Il caso Siri è una bomba sotto il governo giallo-blu. Luigi Di Maio conferma la linea durissima e la richiesta di dimissioni del sottosegretario alle Infrastrutture e gran patron della flat tax, ribadendo ai suoi collaboratori “sulla questione morale io non mollo”.
Ma la Lega (in verità alquanto blandamente) ribadisce il suo garantismo: non ci si dimette per un semplice sospetto, attendiamo che l’inchiesta faccia chiarezza.
Due posizioni non conciliabili e una patata bollente nelle mani del premier Giuseppe Conte, il quale ha già detto che prima di assumere una posizione vuole incontrare il suo sottosegretario e apprendere dalla sua viva voce come stanno le cose.
Ma quando Palazzo Chigi scioglierà la riserva? Arriverà il verdetto prima del Consiglio dei ministri di stasera onde sgomberare il campo da un dilemma paralizzante figlio del muro contro muro Di Maio-Salvini? Parrebbe di no. Da Palazzo Chigi mi confermano l’intenzione del presidente del Consiglio di incontrare Siri, ma il faccia a faccia non è fino al momento in cui scriviamo nell’agenda di Conte per oggi.
Matteo Salvini dovrà attendere dunque i tempi cautamente lunghi di Conte con il cerino Siri in mano.
A peggiorare il quadro per il leader leghista si avvicina la mozione di sfiducia verso il sottosegretario accusato di corruzione da parte del Pd che la presenterà in Senato, dove i numeri della maggioranza pentaleghista traballano. (E, come pioggia sul bagnato, è pronto il rinvio a giudizio del segretario amministrativo della Lega Centemero per un finanziamento illecito da parte del costruttore Parnasi).
Un brutto momento insomma per il leader leghista, che non può neanche contare su Giorgia Meloni non solo favorevole al cosiddetto SalvaRoma, che Salvini non vuole e definisce Salva Raggi, ma lontana dalla Lega anche sul caso Siri. La combattiva leader di Fratelli d’Italia fa sapere ai suoi collaboratori di avere una posizione molto autonoma che riassume così: ”Dimissioni? Siri ha un’indagine, sta alla sua sensibilità “.
Forse la posizione più intelligente e risolutiva. Per tutti. A partire da Siri che, dimettendosi, avrebbe le mani libere per difendersi e dimostrare la sua eventuale estraneità alle accuse.
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