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Calcio, vino e buon cibo a tavola con Demetrio Albertini

Appassionato di food & wine, Demetrio Albertini si racconta ad Affaritaliani.it tra aneddoti, Europei, vittorie e delusioni al tavolo dello chef Daniel Canzian.

Venne soprannominato da Carlo Pellegatti il "Metronomo" per la capacità di dare il ritmo alla squadra, grande regista e uno dei protagonisti del calcio italiano con diversi scudetti e coppe internazionali al suo attivo, prima come campione e successivamente come dirigente federale. 

Demetrio Albertini, grande anima del Milan e della Nazionale è anche un grande appassionato di food & wine, per questo Affaritaliani.it lo ha incontrato a cena, inaugurando le "Grandi interviste a tavola": aneddoti, racconti, opinioni e commenti tra un piatto e un calice di vino. Il tutto con i Campionati Europei di Francia da poco iniziati.

Il Ristorante dove incontriamo Demetrio Albertini è quello di Daniel Canzian a Milano. 

"Davo i tempi di gioco - racconta Albertini - mi è sempre stato riconosciuto, come cercare di portare nello spogliatoio i valori che mi hanno sempre accompagnato. In particolare il rispetto, insegnatomi dai miei genitori. Mi piace condividere con gli amici il piacere della tavola, e anche lì, il regista sono io. Li riunisco e mi sbizzarrisco nel proporre la cucina italiana che amo molto, in particolare quando sono a Forte dei Marmi, dove mi godo la tradizione dei prodotti tipici toscani. E poi gli abbinamenti con i vini, mi reputo un appassionato, non un intenditore. Ho sempre voluto conoscere il vino, e ne apprezzo la cultura, ho iniziato a visitare cantine giovanissimo, avevo vent'anni. E quando giocavo e alcuni miei compagni di squadra andavano in discoteca, io preferivo le enoteche".

L'aperitivo proposto dal sommelier Simone, è uno Champagne della Maison Troisgros (tristellato francese) che Albertini dedica al Campionato Europeo in corso in Francia.

"Con l'apertivo brindo alla bella cerimonia di apertura degli Europei vista a Parigi, che sottolineo, si è svolta in piena sicurezza, fatto importante, perchè la problematica c'era e c'e. Qualche problema gìà si sta creando e l'attenzione deve sempre essere alta. Ho vissuto da dentro l'organizzazione di queste grandi manifestazioni e conosco il lavoro che c'è dietro per consentire che il calcio riesca a trasmettere il suo valore sociale. Speriamo adesso di vivere con gioia tutto l'Europeo. Però questo è l'unico brindisi che dedico ai francesi...". 

L'antipasto che presenta Canzian è una ratatouille all'interno di una zucchina bombetta. Applauso di Albertini che però dice "La Francia è la mia più grossa delusione a livello calcistico, quell'Europeo del 2000 quando perdemmo. Venivamo dalla sconfitta ai mondiali del 1994 e dico sempre quando parlo con i ragazzi che ci sono due tipologie di sportivi, quelli che raccontano le belle esperienze e quelli che vincono.
Tra i più bei ricordi cito senz'altro la mia partita di addio nel 2006, quando sono venuti allo stadio molti miei amici, tra i quali ben otto "palloni d'Oro", Van Basten, Gullit, Papin, Weah, Shevchenko, Stojkovic, Cruyff, vice Palloni d'Oro come Rijkaard, Donadoni, Maldini, Boban, Savicevic...
Quella è stata un po' la sintesi, con Van Basten che mi disse in mezzo al campo "solo tu potevi riunirci tutti così".
E poi la mia esperienza nel Barcellona l'anno precedente, quando nacque la mia grande amicizia con Carlos Pujol. Lo scudetto nel 1999 con il Milan, una vittoria inattesa, e il 1994 con la vittoria della Champions League".

Le verdure all'interno della zucchina sono tricolotre e Albertini ricorda "il Milan veniva seguito dallo chef Persichini, cuoco di Berlusconi che riusciva a rendere l'obbligatoria "Pasta al pomodoro" un piatto spettacolare. saltavamo il pranzo in attesa della super cena"

GUARDA LA VIDEOINTERVISTA A TAVOLA CON DEMETRIO ALBERTINI

Appassionato di vini, Demetrio Albertini apprezza molto il Lambrusco vinificato in bianco, in anteprima da "Cantine della Volta" che gli viene proposto. "Grande vino, italiano, della tradizione".

Albertini Parla poi della grande passione e anche delle rinunce che il calcio richiede "Io non ho fatto veri sacrifici, sono io che sceglievo di uscire meno la sera per concentrarmi sugli allenamenti, anche quando avevo sedici o diciassette anni, gli amici andavano a divertirisi e io restavo a casa. Ma ero mosso dalla grande passione. Oggi i genitori dei ragazzi che giocano a calcio e ne parlano come di futuri campioni, bruciano questa passione e prendono i difetti dei grandi campioni: hanno auto e telefonino prima di meritarseli".

A proposito di vino Albertini ci regala un aneddoto spagnolo: "Quando giocavo nell'Atlhetico Madrid, andando in una cantina della zona Ribera del Duero a Valladolid, a un'ora di macchina dalla capitale spagnola, comprai quasi un bancale di vino, era il 2004 e l'ultima l'ho bevuta due giorni fa. Ma quel bancale rimase a casa, me lo dimenticai in mezzo alla sala e quando tornò a casa mia moglie..."

Poi arriva lo spaghetto al pomodoro e bottarga di Daniel Canzian "Il classico della dieta degli sportivi, i carboidrati. "Quando giocavo in Spagna - racconta Albertini - la pasta la cucinavo io perchè fosse al dente.
Oggi gli staff medici delle squadre hanno la figura del nutrizionista, la dieta è infatti un punto più importante nella gestione della squadra, di quanto non lo fosse anni fa. Anche a me è capitato a fine carriera di mangiare pasta all'interno dello spogliatoio per nutrire i muscoli affaticati.

Quando giocavamo noi si sforava alla grande. Ricordo che a Milanello andavamo a prendere le vasche del gelato quando usciva dalla macchina che lo preparava. Gli italiani erano più golosi degli stranieri, Paolo Maldini mangiava moltissima pasta ma il fisico asciutto glielo permetteva.
Gli stranieri arrivano in Italia con l'idea della pasta e della pizza e poi se ne vanno con la Moka per il caffè e il risotto che scoprono e apprezzano".

Poi Albertini assaggia lo spaghetto e commenta "questo piatto lo porterei adesso in Francia ai giocatori della Nazionale, sicuramente li farebbe giocare ancora meglio".    

Albertini prova per la prima volta la cucina di Daniel Canzian e commenta con simpatia "quella di tornare qui non è una pronmessa, è una minaccia perchè voglio assaggiare tutto il menù, e quando intervisterete altri ospiti, vengo come spalla così assaggio i piatti".

"Il calciatore è una professione che inizia da bambino, magari a cinque anni, poi se hai talento diventi pofessionista e raggiungi due obiettivi cui tutti mirano: la popolarità e il guadagno, ma li raggiungi tra i venti e i trent'anni quando non hai ancora la maturità per gestirli e puoi commettere errori, anche a me è capitato. La gestione del tempo ad esempio, la pigrizia che ti impedisce di sfruttare il fatto di viaggiare molto per visitare e capire la cultura di un Paese, senza ridursi al solo tragitto aeroporto-albergo-stadio.

Poi ciascuno gestisce la vita come preferisce, nel mio caso è stata l'esperienza a formarmi, con le basi che mi ha dato la mia famiglia. E poi il confronto con le persone, che possono arricchirti. Quello che mi ha offerto la vita, ovvero fare il dirigente dopo due mesi da che avevo lasciato il calcio, mi ha permesso di confrontarmi da subito con una realtà diversa. La medaglia più bella è quella della stima."  

Albertini concede ad Affaritaliani.it ancora un aneddoto sul famoso "cucchiaio di Francesco Totti".
"Erano gli Europei del 2000, l'ultimo che ho giocato. Eravamo in pulmann verso lo stadio per giocare la semifinale contro l'Olanda. Avevamo un rito, quello di vedere un film durante il tragitto, in quel caso "Febbre da cavallo" e con diversi romani in squadra, Di Livio, Di Biagio, Totti, era un grande divertimeno, lo spirito era quello giusto. Ci mettiamo a parlare dei rigori con Paolo Maldini e poi Totti afferma: se devo batterlo anch'io, gli faccio il cucchiaio, ma nessuno gli credette. In campo andammo davvero ai rigori dopo 120 minuti e Maldini era il più preoccupato per l'annuncio di Totti in pulmann e diceva a Di Biagio, ma non farà davvero il cucchiaio, ditemi di no. 
E quando toccò a Totti... fu il famoso "Cucchiaio". Tornati nello spogliatoio Ciro Ferrara aggiunse "Demetrio, li abbiamo chiusi nella nostra area e mai fatti uscire...!"

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