Eutanasia, diritto o mostruosità? Il dibattito etico che manca in Italia

Esiste un "diritto alla morte”? Due posizioni a confronto, dopo che il Canada apre alla possibilità che poveri, depressi, disabili scelgano l’eutanasia

di Antonio Amorosi
Cronache

Suicidio assistito ed eutanasia. Sono giusti o sono pericolosi? Il dibattito etico che manca in Italia

I poveri che non avranno denaro per curarsi potranno essere uccisi dallo Stato? Potrebbe essere questo il futuro. E i depressi, i disabili e le persone con problemi mentali avranno l'eutanasia come soluzione? Dal 2016 al 2021 nel multiculturale Canada di Justin Trudeau, racconta il Washington Post, sono state somministrate dosi letali a più di 31.000 persone.

Da quando è legge la MAID o "assistenza medica nella morte", il personale medico canadese è potuto intervenire così, ma non sempre erano malati terminali. Le sofferenze "intollerabili" dovute a malattie "incurabili", includono varie condizioni invalidanti croniche e possono essere sufficienti per un'iniezione letale in Canada, certo. Ma in alcuni casi come si arriva a questa condizione e perché viene uccido anche chi non è malato terminale?

Molti quotidiani, tra cui il Washington Post, raccontano di persone affette da SLA che non ricevendo sufficiente assistenza sanitaria scelgono la morte o di persone che con malattie invalidanti, delle quali non possono permettersi le cure, si ammalano ancora più gravemente e intraprendono la stessa scelta (ai malati mentali non è ancora consentito, ma c’è una proposta in questa direzione). Così come è cronaca, in altri Stati, di persone depresse, post violenze subite, che non trovando altri aiuti e soluzioni intraprendono la morte statale.

I pazienti canadesi e il sistema sanitario nazionale non sono tenuti a cercare altri trattamenti prima della soluzione finale. Ma nel momento in cui si adotta per legge la possibilità di farlo chi combatterà una legge? Il dubbio può essere legittimo dopo la stagione del Covid.

L’anno scorso alcuni esperti di diritti umani dell’ONU hanno dichiarato che la legge canadese vìola la Dichiarazione universale dei diritti umani. Anche la rivista Lancet ha denunciato la pericolosa deriva. Così il quotidiano italiano Il Foglio ha raccontato di un’inchiesta choc di Associated Press. La mega agenzia di stampa USA ha tirato fuori un audio in cui il direttore di un ospedale canadese diceva a un paziente non terminale che la sua degenza in ospedale “ci costa 1.500 dollari al giorno” e che l’eutanasia sarebbe stata raccomandata. Dei 10.000 canadesi che hanno ricevuto l’eutanasia nel 2021, 1.740 soffrivano di solitudine, come si evince dal rapporto annuale del dipartimento della Salute. É questo il mondo che vogliamo?

Ne abbiamo parlato con Roberto Grendene, segretario dell’UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) e con Gianfranco Amato, presidente e fondatore dei Giuristi per la vita.

Roberto Grendene, segretario dell’UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti), spiega ad affaritaliani.it: "A sentire questi dati mi viene da dire: 'sarebbe come aprire un reparto di chirurgia toracica all'indomani delle notizie sulla clinica degli orrori di Santa Rita di qualche anno fa'. L'obiettivo dell'UAAR è diverso, è la legalizzazione dell'eutanasia attiva volontaria e anche del suicidio assistito. La piena consapevolezza deve esserci sempre. Se una persona per povertà o per non gravare sulla propria famiglia fa questa scelta, non siamo nel campo di una decisione libera e consapevole, ma imposta, anche se dai fatti. Il faro per l'UAAR è l'Olanda che con un iter complesso verifica la condizione del paziente. Però anche lì si è introdotta la cosiddetta stanchezza di vivere come opzione".

In Canada si parla di ampliare la possibilità ai malati mentali. Dove è la consapevolezza del paziente?

"Non c’è, ancora di più. In Italia siamo però in una situazione in cui non affrontiamo i casi dei malati terminali, non vengono presi in considerazione. Poi ci sono i casi di depressione e di persone che dopo anni di sofferenze non trovano soluzione, come sta facendo l'Olanda che adesso, dopo 20 anni di approvazione di una buona legge per l'eutanasia e il suicidio assistito, interviene".

Ma in Olanda è legale il suicidio anche per i minori...

"Anche in questo caso ci sono dei casi limite. Con un minore di fronte a delle sofferenze indicibili che si fa?".

Ma questo affidamento alla medicina e alla scienza e il non trovare altre strade per aiutare le persone non è un dramma, un errore? In che società vivremo? Le persone che hanno una sofferenza dovrebbero prima essere aiutate da un sistema sociale più umano...

"Sì, di certo non va riposto affidamento cieco nella scienza e nella medicina. Ma sono casi che vanno affrontati senza dare dei no a priori".

Lei dice, se ho capito bene: è un tema che va affrontato con un dibattito pubblico. Giusto?

"Sì e anche un dibattito etico e medico. Affrontiamo in Italia intanto i casi limite, perché noi abbiamo l'eutanasia clandestina, c'è poco da fare, che mette a rischio sia le persone disperate che cercano una fine sia il personale medico. Certo, quello che mi dice sul Canada mi dà forti preoccupazioni".

La preoccupazione è: questo processo non apre una porta pericolosa? Anche chi fa un gesto estremo molte volte lo fa come richiesta d’aiuto. Un altro piano è se poi lo Stato con la sua macchina, medica, interpreti e semplifichi questo disagio in una pratica burocratica...

"Sono consapevole che potrebbe aprirsi una strada pericolosa. Non a caso ho fatto l'esempio del Santa Rita. Ma vietare tutto vuol dire comunque permettere tutto. É sempre meglio prevedere una legge che regolamenti. A me sembra interessante l'Olanda dove c'è il sistema sanitario per gli anziani e con cure palliative più attento ma se poi non ci sono alternative e la persona è consapevole e lo desidera, dopo attenta analisi, viene intrapresa l’altra strada".

Gianfranco Amato di Giuristi per la vita dice ad affaritaliani.it: "Mi chiedo: se si abbatte la diga e la morte diventa un atto terapeutico medico, tradendo per il dottore il giuramento di Ippocrate, chi pone più il limite? É a discrezione del medico. La deriva canadese l'abbiamo vista in Belgio e in Olanda se si abbatte la barriera. Sa in Olanda quanto è la media di persone soppresse per eutanasia?".

No. Ce lo dica lei.

"Sono 20 persone al giorno, sono arrivati a 7.000 l'anno. Iniziarono nel 2003 con 200 casi pietosi. La stragrande maggioranza non è in grado di esprimersi ma è il medico che decide".

Chi decide di morire può farlo in ogni momento, esiste anche la pratica dell'eutanasia illegale. Non sarebbe il caso di parlarne per valutare il da farsi? Oppure la diga di cui parla è equivalente alla situazione di quelle persone che subiscono l'esperienza di un familiare suicida e, in un momento di fragilità estrema, possono imitare tale gesto? La psiche è un luogo molto complesso.

"Ecco perché diventa pericoloso aprire quella porta. E dopo i minori, i disabili, i depressi come in Belgio, dove possiamo arrivare? Nel 2016 è stata fatta una proposta di legge per l'eutanasia per vita compiuta. Significa che una persona che arrivata a una certa età, quando decide che la sua vita è finita, e non vuol più continuare, può rivolgersi allo Stato per farsi eliminare. Come si può controbattere ad una cosa del genere? Si rischia per paradosso che se la mentalità dominante diventa questa tutto è possibile. Anche che lo Stato incentivi, è un paradosso, che a un certo punto si possa morire per mantenere un'umanità giovane".

Lo abbiamo visto col Covid il livello di pervasività e di manipolazione anche dello Stato. Ma il problema esiste.

"Esiste, sì. Mi ha colpito molto la storia di una ragazza olandese che da piccola ha subito un abuso sessuale e che soffriva da anni di depressione. Lei annuncia sui social che si vuole lasciare morire e l'unica risposta che riesce a dare lo Stato olandese è mandare una commissione medica a casa sua per accompagnarla alla morte. Nei suoi scritti la ragazza diceva 'potessi incontrare qualcosa di speciale che mi facesse tornare la voglia di vivere'. Di fronte a un grido di dolore questa è l’unica riposta che riesce a dare uno Stato? Questa è una società barbara! O ricordo il caso di due gemelli poveri, indigenti, soli, non avevano amici o parenti, diagnosticano loro una malattia agli occhi e sanno che diventeranno ciechi, loro vanno in depressione, chiedono l'eutanasia e lo Stato li ‘sopprime’. Se non è barbarie questa".

Ma il caso Welby che tanto ha colpito l’Italia mi sembra diverso: cosa si fa per evitare una sofferenza troppo grande?

"Non è un problema di sofferenza, ma di cure palliative. Il problema della sofferenza, grazie a Dio non esiste più".

Quindi sarebbe un problema psicologico?

"Sì, bisogna aiutare una persona fino all'ultimo, non la si fa soffrire usando le cure palliative, sennò finiamo come in Olanda. Per 200 casi pietosi come quello di Welby si arriva oggi a 7.000 morti. Se la morte diventa un atto terapeutico e rientra nella discrezione del medico, lui la applicherà quando crede. Mi chiedo che fine abbiano fatto 2.000 anni di cristianesimo in questa civiltà occidentale. Visto che oggi anche al bar ragionano come gli stoici pagani e dicono ‘se sto male mi tolgo la vita’. Come Seneca: ‘perché devo aspettare la crudeltà di una malattia se posso andarmene prima?’ Questo discorso io oggi lo sento al bar. Bella libertà. Vista la situazione, la Chiesa e i cristiani si dovrebbero interrogare: perché la gente ragiona come gli stoici? La Chiesa e i cristiani sono evaporati dalla realtà?".

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