Patto di stabilità, l'Ue all'Italia: tregua finita. "Investimenti da rivedere"

Il nuovo accordo ci penalizza e il ministro Giorgetti se la prende con Bruxelles: "La spending review dovrebbe riguardare anche le spese del Pnrr"

Economia

Patto di stabilità, l'ira di Giorgetti: "Non è quello che volevamo"

L'Ue ha messo nel mirino l'Italia, il nuovo Patto di stabilità penalizza il nostro Paese, a causa del debito pubblico "monstre". Sono finiti gli anni sull'orlo della deflazione e quelli della pandemia, che avevano portato la Bce a sostenere il debito dell’Italia. Si spera siano nel passato anche gli choc — il Covid stesso, la crisi energetica — che avevano indotto a sospendere le regole di bilancio europee. "È un passo avanti — ha detto a caldo il ministro Giorgetti e lo riporta il Corriere della Sera — ma noi avevamo chiesto l’esclusione delle spese d’investimento, incluse quelle tipiche del Pnrr su digitale e transizione verde, dal calcolo delle spese obiettivo su cui si misura il rispetto dei parametri. Prendiamo atto che così non è. Il nuovo Patto di stabilità impone una rigorosa revisione della spesa (pubblica ndr), di tutta la spesa, compresi gli investimenti".

Il perché - prosegue il Corriere - è nelle regole proposte da Bruxelles, almeno queste ben viste a Berlino: in base ad esse la spesa pubblica potrà crescere percentualmente negli anni a venire, in sostanza, meno di quanto sia cresciuta l’intera economia negli anni passati; e poiché l’Italia quasi non è cresciuta nell’ultimo decennio, la spesa dovrebbe restare molto compressa e servirebbero tagli su altre voci se si volessero fare investimenti. Giorgetti osserva: "La spending review dovrebbe riguardare anche gli investimenti del Pnrr che hanno un impatto sugli obiettivi". Giorgetti non è convinto. In privato si è chiesto chi abbia fatto uscire da Bruxelles questi numeri, che non sono nei documenti. E in fondo trova poco serio che sia già partita una ridda di cifre, prima che le proposte Ue siano discusse fra i governi che le devono approvare. Non è un dettaglio da poco, perché mettere tutti d’accordo non sarà facile. Né è escluso che si vada verso il 2024, in piena campagna per le europee, senza accordo.

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