Violenza sessuale, molestie, femminicidi? L'Italia impari dalla Francia e dalla sua lotta 'tecnologica' - Affaritaliani.it

Rocca sbrocca

Violenza sessuale, molestie, femminicidi? L'Italia impari dalla Francia e dalla sua lotta 'tecnologica'

La Francia, Paese multiculturale dove il problema della violenza sulle donne è molto avvertito, è quello più avanti di noi per il tipo di iniziative

Di Tiziana Rocca

Violenza sessuale, molestie, femminicidi? L'Italia impari dalla Francia e dai suoi strumenti tecnologicamente all'avanguardia

Noi genitori, sempre in ansia per la sicurezza delle nostre figlie, guardiamo come in Francia affrontano il problema. La soluzione in Italia? Pubblico e privato si uniscano per progetti tecnologici all’avanguardia a difesa delle donne che siano efficaci ed utilizzabili il prima possibile

Ogni giorno sentiamo una notizia diversa sulle violenze che subiscono le donne, una normalizzazione di un fenomeno, al contrario, gravissimo. Violenza sessuale, molestie, femminicidi, maltrattamenti, violenza domestica, non si esaurisce mai il flusso di episodi che ci vengono raccontati dai media, quotidianamente, quasi come se oramai fossero situazioni di consuetudine. E’ lecito avere paura per le nostre figlie? Perché noi genitori non riusciamo a non farci coinvolgere, anzi, direi sconvolgere, dalla violenza di genere da cui siamo assediati. Come non esserlo quando si leggono delle aggressioni predatorie a donne nel rientrare a casa tra le scale del proprio palazzo? Si parla tanto dell’educazione nelle scuole, dell’inasprimento delle pene nei confronti di chi commette questo tipo di reati, ed era ora, ma in concreto, oggi, su cosa possiamo contare contro questo tipo di minacce? 

C’è un chiaro corto circuito nella gestione della sicurezza di noi cittadini italiani impossibile da negare nonostante alcuni amministratori, soprattutto a livello locale, lo neghino per propria opportunità politica ma questa è una loro bendata valutazione a cui, di sicuro, risponderanno alle prossime elezioni.

A Milano, proprio nelle ultime ore, la Polizia ha arrestato un cittadino gambiano di 29 anni, accusato di aver rapinato e violentato due donne nel mese di marzo 2025.

Proprio a Milano, al centro di questo tipo di degrado, numerose manifestazioni nelle ultime settimane hanno dato voce a campagne per denunciare questo fenomeno al grido: “Non una di meno”, “Come un’onda” fino a quella degli studenti scesi in piazza a ridosso della Giornata internazionale della donna. Gli episodi di violenza hanno portato all’intervento di ronde di cittadini contro delinquenti di strada e spacciatori. La violenza non si combatte con la violenza, anche se è molto sottile, in molti casi, la differenza tra la propria difesa e l’aggressione. 

A Roma, invece, il livello di sicurezza si è leggermente alzato ma solo in funzione del Giubileo, quindi a tempo determinato e in zone circoscritte, come se la sicurezza dei pellegrini contasse di più di quella dei residenti. E’ di questi giorni la notizia del maxi concorso pubblico per più di 4.617 nuovi agenti allievi della Polizia di Stato che speriamo possano essere arruolabili il prima possibile. Una notizia che fa ben sperare ma non basta per affrontare, oggi, il fenomeno della violenza sulle donne e la percezione di insicurezza che vige tra i cittadini. 

La Francia, Paese multiculturale dove il problema della violenza sulle donne è molto avvertito, è quello più avanti di noi per il tipo di iniziative. Infatti, per contrastare tale fenomeno, si è scelta la strada dell’uso di strumenti tecnologici all'avanguardia. Sia per quanto riguarda le iniziative dei cittadini e che del governo. Le donne francesi, infatti, si sentono sempre meno sicure per strada, dove temono di subire molestie e abusi sessuali. 

Nel 2020 una giovane donna, Pauline Vanderquand, ha deciso di sviluppare un’applicazione chiamata Umay dopo aver subito più volte molestie per strada e dopo aver parlato con altre donne che avevano vissuto esperienze simili alla sua e ha trovato un sistema per garantire un minimo di sicurezza alle donne. Questa app Umay, che ora collabora con le istituzioni municipali e può integrare anche il lavoro della polizia nei quartieri, attraverso la geolocalizzazione del dispositivo, permette all'utente di selezionare dei "guardiani", persone a lei fidate, a cui trasmettere la propria posizione in tempo reale in ogni momento e a cui mandare messaggi d'emergenza se necessario. In più, il software mostra una mappa interattiva della zona in cui ci si trova che riporta le segnalazioni anonime degli altri utenti sui luoghi dove si sono sentiti insicuri o dove sono stati molestati o aggrediti.  La mappa, inoltre, segnala anche una rete di 6.500 strutture classificate come "luoghi sicuri" dove poter trovare rifugio: bar, ristoranti e locali, ma anche negozi e istituzioni. Un adesivo in vetrina segnala alle vittime che il locale aderisce al progetto, e il personale è addestrato a reagire a queste situazioni. L'applicazione, è attiva anche nel Regno Unito, sarebbe interessante sperimentarla anche qui in Italia.

Per quanto riguarda la lotta alla violenza domestica e ai femminicidi il governo francese ha introdotto un sistema che utilizza smartphone con GPS, chiamato "téléphone grave danger".

Questo telefono, che appare come un normale smartphone, è collegato ad un call center attivo 24/ ore su 24 e consente alle vittime di violenza domestica di contattare immediatamente le autorità in caso di emergenza. Le vittime, attraverso un semplice tocco, possono segnalare la loro situazione, attivando un intervento immediato da parte delle forze dell'ordine selezionando tra i messaggi “Ho paura”, “Sono minacciata”, “SOS”. Con circa 4500 telefoni attivi sul territorio, questo strumento si è dimostrato vitale nel garantire una risposta rapida alle emergenze, potendo essere assegnato anche nelle fasi iniziali delle indagini.  Un'altra innovazione fondamentale è un braccialetto elettronico, "bracelet anti-rapprochement", progettato appositamente per i casi di violenze domestiche. Prevede che l’autore delle violenze porti con sé una specie di telefono, oltre a un braccialetto con GPS da mettere alla caviglia, mentre alla vittima viene lasciato solo un telefono. All’autore delle violenze viene imposto di rispettare una distanza minima dalla vittima, che va da 1 a 10 km.

Di fatto, grazie ai GPS, viene garantito che intorno alla vittima si crei una zona di sicurezza che è in continuo movimento in base ai suoi spostamenti. Se l’autore delle violenze infrange la distanza e, nonostante la chiamata delle forze dell’ordine, non cambia direzione, la polizia interviene all’istante per mettere in sicurezza la vittima e fermare l’aggressore. Con oltre 1000 di questi braccialetti attivi nel 2022, sono stati registrati più di 3600 interventi positivi delle forze dell'ordine. Ma non ci sono soltanto i dispositivi di prevenzione ma anche la formazione delle forze dell’ordine. Il ministero dell’Interno ha rafforzato la formazione obbligatoria delle forze dell’ordine, che ad oggi, sono tutte formate per utilizzare questi strumenti di prevenzione, il telefono e il braccialetto elettronico, ma sono formate anche a riconoscere più rapidamente le situazioni di violenza per intervenire in modo prioritario e la formazione specializzata riguarda anche i tribunali e le corti d’appello su tutto il territorio.

In Italia, invece, negli ultimi anni ci sono state diverse polemiche intorno all’uso del braccialetto elettronico, in primis quella sui costi, che nel 2012 furono giudicati dalla Corte dei Conti come decisamente elevati. Più di recente, in seguito alle sempre più numerose applicazioni del braccialetto elettronico nelle misure anti-stalking le discussioni hanno riguardato i malfunzionamenti dei dispositivi e i conseguenti rischi per le vittime di violenze.

Si parla sempre di problemi di budget per sviluppare e finanziare progetti tecnologici operativi ed efficaci di questo tipo. Faccio un appello: perché non mettere insieme le forze pubbliche con quelle private e scendere in campo a difesa delle donne? Sarebbe una grande operazione che aumenterebbe il senso di sicurezza di noi genitori e di tutti i cittadini con un ritorno in termini di visibilità, fiducia e riconoscenza.