Santana omofobo, Rubiales un Don Giovanni: uomini crocefissi per le loro idee

Dalle frasi di Carlos Santana al bacio rubato del coach Rubiales, monta la polemica su omofobia e sessualità: ecco come il mainstream demolisce i "maschi alfa"

di Maurizio De Caro
Rubiales bacia la calciatrice Hermoso
Cronache

Casi Santana-Rubiales, quando un "dramma" diventa tragedia e a rimetterci è sempre il "cattivone maschio alfa". Commento 

Il grande Carlos Santana è stato tirato per la giacchetta di paillets per alcune affermazioni sconcertanti, quali: ”Una donna è una donna e un uomo è un uomo, poi entrambi possono decidere cosa fare nella vita”. Dunque torniamo al punto della nostra analisi, già affrontata, fare affermazioni oserei dire classiche, non tradizionali ma innocue, basta per essere tacciato di omofobia, distinguere è un delitto di lesa maestà per il pensiero dominante.

Ma gli episodi ormai non si contano e nel caso del dramma spagnolo che ha coinvolto il “coach pomicione” e la capitana della Spagna si è trasformato in una tragedia che neanche la Carmen di Bizet, con il coinvolgimento di madri, cugine e Federazioni Calcio assortite.

Rubiales contro Hermosos? Il bacio era consenziente o rubato? I giudizi si accavallano, anche attraverso l’uso dei video e del ralenty, ma in questo caso ci vorrebbe veramente il VAR. Nel tutti contro tutti vince sempre il cattivone maschio alfa, quasi simile a un torero, messo alla berlina da ogni circuito istituzionale, che ha già espresso la sentenza di condanna.

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Ma non è tutto se perfino il Principe dell’ultima versione di Biancaneve (di colore) è stato accusato di molestie, trasformando quello che nell’immaginario collettivo era il Bacio per definizione in un atto riprovevole e bieco purtroppo anche nei cartoni animati è entrato il “mee too”.

Difficile prendere posizione, e ancor di più non sappiamo se sorridere o piangere perché le angolazioni spaziano dalla farsa alla tragedia, cosa si intende per consenso, sguardo malizioso o altro, in queste condizioni imposte, tutti i cittadini di sesso maschile sono soggetti ad attacchi indifferenziati,per qualsiasi attività verbale e fisica.

Anche nello sguardo si nasconde la lascivia del maschio stupratore (ma guai a parlare dell’ammiccamento femminile, per le narrazioni retoriche,semplicemente inesistente). L’auto-frustrazione degli hombres residuali produce mostri anche in questo caso politicamente corretto che annacqua la normale dinamica tra i sessi.

Quale è la società che si vuole codificare? Sarebbe interessante capire perché si pensi che lo stupro non sia altro che un complimento degenerato, un’esagerata evoluzione di un progetto carnale. Il problema è proprio nella difficoltà di separare il grano dal loglio, senza dimenticare la retorica machista del toreador diffusa nel mondo a tutte le latitudini, ma senza trasformare ogni accenno alla lieve gentilezza tra esseri umani di qualsiasi sesso, in una proposta indecente.

Questo vuole la società delle norme e delle regole auree che ha preso possesso del nostro immaginario sociale, fatto di bagni in burkini, di multietnicità imposta e protetta, e di esaltazione del diverso come elemento di modernità, con buona pace per le tristi manifestazioni dei Pride assortiti, che meriterebbero l’oblio estetico invece che la cronaca agiografica.

Santana non è Satana e neppure Rubiales è Don Giovanni, ma entrambi sono stati crocefissi per le loro idee o per l’interpretazione mediatica di gesti improvvidi, ma gli stupri assassini di Palermo e Caivano non c’entrano nulla, quelli rientrano nella quotidianità dell’orrore italico.

L’educazione ad un sano e consapevole rapporto tra uomini e donne, o “tra altri e altri”, nasce da condizioni attualmente, ma mi pare che diventi reazionaria una Società che impone regole militari al sorriso, alla battuta sagace, e soprattutto non è possibile mettere un limite ai nostri desideri, se questo non comporta ovviamente azioni da Arancia Meccanica.

E’ già tutto troppo codificato per tornare ad esprimere la purezza delle pulsioni, amorose, sentimentali ma anche sessuali che rappresentano esattamente l’inverso della cronaca della volgarità contemporanea, dove la paura dell’espressione libera è sempre oggetto di stigmatizzazioni trasversali, salvo quando alcuni “talkisti a gettone” non tracciano nuove strade e percorsi da seguire.

Il tema urgente di questi tempi (nel bel paese e nel mondo) è la dittatura della consuetudine dei giudizi, non lasciamo ai post-retori (ex-costituzionalisti, preti d’assalto, opinionisti sportivi) la possibilità di dettarci l’agenda delle nostre pulsioni e soprattutto quella meravigliosa possibilità di poter continuare a raccontare il desiderio, a parlare dei nostri sogni, fino a quando non diventeranno un reato penale.

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