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Cronache
Prezzi, la crisi dura arriva nell’inverno 2023. La scelta suicida dell’Europa

Dove ci portano le sanzioni senza pianificazione contro la Russia? Non c'è abbastanza gas naturale liquefatto in giro per soddisfare la domanda e avremo una crisi di portata...

Per gli analisti norvegesi di Rystad Energy, la più grande società indipendente di consulenza energetica e sulle materie del Paese scandinavo, è in arrivo una tempesta perfetta e inevitabile.

Le loro parole sono uno spunto rilevante per capire i prossimi mesi.

Da una parte le sanzioni alla Russia rischiano di distruggere il sistema industriale di Germania (già in recessione) e Italia, i due Paesi europei più industrializzati, dall'altro una crisi di disponibilità alternative rischia di mettere in ginocchio l’economia. Per rendersi autonomi dalla Russia di Putin gli Stati europei stanno tentando di sostituire il gas russo con il gas naturale liquefatto (GNL). Ma non è semplice.

“Una tempesta invernale perfetta potrebbe formarsi per l'Europa”, spiegano gli analisti di Rystad Energy, questo “mentre il Continente cerca di limitare i flussi di gas russo. Lo squilibrio dell'offerta e i prezzi elevati prepareranno un ambiente più rialzista per i progetti GNL in più di un decennio, ma l'offerta di questi progetti arriverà e fornirà sollievo solo dopo il 2024”.

Bisognerà resistere fino al 2024. In sostanza sebbene l'aumento della domanda abbia stimolato la più grande corsa a nuovi progetti di GNL in tutto il mondo, questo tipo gas sarà risolutivo solo nel 2024.

“Semplicemente non c'è abbastanza GNL in giro per soddisfare la domanda”, ha spiegato Kaushal Ramesh, analista senior per Gas e GNL presso Rystad Energy, “a breve termine, questo renderà l'inverno duro in Europa. Per i produttori, è chiaro che il prossimo boom del GNL sarà qui in Europa, ma arriverà troppo tardi per soddisfare il forte aumento della domanda. Il terreno è pronto per un deficit di offerta, prezzi elevati, volatilità estrema, mercati rialzisti e GNL sempre più al centro della geopolitica".

La decisione di ridurre drasticamente la dipendenza dal gas russo ha degli effetti. E I mercati di GNL alzano i prezzi vista l'ondata di richieste e la realizzazione di nuovi progetti per veicolarlo.

Per questo motivo l'Europa sta guardando all’Africa e valutando come aiutare le nazioni ricche di gas ad aumentare la produzione e le esportazioni negli anni a venire.

“L'infrastruttura esistente del gasdotto dal Nord Africa all'Europa e le relazioni storiche di fornitura di GNL”, ha spiegato Siva Prasad, analista senior di Rystad Energy, “rendono l'Africa una valida alternativa per i mercati europei, dopo il divieto delle importazioni russe".

“L'Africa ha ancora un potenziale di produzione significativo”. Ma i tempi sono lunghi per avere a breve infrastrutture all'altezza dell'erogazione del gas russo.

Tra le imprese che primeggiano in Africa c’è Eni. “La major italiana Eni”, spiegano quelli di Rystad Energy, “ha affermato che può alleviare in una certa misura la dipendenza dell'Europa dal gas russo attraverso la fornitura dei suoi progetti africani, tra cui quelli in Algeria, Egitto, Nigeria, Angola e Congo-Brazzaville. Lo scorso mese l'Italia, in associazione con Eni, ha firmato accordi per incrementare le importazioni di gas dalle nazioni nordafricane di Algeria ed Egitto, e poi, più recentemente, altri due accordi di fornitura di gas con due nazioni dell'Africa subsahariana, Congo-Brazzaville e Angola. Altre nazioni africane in cui Eni detiene importanti portafogli upstream sui quali le autorità italiane potrebbero potenzialmente firmare accordi legati al gas sono il Mozambico, la Nigeria, il Ghana, la Costa d'Avorio e la Libia. La Nigeria sta attualmente aumentando la capacità del progetto Nigeria LNG da 22 milioni a 30 milioni di tonnellate all'anno”.

Quello che par di capire è che ci sia anche un altro pericolo incombente da scongiurare, tenendo presente che i russi vendono il loro gas anche agli Stati africani.

In inverno l'Europa, con l’acqua alla gola, le infrastrutture africane ancora non all’altezza e la rigidità delle sanzioni a Putin, si potrebbe trovare nell’incresciosa situazione di ricomprare dagli africani lo stesso gas russo. Prima l’Europa lo ha rifiutato rifiutato ma oggi si trova a ricomprarlo dagli Stati africani ad un prezzo ovviamente maggiorato dall’intermediazione di costoro.

 

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