Inflazione, senza produttori salta lo stop. "L'industria si sente penalizzata"

Braccio di ferro con la grande distribuzione. Centromarca: "Faranno cadere il peso dell'accordo sui produttori"

di Redazione Economia
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Prezzi calmierati? Il piano rischia di saltare senza i produttori

Entro il 10 settembre saranno definite con le associazioni che hanno sottoscritto l'accordo, che riguarda anche beni primari non alimentari come i prodotti per l'infanzia, le modalità del "trimestre anti inflazione", che durerà dal 1 ottobre al 31 dicembre e che prevedrà prezzi calmierati su una selezione di articoli rientranti nel “carrello della spesa”, attraverso diverse modalità, come l’applicazione di prezzi fissi, attività promozionali sui prodotti individuati, o mediante iniziative sulla gamma di prodotti a marchio come carrelli a prezzo scontato o unico. 

Ma, sostiene la Stampa, senza i produttori il piano può saltare. La grande distribuzione non ci sta "Apprezziamo lo spirito dell’iniziativa del governo, ma come associazione non possiamo aderire a un protocollo che ignora completamente le peculiarità della nostra filiera", spiega a La Stampa Pietro D’Angeli, presidente di Assica, l’associazione degli industriali delle carni e dei salumi, che assiema da Assocarni, Assitol, Assolatte, Italmopa e Union food giovedì in una nota ricorda che ogni ragionamento sui pezzi dei prodotti non può prescindere dal considerare anche il peso di materie prime, energia, packaging e logistica.

"Il patto anti-inflazione è una “scorciatoia” che rischia di mettere in difficoltà l’intera filiera alimentare, a partire dagli agricoltori - sostiene invece sempre a la Stampa l’amministratore delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia -. Non ha nessun senso un accordo chiuso solo con la grande distribuzione. Non è utile, perché bloccare i prezzi di alcuni beni nell’ultima fase di vendita non consente di coprire i costi di produzione".

"Calmierare i prezzi dei beni di largo consumo senza controllare i prezzi di produzione significa scaricare i costi interamente sulle aziende", dice poi in un'intervista a La Stampa Francesco Mutti, presidente di Centromarca. "Non possiamo promuovere un’attività di questo tipo, il mercato va lasciato stare. Anche l’Antitrust non ci consente di promuovere certi impegni. Qualunque inserimento forzato rischia squilibrare e di far saltare il sistema già pesantemente colpito dalla spinta inflattiva del 2022. Inoltre in questa partita c’è un altro grande assente. «I produttori delle materie prime. Anche loro vanno coinvolti, bisogna intervenire sui costi a monte. Gli aumenti di alcune materie prime, rispetto a 10,12 mesi fa, sono in una fase calante, mentre altri continuano su livelli insostenibili, penso ad esempio al vetro".

Prosegue Mutti: "Non sappiamo cosa aspettarci dal governo ma temiamo che la distribuzione farà ricadere l’accordo sui produttori".

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