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Costume
I politici e la battaglia dei look per i voti: doppiopetto, canottiera e felpa

Dalla canottiera di Umberto Bossi al doppiopetto da 'cummenda' di Silvio Berlusconi; dal loden di Mario Monti al giubbotto di pelle in stile Fonzie di Matteo Renzi; dalle 'felpe parlanti' di Matteo Salvini al gilet azzurro, passando per il Beppe Grillo 'mascherato' da robot, in muta da sub o con il corpo da culturista. Anche nell'era dei social la cura del look continua ad avere grande importanza tra i politici. Specialmente in campagna elettorale.

E i leader, presi dall'ansia del like, si sentono in un perenne Truman Show e sono costretti ad essere molto più attenti alla propria immagine, tanto da non lasciare nulla al caso, quando si tratta di apparire in tv, scendere in piazza per un comizio o farsi vedere in diretta Facebook. Al punto da influenzare l'abbigliamento e, persino le acconciature, di fan e militanti.

L'abito, insomma, fa il monaco pure nel villaggio globale 2.0. Del resto, è sempre stato così: sono tanti i dettagli, anche un semplice accessorio, che hanno segnato un'epoca, un partito e le sue liturgie. Così nella Prima come nella Seconda e Terza repubblica, quella del governo gialloverde, per intenderci. Si tratta di 'modelli pop', come li chiamano adesso gli esperti di comunicazione, che restano vere e proprie armi di propaganda, al servizio di maggioranza e opposizione, cattura voti e like al tempo dei social. Basti pensare all'ultima trovata di Forza Italia contro la manovra economica, che si richiama all'esperienza dei gilet gialli francesi. Alla fine di una giornata convulsa, il 29 dicembre scorso, in occasione della fiducia alla legge di Bilancio alla Camera, i deputati forzisti inscenano in Aula una sorta di flash mob, sfoggiando un gilet color azzurro, al grido 'giù le mani dalle pensioni', 'giù le mani dal no profit' e 'basta tasse'. Gli stessi slogan che spiccano sulle pettorine, indossate per fare notizia.

SALVINI - L'iniziativa viene subito benedetta da Silvio Berlusconi e da allora i gilet diventano il simbolo della protesta forzista e la nuova 'divisa' da indossare anche in piazza, per provare a rompere il 'matrimonio contro natura' M5S-Lega e far 'rinsavire' Salvini in vista delle Europee. Ed è proprio il 'Capitano' il più mediatico di tutti, rispetto agli alleati di governo grillini, specialmente adesso che ricopre il doppio incarico di ministro dell'Interno e vicepremier. Salvini, che ogni giorno appare più volte sui social (da Instagram a Facebook), da quando è in campo ha sempre usato l'abbigliamento per trasmettere messaggi politici e 'creare il caso': felpe con nomi di città o regioni, t-shirt personalizzate con slogan. Ultimamente, sempre più spesso con le giacche o il berretto delle Forze dell'Ordine.

Attentissimo agli umori della gente e in continuo contatto con i fedelissimi esperti del web, Salvini adatta il suo guardaroba alle circostanze, a seconda se veste i panni dell'uomo di governo o quello di piazza. Al fianco del premier Giuseppe Conte a palazzo Chigi e nelle occasioni istituzionali il segretario di via Bellerio veste classico, in completo scuro, raramente in cravatta (il 10 giugno scorso la mise per l'annuncio di essere pronto a chiudere i porti italiani ai migranti).

Quando, invece, fa comizi in giro per l'Italia e va allo stadio per tifare Milan, prevale il casual. Fa discutere la maglietta esibita nel corso di un viaggio in Russia del 2014, che raffigura Vladimir Putin nella Piazza Rossa di Mosca, a conferma del suo feeling con il capo del Cremlino. Ma il cavallo di battaglia salviniano resta, però, la t-shirt con lo slogan 'Ruspe in azione', che sarà sfoggiata per diversi mesi, a cominciare dal raduno della Lega a Pontida, nel giugno 2015.

Grande clamore poi suscita la 'prima' maglietta della polizia indossata nel corso di una manifestazione dei sindacati di Polizia a Roma, il 15 ottobre 2015. Solleva un nugolo di polemiche anche il giubbotto simbolo di CasaPound, della griffe Pivert, con il quale il numero uno di via Bellerio si presenta sugli spalti dell'Olimpico per la finale di Coppa Italia nel maggio scorso. Per la cronaca, una maglietta costrinse un big della Lega a dimettersi dal governo: è il caso di Roberto Calderoli, attuale vicepresidente del Senato ed esponente di spicco della squadra salviniana. Il 15 febbraio 2006, quando era ministro per le Riforme, mostrò in diretta tv, una t-shirt sotto la camicia con una vignetta satirica con Maometto, scatenando forti tensioni diplomatiche e reazioni violente come l'assalto al consolato italiano a Bengasi.

GRILLO - Maestro delle 'trasformazioni', Grillo ha sempre giocato la carta del colpo mediatico. Come quella volta, a Firenze, nell'aprile del 2014, quando concesse un'intervista a volto coperto, quasi a fare il verso ad Anonymous, il protagonista del film cult per i militanti 'V per vendetta'. L'anno prima, fu 'beccato' sulla spiaggia di Bibbona, davanti alla sua villa, ma scansò le telecamere tirando su il suo giubbino con occhiali incorporati alla Spider man e iniziò a correre inseguito da cronisti e cameraman. Il comico genovese altre volte ha stupito le tv indossando una maschera dell'Uomo Tigre e da robot. L'ultima trovata, il video saluto di fine anno dove appare con un corpo da culturista. Approdati per la prima volta in Parlamento, i parlamentari grillini si erano presentati con un look casual, maglioni sportivi, giubbotti e sciarpe stile no global. Ai piedi comode sneakers, iPad e smart phone sempre alla mano o negli zainetti. Poi, con il passare del tempo, una volta vinte le elezioni e arrivati nella 'stanza dei bottoni' a palazzo Chigi, il trend è cambiato.

Ormai sono sempre più alla moda: dallo stile alternativo delle origini a quello più istituzionale 'da Transatlantico', passando per le mise sempre più impeccabili delle donne di punta del Movimento con tacco 12 e rossetti sgargianti. Finita l'era del 'Vaffa facile' e del partito 'voce fuori dal coro', infatti, sembrano passati anni luce dal debutto in Parlamento, quando i pentastellati minacciavano di aprire il Palazzo come una scatoletta di tonno, con tanto di apriscatole. Man mano hanno rinunciato al casual, tutto jeans, barbe incolte e codini.

DI MAIO - L'esempio tipico del grillino istituzionalizzato è Luigi Maio, molto berlusconiano nel vestire, sempre in completo blu con cravatte stile Marinella e camicia candida. Il vicepremier abbandona il formal suit solo quando è fuori da palazzo Chigi: in piazza si fa vedere spesso scravattato e col maglione e anche lui non disdegna la camicia bianca.

DI BATTISTA - Discorso a parte per Alessandro Di Battista, il cinque stelle più televisivo, che ora, all'estero, lontano dai palazzi, usa felpe e jeans come accessori d'ordinanza.

FICO - Più impermeabile ai cambiamenti Roberto Fico: ha smesso i maglioni e tagliato i capelli da quando presiede la commissione di Vigilanza Rai e ora la Camera, ma resta il più wilde, scapigliato, sempre in giacca ma senza cravatta pur senza rinunciare a braccialetti e collana al collo e ai vecchi jeans. Prima del 'Capitano' e dei capi grillini, il più camaleontico nel vestire resta Berlusconi. ''Esiste un nesso indissolubile tra il corpo fisico e il corpo politico di Berlusconi: il suo messaggio fa corpo con la sua persona'', diceva il suo 'cappellano' don Gianni Baget Bozzo.

BERLUSCONI - Il Cavaliere non ha mai abbandonato il doppiopetto blu notte in tessuto fresco lana cucito dal sarto di fiducia (una volta era Caraceni poi si è affidato a maestri del taglio napoletani), con revers larghi, immancabile spilletta tricolore sul bavero della giacca, camicia celeste (per meglio bucare il video) e cravatta scura a piccoli pois bianchi. Negli ultimi tempi, però, il 'double brested' è rimasto il capo delle uscite formali dell'ex premier, lasciando spazio a una giacca blu, più informale, senza cravatta, usata anche sopra pantaloni da tuta in cachemire con camicia scura e sneakers nere.

''Quando la pancia comincia ad avanzare, ci si veste di blu...'', giustificò una volta con una battuta il presidente di Fi il cambio di look durante un incontro con i giovani a Fiuggi. Berlusconi supera tutti, poi, quando si tratta di apparire in tv. Prima di andare in video si fa incipriare naso e viso o fa da sé con un fazzoletto che nasconde un tampone (come rivelò una foto galeotta scattata durante una cerimonia ufficiale).

In realtà, il meglio di sè, in termini di look, il leader azzurro lo ha dato sempre d'estate. Stupì tutti con la bandana a passeggio con i coniugi Blair,Tony e Cherie, tra le viuzze di Porto Rotondo nell'agosto del 2004. Per poi trasformarsi nel Tony Manero de 'La Febbre del sabato sera', con pantaloni e camicia blu, giacca bianca e colletto della camicia tirato su, al party organizzato a Villa La Certosa per Ferragosto. Anche la pettinatura ha il suo peso. Berlusconi non si è mai presentato con un capello fuori posto.

MONTI - Pure Mario Monti, che nell'immaginario giornalistico viene ricordato per il loden blu (versione più formale del classico in verde, da sempre segno distintivo della borghesia milanese), è molto attento e alla bisogna tira fuori dal taschino un pettinino per la chioma ribelle. Dopo un anno, però, anche l'ex presidente del Consiglio si è adeguato ai tempi: ha mandato in soffitta il loden, simbolo dell'austerithy, passando a un più sportivo giaccone, rigoroso solo nella scelta cromatica, il blu scuro (anche se d'estate, per le vacanze in montagna,ha indossato una giacca tirolese).

RENZI - E Se Monti preferisce i completi scuri a tre bottoni con cravatta di Hermes (di solito sui toni dell'azzurro), Matteo Renzi il 'rottamatore', maniaco dei dettagli, predilige giacca e pantaloni slim, per lo più neri, con camicia bianca a collo piccolo e cravatta 'ristretta', molto alla moda una volta arrivato a palazzo Chigi, nel 2012. Durante gli anni di governo l'ex sindaco di Firenze si distingue, fuori dalle uscite istituzionali, per le camicie bianche con polsini sbottonati o arrotolati, stile Obama, il giubbino alla Fonzie (resta negli annali dell'onorevole look la foto su 'Chi' in posa con maglietta candida e giacchino di pelle alla 'Happy Days') jeans, scarpe più sportive rispetto alle stringate nere. Per i maghi del marketing elettorale, insomma, non sono ammessi errori davanti alle telecamere o nelle dirette social. L'abito resta un vero e proprio biglietto da visita, che può rivelarsi un'arma vincente nella competizione catodica e social e far guadagnare qualche voto in più. Se le grisaglie, nella versione 'tre pezzi' (giacca, pantalone e gilet) in grigio, blu o gessato, hanno contraddistinto la nomenklatura Dc, a fare scuola sono stati l'incerto completo marroncino e il ciuffo spettinato di Achille Occhetto, che contribuirono a giocare un brutto scherzo al segretario di Botteghe oscure nello storico faccia a faccia televisivo del '94 contro l'uomo di Arcore.

BOSSI - A rompere, però, davvero gli schemi ci pensa Umberto Bossi. Proprio nell'estate dello stesso anno , poco prima della caduta del primo governo Berlusconi, il fondatore della Lega dura e pura, quella delle ampolle e del Sole padano che ride, è in vacanza in Sardegna, nell'esclusiva Porto Cervo in Costa Smeralda, ospite del Cav. Il senatùr sorprende tutti, sfoggiando nel centro popolato dai vip una canottiera bianca con tanto di catenina d'oro al collo e pantaloni corti per passeggiare e incontrare i giornalisti. Il suo rappresenta un look di rottura, appunto, che intende sottolineare l'aspetto popolare di un movimento come il Carroccio.

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