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Costume
Sara l'ultima di una lunga lista. Riesplode il tema del femminicidio
Sara Di Pietrantonio (foto dal profilo Fb)

Era ossessionato da Sara. La considerava una 'cosa' sua e non accettava l'idea che lei potesse allacciare una relazione sentimentale con un altro ragazzo. Vincenzo Paduano, la guarda giurata di 27 anni, accusato dalla Procura di aver bruciato e ucciso la 22enne romana, ha ammesso agli inquirenti, dopo aver a lungo negato, il movente del delitto: la gelosia. "Un po' di tempo fa ci eravamo lasciati - ha raccontato il ragazzo -, ma io non sopportavo che fosse finita. Lei stava gia' con un altro".

Sara Di Pietrantonio è solo l'ultima di una lunga lista di donne uccise in Italia. Nei primi cinque mesi di quest'anno sono state 55 le vittime di femminicidio nel nostro Paese, a fronte delle 63 dello stesso periodo del 2015, anno in cui, in totale, sono state 128 le donne uccse. E sono quasi 7 milioni le donne che, nel corso della loro vita, hanno subito violenza.

Il leggero calo dei numeri non basta assolutamente. L'emergenza riesplode in pieno con questo delitto così atroce. Di prevenzione si parla "molto più di un tempo, è vero - ammette Fabio Piacenti, presidente dell'Eures, l'Istituto di ricerche economiche e sociali che da anni dedica al fenomeno un Osservatorio ad hoc - ma la risposta al fenomeno continua ad essere inadeguata. Trovo davvero impressionante che nel 2016 possa ancora esserci un caso come quello di Sara Di Pietrantonio, una ragazza di venti anni cioè che aveva motivo di avere paura ma che non lo ha denunciato e che soprattutto non ha trovato nessuno a cui raccontarlo, in famiglia, tra gli amici o in quelle istituzioni che dovrebbero invece proteggere e garantire la libertà e il diritto alla sicurezza e all'incolumità di ciascuno".

"Piangere e rattristarsi oggi, dopo che un'altra giovane donna ha perso la vita, non produce alcun risultato concreto - ha dichiarato Mara Carfagna, portavoce di Forza Italia alla Camera dei deputati, da sempre in prima linea su questo tema -. Va invece portato avanti un lavoro quotidiano, fatto a testa bassa, un lavoro che serve ad imprimere quel salto di qualità culturale e legislativo che ancora manca all'Italia. Gli strumenti ci sono, basta usarli. Penso alle campagne di sensibilizzazione nelle scuole o a quelle di comunicazione, fatte a tappeto e senza sosta. Penso ai moltissimi progetti pronti al Dipartimento per le Pari Opportunità, basterebbe aprire un cassetto ed utilizzarli. Penso ai finanziamenti per i centri antiviolenza, che nonostante tutto continuano con sempre maggiori difficoltà il loro lavoro sul territorio. Basta prendere consapevolezza della reale dimensione del problema". "Abbiamo a che fare - conclude - con una piaga sociale, che va affrontata con la stessa determinazione e lo stesso impegno che vengono dedicati ad altri temi. Temi che tra l'altro non hanno a che fare con la vita e la morte delle persone. E' arrivato il momento che il governo prenda coscienza di tutto questo, anche se l'aver aspettato due anni per assegnare la delega per le Pari Opportunità non trasmette certo un segnale positivo in tal senso".

E se il cambiamento culturale è lungo e difficile da realizzare, ognuno di noi può contribuire con maggiore consapevolezza, a partire dall'educazione che viene impartita nelle famiglie. In moltissimi casi i femminicidi nascono dalla difficoltà ad accettare un no. "Impera un modus educandi sbagliatissimo e fuorviante, dove durante l'infanzia e l'adolescenza, non c'è stato un 'no' che ti ha insegnato a crescere, a saper accettare la sconfitta - riflette lo psichiatra Paolo Crepet -. Si arriva al 'no' senza anticorpi. E' come una patologia che si affronta senza difese immunitarie. Chi si sente dire 'no' non capisce piu' niente e vuole uccidere chi ha osato tanto". E ancora: "Attenzione all'ambiente che frequenta l'altra metà. Se uno frequenta giri dove si usano ad esempio le armi, anche per sport, beh... un po' di attenzione in piu' ce la metterei perché potrebbe esserci contiguità fra quel tipo di cultura e l'atteggiamento che poi si ha nella vita. Molti casi di femminicidio sono maturati in questi contesti". Infine, un consiglio molto concreto alle ragazze: "Ragazze, mai, mai, andare all'ultimo appuntamento. Mai cedere, dopo la rottura di una storia soprattutto se la persona l'ha presa male, ha gia' alzato la voce o le mani, e andare all'incontro per farsi ridare gli effetti personali. Chi se ne importa delle scarpe, dei vestiti, delle catenine, delle foto... Si puo' sostituire tutto. E se proprio e' necessario, andateci in gruppo".

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