Biologia molecolare alla Statale e Direttore del Laboratorio di Epigenetica delle cellule staminali in IEO, hanno voluto verificare se i geni controllati da KMT2B durante il processo di riprogrammazione potessero essere a loro volta implicati nell’eziologia di questa malattia: attraverso l’analisi delle sequenze genomiche di centinaia di pazienti con distonia, sono stati scoperti tre geni bersaglio di KMT2B le cui mutazioni li rendono candidati molto promettenti come nuove varianti geniche causanti la distonia, aprendo così la validazione epidemiologica per successivi studi sulla malattia (studio “KMT2B is selectively required for neuronal transdifferentiation and its loss exposes dystonia candidate genes”, Cell Reports). Ci sono anche diversi studi europei sulla rigenerazione dei tessuti e agli eventi di Piacenza dell’Ugis, realizzati di recente grazie al sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano, in collaborazione con la Fast (federazione delle associazioni scientifiche e tecniche) e con l’ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna, si è parlato degli studi più recenti internazionali su tema della riprogrammazione cellulare attraverso gli occhi della fisica, al servizio della medicina rigenerativa grazie al prof. Carlo Ventura, professore ordinario al dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Biologia Molecolare, Università degli Studi di Bologna che ha illustrato i progetti di ricerca in atto con il suo team a livello internazionale nel campo della medicina rigenerativa in particolare cardiovascolare; ha evidenziato la natura vibrazionale dell’universo, come i campi elettromagnetici riprogrammino cellule staminali tumorali; gli avanzamenti della meccanobiologia delle cellule, l’utilità delle onde d’urto e vibrazioni meccaniche per patologie come piede diabetico, studi nuovi sull’alzheimer; studi sulla fotobiomodulazione e i progressi della interazione di team di ricercatori di fisica e di biologia nel settore dei carcinomi; gli studi sui campi bioelettrici per la rigenerazione e nuovi spin off in merito.

Domanda : a che punto si è con gli studi europei per il nucleare e la fusione o fissione? Mirko Busca

Risposta: si stanno facendo molti passi avanti. Se ne è parlato di recente a Piacenza ad un corso realizzato grazie al sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano, in collaborazione con la Fast (federazione delle associazioni scientifiche e tecniche) e con l’ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna e dell’UGIS. Il prof. Marco Ricotti, docente di impianti nucleari al Politecnico di Milano ha relazionato proprio sul tema “Fissione o fusione: quale futuro per l’energia nucleare?” e ha spiegato quante siano in aumento le notizie false in merito. Ha presentato studi e dati europei ed internazionali che evidenziano come il nucleare inquini come l’eolico, inquini meno dell’idroelettrico, in quanto il nucleare emette pochissima CO2 e causi un minore consumo di suolo per le centrali; inoltre come vi siano nuovi studi, innovative soluzioni, 51 reattori di terza generazione in costruzione e reattori piccoli modulari, impianti di quarta generazione in cui i rifiuti radioattivi saranno molto più ridotti e gestibili; mentre per i reattori a fusione si sia ancora in diverse fasi di studio a causa della complessità delle problematiche ancora aperte sia per la sicurezza che per le applicazioni. A Milano il 23 novembre alla Fast ha parlato sul tema “Quale futuro per l’energia nucleare” il dott. Franco Cioce, esperto di Radioprotezione e Trasporti materie radioattive e nucleari, che ha spiegato come siano stati fatti avanzamenti rilevanti e di come non si possa fare a meno dell’energia nucleare in tantissimi settori. Inoltre sul tema “Nanotecnologie al servizio dell’energia” ha relazionato Sabrina Zuccalà, presidente e amministrazione unico 4Ward360 – Nanotecnologia e Ricerca; amministratore 4ward360 Defence & Aerospace, che ha spiegato come la nanotecnologia utilizzi metodologie e tecniche mirate alla manipolazione della materia su scala atomo-molecolare; come  i trattamenti protettivi di edilizia nanotecnologia sono al cento per cento compatibili con l’edilizia sostenibile perché privi di solventi e sostanze chimiche nocive, quindi sicuri per la salute e rispettosi dell’ecosistema, come le nanoparticelle si auto-organizzano con la superficie esistente creando un reticolo tridimensionale in scala nanometrica, rendendola del tutto inattaccabile da parte di agenti contaminanti esterni quali calcare, sporco, smog, muffe, graffiti. La nanotecnologia si ispira e sfrutta a proprio vantaggio modelli e meccanismi da sempre presenti in natura: milioni di anni di evoluzione hanno affinato una serie di sorprendenti nanotecnologie naturali con le quali abbiamo a che fare ogni giorno e che permettono la vita stessa. Tra gli studi interessanti c’è un rivelatore di radiazioni altamente scalabile a base di nanoparticelle di perovskite utile per applicazioni in settori quali energia, spazio e diagnostica medica e capace di interagire con la radiazione ad alta energia in modo efficiente e duraturo e di resistere agli elevatissimi livelli di radioattività presenti all’interno dei reattori nucleari e dei grandi acceleratori di particelle che è il risultato della collaborazione tra Università di Milano-Bicocca, Enea, Istituto dei materiali per l'elettronica e il magnetismo (Imem) del Cnr, e Università Jiao Tong di Shanghai. Frutto dello sforzo congiunto dei gruppi di ricerca del dipartimento di Scienza dei Materiali dell’Università di Milano-Bicocca guidati da Sergio Brovelli e Anna Vedda, il lavoro è stato pubblicato il 28 novembre 2022 su Nature Photonics e, ad un anno dalla pubblicazione,  i risultati proseguono. ENEA ha messo in campo la facility Calliope del suo Centro Ricerche Casaccia (Roma), unica in Europa nel campo della qualifica e dello studio della resistenza a radiazioni di materiali, componenti e sistemi biologici per ambienti ostili. X-nano è ad esempio invece una nuova start-up nata dall’attività di ricerca del team guidato da Fabio Di Fonzo, ricercatore al Center for Nano Science and Technology di IIT (Istituto Italiano di Tecnologia) a Milano (CNST-IIT).  Alla base dell’attività della startup c’è l’idea che le nanotecnologie saranno sempre più alla base della transizione energetica, con applicazioni che spaziano dalla produzione di idrogeno a batterie di nuova generazione, fino all’energia nucleare del futuro, compresa la fusione.  Gli studi, soprattutto degli italiani, ricercatori che in tutto il mondo sono al top, sono molto avanti, mentre è indietro la percezione dei cittadini italiani e della politica nel comprendere ed accettare le evidenze  scientifiche sull’utilità del nucleare in tutti gli ambiti dal sanitario al settore energetico.

Domanda: a che punto è la applicazione di una legislazione europea contro i rischi dell’uso improprio dell’Intelligenza Artificiale? Myriam Carella

Risposta: spesso si sottovaluta il contributo che l’Unione europea sta dando alla riflessione sull’evoluzione tecnologica come parte della sua strategia europea digitale.  Il fatto di aver condiviso con team di scienziati e innovatori la necessità di regolamentare l'intelligenza artificiale (IA) al fine di garantire migliori condizioni per lo sviluppo e l'uso di questa innovativa tecnologia è alla base del lavoro sia della Commissione europea che del Parlamento europeo da diversi anni. L'IA può portare molti benefici, ad esempio una migliore assistenza sanitaria, trasporti più sicuri e puliti, una produzione più efficiente e un'energia più conveniente e sostenibile e comunque fa parte della nostra vita dai tempi di Turing (1955). Già nell'aprile 2021, la Commissione europea aveva proposto il primo quadro normativo dell'Unione Europea sull'IA.  Si propone che i sistemi di intelligenza artificiale utilizzabili in diverse applicazioni siano analizzati e classificati in base al rischio che rappresentano per gli utenti. I diversi livelli di rischio comporteranno una maggiore o minore regolamentazione. Una volta approvate, queste saranno le prime regole al mondo sull'IA. Si punta ad assicurarsi che i sistemi di intelligenza artificiale utilizzati nell'Unione Europea siano sicuri, trasparenti, tracciabili, non discriminatori e rispettosi dell'ambiente per evitare conseguenze dannose. I sistemi di intelligenza artificiale sono considerati a rischio inaccettabile, e pertanto vietati, quando costituiscono una minaccia per le persone, ad esempio se  attivano manipolazione comportamentale cognitiva di persone o gruppi vulnerabili specifici quali ad esempio giocattoli attivati vocalmente che incoraggino comportamenti pericolosi nei bambini; oppure se attivino utilizzi impropri di classificazione sociale in base al comportamento, al livello socio-economico, alle caratteristiche personali; i sistemi di identificazione biometrica in tempo reale e a distanza, come il riconoscimento facciale saranno ammessi solo per perseguire reati gravi e solo previa autorizzazione da parte di un tribunale. Il Parlamento europeo ha approvato il Regolamento denominato AI Act, destinato a regolamentare l'impiego dell'intelligenza artificiale nell'Unione europea e dovrebbe entrare in vigore nel 2024. Ne ha parlato di recente anche il prof. Nicola Gatti, co-direttore Osservatorio Intelligenza Artificiale del Politecnico di Milano, professore associato al dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria ad un incontro a Piacenza organizzato da Ugis in cui ha evidenziato le nuove sfide ed opportunità dell’Intelligenza artificiale, ha chiarito che è uno strumento e come tale, se ben utilizzato, consentirà di fare importanti passi avanti in tutti i settori ed avrà un grande impatto soprattutto nel settore economico e nell’evoluzione delle professioni  e della scienza.

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