Unicredit, nuove voci di M&A all’estero: la “preda” è Commerzbank
Andrea Orcel sarebbe stato pronto a completare l’operazione, ma poi la guerra in Ucraina ha costretto a rimandare tutto
Unicredit pronta al matrimonio con Commerzbank
Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano cantava Antonello Venditti. E in effetti sembra che la passione tra Unicredit e Commerzbank, iniziata ai tempi della gestione di Jean Pierre Mustier, non sia ancora sopita. Da tempo, infatti, si parla del desiderio dell’istituto di credito guidato da Andrea Orcel di aumentare la propria dimensione. Solo che finora i tentativi sono stati diversi ma nessuno è andato a buon fine.
Secondo il Financial Times, all’inizio di quest’anno erano state pianificate discussioni informali tra Orcel e il suo omologo Manfred Knof. Ma lo scoppio della guerra in Ucraina ha raffreddato gli entusiasmi. Commerzbank ha 785 miliardi di euro di attività, 1.000 filiali e circa 48.000 dipendenti. Già nel 2019 sembrava che le due banche potessero trovare un accordo per unirsi. Ipotesi poi ribadita lo scorso anno. Ora il terzo matrimonio sfumato. Anche perché la “grana” russa potrebbe costare fino a 5,3 miliardi di euro a Unicredit, che oltretutto ha dovuto subire una cura “dimagrante” notevole in Borsa dove ha perso quasi il 30% di capitalizzazione e oggi vale poco più di 21 miliardi.
I tentativi falliti da parte di Unicredit
Prima è sembrato che sarebbe stato Monte dei Paschi di Siena a entrare nel perimetro di Unicredit. Ma il mancato incontro tra Draghi e Orcel ha fatto naufragare la trattativa, dimostrando come non ci sia mai stato il vero desiderio di chiudere l’operazione. Poi è stata la volta di Banco Bpm. In quel caso l’idea è svanita prima ancora di sedersi intorno a un tavolo, con la palese intromissione di qualcuno che, magari a Roma, magari nei palazzi della politica, non ha molto gradito la gestione del dossier Mps.
Nel frattempo, tra l’altro, proprio il Banco è finito nel mirino di Crédit Agricole, che ha rilevato il 9,2% del capitale e, insieme a JpMorgan che ha oltre il 6%, potrebbe decidere di scalare l’istituto guidato da Giuseppe Castagna come aveva fatto con il Credito Valtellinese. Dunque, Unicredit rischia di finire con il cerino in mano anche in questa nuova tornata di risiko bancario. Senza dimenticare che Unipol, per bocca del suo presidente factotum Carlo Cimbri, si è detta "attenta" su possibili operazioni di M&A che potrebbero riguarda Bper, Popolare di Sondrio ed eventuali altri obiettivi ancora sotto traccia.