Affari Europei
Soldi e foreign fighter, ma sì all'asilo. Ecco la risposta europea a Parigi

Sono almeno due i punti su cui le istituzioni Ue vogliono agire per contrastare il terrorismo islamico in Europa: prosciugare le fonti di finanziamento dell'Isis e bloccare i viaggi dei foreign fighters, quegli europei cioè che lasciano i loro Paesi di origine per andare a combattere in Siria a fianco dello Stato Islamico.
Le proposte sono state messo nero su bianco durante il vertice del G20 ad Antalya, in Turchia, monopolizzato, come prevedibile, dal tema del terrorismo che ha scosso tutto l'Occidente. Presenti al vertice c'erano Jean Claude Juncker, il presidente della Commissione europea, e Donald Tusk, presidente del Consiglio, entrambi determinati a dare risposte concrete al dramma di Parigi.
Primo, monitorare i flussi finanziari. L'Isis è una potente macchina da guerra che si finanzia anche attraverso traffici illeciti in Europa. Per questo da Bruxelles chiedono di monitorare i flussi sospetti di denaro, stroncare traffici illegali e sequestrare conti riconducibili a uomini o società vicini al Califfo al Baghdadi.
In secondo luogo Bruxelles chiede un giro di vite sui foreign fighters. Impedire a nuovi giovani di partire per la Siria, ma soprattutto bloccare i combattenti che vogliono tornare in Europa dopo aver militato nelle fila dell'Isis. I controlli alle frontiere sono perciò essenziali, come anche un maggiore livello di intelligence e uno scambio di informazioni tra le capitali Ue.
Niente isterismi però. A Bruxelles ci tengono a sottolinearlo: "Non possono essere confuse le varie categorie di persone, i responsabili degli attacchi a Parigi non possono essere confusi con i rifugiati in cerca di salvezza. Non mi piacciono queste reazioni", ha detto il presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker, in conferenza stampa al G20, in relazione alle polemiche scatenate dalla decisione di alcuni Paesi europei di sospendere Schengen.