Mihajlovic: "Con la malattia ho unito tutti, anche quelli che mi dicevano..."
MIHAJLOVIC, 'ARRABBIARMI DALL'OSPEDALE CON LA SQUADRA MI HA TENUTO IN VITA'
Mihajlovic e la battaglia vinta contro la malattia: "Io ci ho messo la mentalità e la voglia di vivere, di combattere, di lottare"
''Mi ha aiutato molto essere uno sportivo, io sono un malato di regole di disciplina, anche perché sono cresciuto in un Paese dove la disciplina era fondamentale, perciò essendo disciplinato ed essendo anche un soldatino facevo tutto quello che c'era bisogno di fare per quanto riguarda le cure, io combattevo tutti i giorni, il mio obiettivo fin dall'inizio era che io dovessi sconfiggere questa brutta malattia. Io ho fatto del mio, però il merito va ai dottori. Io ci ho messo la mentalità e la voglia di vivere, di combattere, di lottare. Come allenatore io questa mentalità la posso anche imprimere alla squadra che dirigo". Racconta così la sua 'battaglia' contro la leucemia l'allenatore del Bologna Sinisa Mihajlovic ospite di '105 Friends' su Radio 105 presentando la sua autobiografia 'La partita della vita' scritta insieme ad Andrea Di Caro.
La partita della vita, l'autobiografia di Sinisa Mihajlovic con Andrea di Caro (editore Solferino) |
MIHAJLOVIC, 'CON LA MALATTIA SONO RIUSCITO A RIUNIRE TUTTI, ANCHE CHI MI INSULTAVA
"Essere calciatore ed essere allenatore sono due cose completamente diverse: da calciatore pensi solo a te stesso, vai in campo, ti alleni e torni a casa; da allenatore devi pensare a 25, 30 giocatori, devi trovare la formula giusta - prosegue il mister -. Anche durante la malattia sono sempre stato presente, non c'è mai stato un distacco e anche questo mi ha aiutato molto nelle giornate interminabili in ospedale: seguivo tutti gli allenamenti, ero collegato e mi serviva anche per arrabbiarmi con lo staff, con i giocatori, mi tenevano in vita. Quando uscivo, quei 7, 8 giorni per prendere fiato e aspettando di fare le cure successive, andavo allo stadio, ho guidato la squadra, non ho voluto mai darla vinta alla malattia''.
''E mi sono fatto anche il covid che non va sottovalutato. Ero fortunatamente asintomatico, sono stato 16 giorni chiuso in isolamento. Io con questa c... di leucemia ho perso il gusto e di tutto quello che mangiavo non sentivo nulla, sembrava che mangiassi un pezzo di cartone. Dopo 2 giorni che ho preso covid mi è tornato il gusto. Per 16 giorni ho mangiato tantissimo, colazione, pranzo e cena perché non mi sembrava vero di sentire i gusti. Sono aumentato di 4 kg e dopo mi sono dovuto mettere a dieta perché non mi piace non essere in forma''. "Cosa ho pensato quando ho scoperto di avere la leucemia? Pensi sempre a me non succederà mai nulla, sono forte, mi alleno tutti i giorni. Poi così all'improvviso da un giorno all'altro senti che c'è qualcosa che non va. Nel libro -prosegue Mihajlovic-racconto che sono andato a fare la risonanza magnetica e c'era questo dottore che mi guardava e capivo che c'era qualcosa che non andava; il dottore mi ha detto che quando ha visto la mia risonanza magnetica aveva pensato che fosse rotta, l'ha spenta e l'ha riaccesa perché non credeva che con quella risonanza io potessi stare in piedi. ''Con questa risonanza lei non potrebbe neanche camminare, deve avere una soglia del dolore molto alta''. E sui messaggi di affetto arrivati in trasmissione Mihajlovic. ''Io sono sempre stato uno che divideva, non sono mai stato uno che univa e me ne prendo tutte le responsabilità. Con questa malattia praticamente sono riuscito a riunire tutti, anche quelli che mi dicevano 'zingaro di m...'. All'inizio devo dire la verità che mi piaceva, ero contento. Poi mi sono detto: Ma così è tutto piatto, non posso andare allo stadio che mi applaudono tutti''.
MIHAJLOVIC, 'ARRABBIARMI DALL'OSPEDALE CON LA SQUADRA MI HA TENUTO IN VITA'
"Anche durante la malattia sono sempre stato presente, non c'è mai stato un distacco e anche questo mi ha aiutato molto nelle giornate interminabili in ospedale: seguivo tutti gli allenamenti, ero collegato e mi serviva anche per arrabbiarmi con lo staff, con i giocatori, mi tenevano in vita". Lo racconta il tecnico del Bologna, Sinisa MIHAJLOVIC, durante un intervento a Radio 105. "Quando uscivo quei 7, 8 giorni per prendere fiato e aspettando di fare le cure successive, andavo allo stadio, ho guidato la squadra, non ho voluto mai darla vinta alla malattia"
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