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Lo sguardo libero
Grazie Battiato: hai insegnato che l’uomo è un essere spirituale
Franco Battiato Lapresse

L’Italia deve ringraziare Franco Battiato perché ha diffuso a livello popolare l’idea che l’uomo è un essere spirituale. Spirito che per le civiltà tradizionali, quelle della tradizione con la t maiuscola, dall’induismo al cristianesimo medioevale, dall’ebraismo all’Islam, è cosa diversa sia dal corpo che dall’anima. In questo senso – ma è piccola mancanza perché questi temi sono molto specialistici – non è perfetto il titolo del “Corriere della Sera”: “Addio Battiato, cantante dell’anima”, sarebbe stato meglio “dello spirito”.

Quando l’uomo era - o è per chi decide di diventarlo oggi - un essere spirituale la sua esistenza aveva un senso perché partecipava della divinità. Così vivevano gli artigiani di tutte le civiltà tradizionali, da chi costruiva un tavolo a chi ornava le cattedrali con dipinti e sculture. Essi agivano secondo arte, che, come dice Socrate, è un fatto “razionale”, che nasce da una conoscenza, uno studio, dalla tradizione appunto. L'opposto della civiltà attuale, disperata, sentimentale, superficiale: quella del dio denaro, delle auto comperate a rate e delle pastiglie nelle discoteche, dei sedicenti artisti creativi e degli influencer, delle trasmissioni del pomeriggio televisivo dove le ragazze, invece di studiare e acquisire un mestiere o delle competenze, piangono pubblicamente perché lasciate dal fidanzatino. Per completezza, lo spirito è anche l’ambito del gioco, del divertimento, dell’ironia e dell’umorismo, dei maghi, dei giocatori di dadi, di Aladino e la lampada meravigliosa, dei porti di mare del Mediterraneo.

I veri intellettuali sono coloro che cambiano la società e in questo senso Battiato, quale sicuro artista – giusto quindi l’appellativo di “maestro” - un po’ ha migliorato l’Italia. Eccessiva però la definizione di genio. La sua tradizione si riferisce a quella migliore popolare dell’area del Mediterraneo: dalla Sicilia, quella delle teste ceramiche della regina e del moro, all’Albania, dalla Turchia alla Macedonia alla Libia, fino alle balere estive della Pianura Padana e all’Islam in genere. La sua opera però non contempla a tutto tondo la civiltà cristiana, quella indù e soprattutto quella ebraica – la più esoterica - quando secondo la Kaballah l’aspirazione al Creatore si chiama Israele. L’Italia deve essere orgogliosa di un cittadino come Battiato che ha arricchito il Paese. Si rifletta sui bellissimi versi, popolari e tradizionali, del brano “Stranizza d’amuri”: “E quannu t’ancontru ‘nda strata / Mi veni ‘na scossa ‘ndo cori / ‘Ccu tuttu ca fora si mori / Na’ mori stranizza d’amuri… l’amuri.”

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