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Economia
Patto di Stabilità Ue, Osnato: "Ci aspettavamo altro, barricate sul deficit"
Marco Osnato, presidente della commissione Finanze della Camera

Patto di stabilità Ue, intervista di Affaritaliani.it a Marco Osnato 

La riforma del Patto di stabilità si profila già come la grana delle grane per il Governo. La proposta elaborata dalla Commissione europea non a caso ha lasciato non poco amaro in bocca dalle parti dell’esecutivo, come dimostra l’irritazione espressa dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, oggi sul Corsera soprattutto circa la mancata esclusione degli investimenti del Pnrr dal Patto. Non fa i salti di gioia neppur il presidente della commissione Finanze della Camera, Marco Osnato.

Il deputato di Fratelli d’Italia, intervistato da Affaritaliani.it, infatti, lo dice subito: “Non è quello che auspicavamo”. Quanto all’eventualità che la riforma possa penalizzare l’Italia, avverte: “In realtà, rischia di penalizzare pure l’Europa perché continuando sulla linea del rigore fine a se stesso potrebbe infiammare ulteriormente i quasi sopiti spiriti anti europei”.

Presidente, è giusto mantenere i parametri del vecchio Patto?

Le uniche cose scritte sulla pietra che io ricordi sono le Tavole di Mosè. Non credo che ci sia niente di ineluttabile, ma penso che si possa cominciare a capire che alcuni parametri, probabilmente, non tengono conto delle peculiarità economiche di alcuni Stati. Guardiamo all’Italia, per esempio.Facciamolo.L’Italia ha un debito pubblico elevato che bisogna ridurre, ma ha anche una proprietà privata storicamente molto corposa che rafforza tutto il sistema Paese. Ecco perché dico che anziché incaponirsi nel chiedere patrimoniali, revisioni catastali o tutto quello che la mortifica, bisogna valorizzarla quale elemento di stabilità e tenuta. E magari aiutala ad essere un volano per l’economia.

Il ministro Giorgetti è contrariato per la mancata esclusione degli investimenti del Pnrr dal nuovo Patto di stabilità. Quali sono adesso i punti fermi su cui l’Italia terrà il punto nella trattativa?

Giorgetti dice una cosa serissima e cioè di non includere tutti gli investimenti del Pnrr nel ‘conto totale’ anche perché essendo l’Italia la nazione che ha più investimenti del Piano in termini assoluti sarebbe quella più penalizzata. Non solo, ma così si rischia di mortificare pure altri investimenti al di fuori del Pnrr.

Su cosa terrete la barra dritta, quindi?

Sul rientro del deficit con misure meno draconiane, innanzitutto. Ma è importante, appunto, anche non mortificare la capacità autonoma degli Stati di fare la loro pianificazione degli investimenti. E se l’Europa restasse sorda di fronte alle richieste italiane?Il presidente Meloni ha già spiegato che noi vogliamo stare in Europa e crediamo che l’Europa sia un’opportunità. E’ necessario però che anche l’Ue consideri il nostro Paese un’opportunità. Come ho già detto, pensiamo che l’ineluttabilità non potrà far parte delle politiche europee e confido in questo.

E’ un dato di fatto che alla Germania e agli altri Paesi frugali non bastano le rassicurazioni del governo, nonostante l’esecutivo sia in linea con la filosofia draghiana di tenuta dei conti. Pesa forse la gestione non proprio lineare del Pnrr?

Penso che la Germania creda che l’Europa sia al suo servizio e che abbia una necessità di egemonia per coprire sue difficoltà evidenti, a cominciare dal sistema bancario. Distinguerei però la sua posizione da quella degli altri Paesi. Il premier olandese Rutte, che è il capo dei frugali, per esempio, non mi è sembrato così ostile alle politiche del nostro governo.

Morale?

E’ la Germania che deve modificare il suo atteggiamento padronale nei confronti dell’Europa. Anche perché è vero che dà tanto all’Ue, ma è altrettanto vero che ha ricevuto molto in questi anni e nel momento dell’unificazione.

La ratifica del Mes potrebbe giovare nella trattiva, non crede?

Escludo do ut des. Sul Mes come sul Patto di stabilità non è pensabile che saremo proni rispetto a un atteggiamento di chiusura dell’Europa. Deve esserci spazio per discutere. La ratifica del Meccanismo europeo di stabilità, poi, è un tema importante perché come ha detto Meloni siamo di fronte a uno strumento poco utilizzato, piuttosto costoso e macchinoso. Abbiamo sempre ritenuto, inoltre, che l’Europa avrebbe dovuto pensare a qualcosa di più utile allo sviluppo dei Paesi membri e soprattutto dei Paesi contributori all’interno del Meccanismo europeo di stabilità. Ecco perché per noi rimane un accordo poco utile allo sviluppo di politiche di coesione e competitività.

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