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CET1 e la trappola dei bias percettivi

Uno dei punti più interessanti nello sport coaching riguarda la gestione dell’attenzione. Come si “migliora” e si “allena” l’attenzione? Innanzitutto, cos’è l’attenzione? La definizione di attenzione ci dice che essa è “un processo cognitivo che permette ad ogni essere umano di selezionare determinati stimoli sensoriali, rendendoli preponderanti rispetto ad altri, che sono, quindi, ignorati”

Ecco come nascono panico e paura, quando non si sa valutare bene il pericolo! Anche in campo finanziario, a causa di stimoli molto forti, tendiamo a ignorarne altri altrettanto importanti, solo apparentemente più deboli o meno significativi. Per bias si intede una forma di distorsione dello schema con cui valutiamo le situazioni, anzi in molti casi si potrebbe parlare di pregiudizio.

Quattro banche “fallite”, sette in crisi ed il tormentone MPS… Tutto questo sposta il focus attentivo sulla “solidità” come unico parametro di valutazione e quindi tutti si aspettano che la banca “buona” sia quella con più capitale e maggiori riserve.

Di conseguenza nella testa del risparmiatore si forma una classifica banale, purtroppo la stessa che viene pubblicata da molti quotidiani, quella sul Cet1. Acronimo di Common Equity Tier 1, è il parametro che si usa dire misuri la solidità di una banca o istituto di credito. Si ottiene mettendo in rapporto il capitale a disposizione della banca e le sue attività ponderate per il rischio, a seguito di un’analisi chiamata Srep.
La soglia minima del Cet1, prevista dalla Banca Centrale Europea per le banche italiane, è del 10,50%.

Nello scenario base di luglio 2016 le banche migliori, secondo tutti i quotidiani italiani, che si basano solo sulla valutazione Cet1, sono: Intesa Sanpaolo (12,8%), Banco Popolare (14,6%), Ubi (13,0%) e Unicredit (11,5%). Intesa Sanpaolo, rispetterebbe le condizioni della vigilanza anche nello scenario avverso (10,2%) e nonostante le polemiche, anche il Banco Popolare (9,0%) ha una buona valutazione. Bene anche Ubi (8,8%) e Unicredit (7,1%).

Ma è veramente così che si valuta una banca? Assolutamente no! Queste banche sono certamente ottime, ma la banca migliore è quella che funziona, senza tante storie e tanti algoritmi. Anzi quella che durante gli stress test riesce addirittura a dimostrare, possibilmente, di funzionare meglio di prima. Cerchiamo di approfondire un po’ di più questo concetto.

Sperare che il capitale sia una riserva illimitata e quindi garantisca tutto è come valutare un’auto dalla capienza del serbatoio.

Banca Mediolanum è sempre in buona posizione anche in termini di Cet1. Ma non per questo ha fatto performances straordinarie: semplicemente continua a fare bene quello che ha sempre fatto. E’ una buona banca perché il suo business model funziona e funziona bene da tempo. E’ anche una banca atipica per tipologia di clientela, per modello distributivo e per servizi erogati. Ad esempio la componente corporate è minimale al contrario delle banche territorio classiche.

Facciamo un altro esempio: Banca Ifis, che pure si comporta abbastanza bene quando sottoposta agli stress test, non sembrerebbe interessante perché non è mai citata nelle tabelle pubblicate dai quotidiani. In realtà il suo punto di forza è che sta acquistando e gestendo con successo credito deteriorato con un’impennata degli utili. Questo vuol dire che al di là del Cet1 è una banca che funziona e quindi è preferibile a modelli obsoleti di business, anche se avessero riserve con Cet1 al 30%.

Purtroppo la crisi prolungata dell’economia reale ha creato maggiori problemi alle banche tradizionali, quelle più vicine all’economia reale ed ai risparmiatori retail, ovvero dove la maggior parte della gente tiene i soldi, ed ha invece promosso i business innovativi o di nicchia, meno collaudati.

Quindi va bene un serbatoio grande se è sostenibile rifornirlo costantemente con l’attività core della banca, ma è sicuramente preferibile un serbatoio piccolo su un veicolo veramente efficiente, piuttosto che uno grosso su un veicolo che efficiente lo sembra soltanto.

Solar Impulse ha fatto il giro del mondo senza un litro di carburante, per fare la stessa cosa con una Jaguar v12 del 1970 che serbatoio servirebbe?  Per le banche non è diverso.

Quindi nel valutare una banca viene prima l’analisi dell’attività core (al netto delle operazioni straordinarie) e poi come “seconda scelta” il Cet1. Se la banca guadagna non serve neanche un euro di riserva, se perde non c’è riserva che tenga, è solo questione di tempo, ma non potrà sopravvivere.

Contano molte cose: la qualità degli impieghi, la redditività, il valore del capitale e così via. Il Cet1 quindi non serve? Al contrario è fondamentale proprio perché dà il tempo di modificare il modello di business e le strategie relative: ma da solo non basta.

Eba e Bce avevano condotto gli ultimi stress test sul sistema bancario europeo due anni fa. Da allora, in effetti qualcosa in Italia è stato fatto, e il settore ha dimostrato di saper migliorare la propria capacità di assorbimento di eventuali shock, in un’ottica di continuo miglioramento.

Paolo Brambilla