Enrico Letta eletto segretario del Pd via streaming. Molto bene. Una persona seria, autorevole, con un curriculum degno di un partito storico come quello che ha sede in via del Nazareno. Importanti le questioni trattate: lavoro, più spazio alle donne, fiducia costruttiva e lotta al trasformismo parlamentare, voto ai 16enni e ius soli (quest'ultimo, pure giusto in tanti aspetti, una sorta di provocazione visto l'attuale Governo del Paese, che include Lega e Forza Italia, ma forse è solo un modo per marcare le differenze).
Tuttavia, il metodo programmatico non sembra essere pienamente da McKinsey boy (McKinsey non è una parolaccia, ma una società di consulenza, il cui procedimento è sperimentato con successo da politici, manager e consulenti in tutto il mondo). Si inizia dalla situazione attuale e si interviene sui punti che non vanno (ciò che sta realizzando Mario Draghi a livello di Esecutivo), a partire dalla divisione e dalle correnti interne. Quindi, alla luce di un paradigma e una visione del mondo (in questo caso quella di un partito di sinistra), pragmaticamente, di volta in volta, si prendono le decisioni. Letta vuol realizzare la rivoluzione partendo dal basso, dalle sezioni. Il che determina dei dubbi dal momento che il popolo quasi sempre è sostanzialmente privo di strumenti tecnici e intellettuali, ingiusto e invidioso.
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