Vaccini, gli italiani non si fidano più. Solo il 42% rifarebbe le dosi booster

Cresce la sfiducia degli italiani verso il vaccino e non solo quello contro il Covid; crollano tutte le percentuali analizzate in un solo anno. Il sondaggio

Di Redazione Cronache
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Vaccini, non solo Covid. Cresce la sfiducia degli italiani

Gli italiani credono sempre meno ai vaccini. Rispetto allo scorso anno infatti, la fetta di popolazione che ritiene questo strumento efficace contro le malattie infettive si è abbassata moltissimo, precisamente dal 92% al 76%. Questa sfiducia va di pari passo con quella verso la sicurezza dei vaccini - cresciuta dell’11% - passando dal 6% al 17%. Lo “scetticismo” della maggioranza degli italiani, non rimane circoscritto ai vaccini contro il coronavirus, ma riguarda tutti i tipi di vaccini. La percentuale di persone che “si fida di più” dopo la pandemia sta scemando a vista d’occhio, dal 33% dello scorso anno al 15% di questo.

Sono alcuni dei risultati del sondaggio condotto su un campione di 2.300 cittadini realizzato da The European House - Ambrosetti in collaborazione con SWG. Secondo Rossana Bubbico, consulente dell'Area Healthcare di The European House- Ambrosetti, "questo potrebbe voler significare che l'entusiasmo registrato nella precedente rilevazione fosse dettato più dalla paura del virus che da una reale comprensione del valore dei vaccini come strumento di tutela della salute del singolo e della collettività".

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Vaccini, il sondaggio: tutti i dati

Sul vaccino anti Covid un intervistato su cinque ha dichiarato di aver riscontrato maggiori difficoltà di accesso alla somministrazione della terza e quarta dose di vaccinazione anti-Covid, riconducibile, per gli intervistati, ad una poca chiarezza da parte delle autorità sanitarie e alla distanza dei centri vaccinali dai domicili dei cittadini verificatasi dopo la chiusura degli hub vaccinali.

Dell'89% del campione che si è vaccinato contro il Covid-19, il 67% ha dichiarato di aver effettuato anche la terza dose, mentre solo il 15% riferisce di aver effettuato anche la quarta; pensando a eventuali dosi booster, solo il 42% si dice propenso a un ulteriore richiamo mentre il 9% si dice ancora indeciso.

"È prioritaria la costruzione di una cultura della prevenzione e la vaccinazione è il primo strumento di prevenzione che abbiamo: ci evita malattie e comorbidità e sappiamo bene quale è stato l'impatto delle comorbidità sul Covid. Bisogna ingaggiare, per questo, i medici di famiglia e i pediatri, fondamentali sul territorio", è stato il commento della senatrice Beatrice Lorenzin.

Il nuovo "Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2023-2025"

Il rafforzamento della comunicazione in campo vaccinale è anche uno dei 10 obiettivi del nuovo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2023-2025, non ancora approvato dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, a oltre un anno e mezzo dal termine dei lavori del Tavolo tecnico incaricato dal Ministero della Salute di perfezionare la proposta di Piano (31 dicembre 2021) e a quasi un anno dal termine della revisione dei contenuti dello stesso Piano da parte del Gruppo consultivo nazionale sulle vaccinazioni (28 maggio 2022).

Tra le novità più rilevanti del nuovo Piano, figura anche il percorso distinto di aggiornamento del Calendario Vaccinale in funzione degli scenari epidemiologici, delle evidenze scientifiche e delle innovazioni in campo biomedico. Non compare all'interno del nuovo Calendario la vaccinazione anti-Covid, così come non vengono fornite indicazioni circa l'organizzazione della campagna vaccinale anti-Covid per i fragili. 'La mia prima richiesta è una circolare delle linee guida per la vaccinazione contro il Covid.

Il Piano nazionale vaccini non contiene alcuna indicazione per la vaccinazione contro il Covid, perché è stato prodotto un anno e mezzo fa quando non ce n'era necessità. La strada era tracciata dall'emergenza, ma adesso è un punto fondamentale perché abbiamo i fragili scoperti', ha dichiarato Roberti Siquilini, presidente di Siti- Società italiana di Igiene.

"Tutte le vaccinazione sono calate, per varie ragioni- ha aggiunto - ma vanno potenziati i dipartimenti di prevenzione individuando percorsi per le persone fragili: non è possibile che per la vaccinazione un malato oncologico debba seguire gli stessi percorsi di cittadini sani. Poi bisogna dare alle Regioni obiettivi di livelli essenziali di assistenza per la copertura vaccinale. La mia quarta richiesta è anche la possibilità, per le aziende sanitarie, di individuare la popolazione fragile. Questo oggi, per le leggi seguite dal Garante per la privacy, non e' possibile e questi soggetti sono individuabili solo dai medici di medicina generale".

Il processo di sviluppo del vaccino anti-Covid, come viene ricordato nella nota di The European House- Ambrosetti, ha subito un'accelerazione senza precedenti a livello globale grazie a una serie di fattori, tra cui le ricerche già condotte in passato sulla tecnologia a RNA messaggero, gli studi sui coronavirus umani correlati al SARS-CoV-2, le ingenti risorse umane ed economiche messe a disposizione in tempi stretti, la conduzione parallela delle varie fasi di valutazione e di studio, la produzione del vaccino parallelamente agli studi e al processo di autorizzazione, l'ottimizzazione della parte burocratica/amministrativa.

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