Ogni sistema immunitario reagisce a modo suo al Covid. Il caso australiano - Affaritaliani.it

Coronavirus

Ogni sistema immunitario reagisce a modo suo al Covid. Il caso australiano

di Antonio Amorosi

Pubblicata su Nature ricerca sorprendente. Soggetti che hanno un codice genetico pressappoco simile rispondono in modo molto diverso al Coronavirus

Grande è la confusione sopra e sotto il cielo del Covid.

Per quanto si tenti di adottare linee guide per curare l’infezione gli scienziati sembrano averci capito ancora poco. Certo è che ogni sistema immunitario reagisce in modo particolare al virus.

Lo conferma una ricerca australiana pubblica di recente sul portale della rivista Nature.

A inizio marzo 2020 una coppia di Melbourne in Australia, madre di 38 anni e padre di 47, partecipano per 3 ore a un matrimonio ma da soli, senza i 3 figli. Tre giorni dopo stanno male, appaiono i primi sintomi del Covid, tosse, raffreddore, febbre, letargia e mal di testa. Fanno il tempone nasofaringeo e risultano positivi al SARS-CoV-2.

I sintomi dureranno per 14 giorni per la madre e 11 giorni per il padre. Sette giorni dopo la comparsa nei genitori il primo figlio maschio di 9 anni viene colpito da tosse lieve, raffreddore, mal di gola, dolore addominale; il secondo bambino, maschio di 7 anni, sviluppa una tosse lieve e la febbre. Il terzo figlio invece, una femmina di 5 anni, risulta asintomatica. Le precauzioni di distanziamento fisico non sono fattibili in casa. La bambina di 5 anni ha avuto contatti particolarmente stretti con i genitori, soprattutto dormendo nel loro letto per tutto il periodo in cui entrambi i genitori stavano male. Eppure non ha mai mostrato sintomi.

8 giorni dopo la comparsa dei primi problemi i genitori vengono informati dalle autorità di un focolaio emergente di SARS-CoV-2 riconducibile al matrimonio. Anche i figli fanno il tampone nasofaringeo ma risultano tutti negativi.

Tutti i membri della famiglia ora sono guariti completamente e senza bisogno di cure mediche particolari ma la domanda che gli scienziati si sono posti è: come è possibile che soggetti che hanno un codice genetico pressappoco simile rispondano in modo così diverso al virus? E perché sistemi immunitari simili danno risposte tanto distanti l’una dall’altra, accertato che tutti i soggetti hanno reagito?

Perché i figli, quelli con sintomi, risultano negativi?

I risultati salivari e sierologici combinati mostrano che, nonostante i bambini non diano prove virologiche di infezione, tutti e tre hanno sviluppato risposte anticorpali contro il SARS-CoV-2 e ognuno in modo differente. E dall’analisi risulta che la bambina, che è rimasta asintomatica tutto il tempo, ha dato la risposta anticorpale più robusta. La discordanza tra i risultati dell’analisi virologica e le prove sierologiche cliniche, potrebbero essere l’effetto di una diversa sensibilità delle mucose dei soggetti (per questo motivo i due bambini sintomatici risultano comunque negativi).

Non si comprende però perché la risposta della bambina sia stata così diversa dalle risposte degli altri familiari. Un ruolo chiave protettivo potrebbero averlo giocato gli anticorpi della mucosa salivare ma l’aspetto, scrivono gli scienziati, merita conferma in studi più ampi.

La capacità anticorpale dei bambini ha permesso loro di reagire in modo più efficace dei genitori. La reazione ha evitato una replicazione del virus dentro di loro.

Nonostante lo stretto contatto con i genitori infettati i bambini sono sempre risultati negativi ed hanno sviluppato sintomi minimi o assenti. Oggi non è chiaro se la famiglia sarà protetta dalla reinfezione del SARS-CoV-2 poiché solo un genitore ha dimostrato una robusta risposta anticorpale neutralizzante ma si immagina che i bambini possano ancora avere un certo grado di protezione, vista la prima reazione.