Fontana: “Hanno dichiarato guerra all'Europa. Le bombe una risposta all'arresto di Salah” - Affaritaliani.it

Affari Europei

Fontana: “Hanno dichiarato guerra all'Europa. Le bombe una risposta all'arresto di Salah”

Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani

Onorevole Fontana, dove era quando sono esplose le bombe?
“Mi trovavo in macchina, con mia moglie, quando il cellulare é iniziato ad impazzire. Arrivati davanti al Parlamento era piano di militari che caricavano le armi. C'é un clima da guerra”.

Siamo in guerra?
“Mi sembra evidente, ma da tempo. É una guerra atipica perché non ha un fronte e un esercito. Si combatte strada per strada, con la paura che viene instillata con gli attentati”.

Una guerra che viene combattuta con quali armi?
“Loro con le bombe, noi con l'intelligence. Mi sembra evidente che l'attentato di oggi é stata una risposta all'arresto di Salah. Ed é preoccupante che in così poco tempo siano riusciti a eseguire due attentati in due zone altamente sorvegliate come l'aeroporto internazionale e la metropolitana, vicino alla Commissione europea. Non siamo davanti a quattro lupi solitari, c'é una rete dietro”.

Che risposte deve dare l'Europa?
“La situazione é complicata. Il problema é stata la politica lassista degli anni passati, che ha regalato a culture differenti dalla nostra interi quartieri. Siamo in Europa e non si può tollerare che ai terroristi venga dato rifugio nelle nostre cittá”.

Chi ha commesso attentati in Europa era cittadino europeo...
“La cittadinanza é solo un pezzo di carta se non c'é la volontà di integrarsi nella cultura europea. Chi non si vuole integrare deve essere espulso. Noi possiamo anche rafforzare i servizi segreti, ma se non poniamo un freno a queste città-nelle-città rischiano di ritrovarci in uno stato come Israele, perennemente sotto assedio”.

Dopo questi attentati ci sarà una accelerazione dell'intervento militare in Libia?
“Non lo so, quello che é certo é che se si va li a fare i cowboy ma poi si lascia il Paese nel caos si peggiora solo la situazione. Serve un progetto per il dopo. Ma il nostro problema primario non é la Libia, ma chi ci abita a fianco”.