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Cronache
Aumentano gli italiani con il porto d'armi, ma non la sicurezza, anzi...

Aumentano gli italiani con la licenza di porto d'armi, nonostante la diminuzione dei reati, ma questo non fa aumentare la sicurezza. Al contrario, cresce il rischio di rimanere vittima di uno sparo

In seguito a recenti fatti di cronaca, il dibattito politico si sta incentrando sulle questione delle armi. Il tema è di grande rilevanza sociale, ma in Italia non ha mai toccato le punte di interesse che riveste, ad esempio, negli Stati Uniti, dove le armi sono così diffuse da causare lo stesso numero di morti che gli incidenti  - circa 40.000 all'anno – e addirittura più delle numerose guerre che hanno visto impegnato l'esercito americano, dall'Iraq all'Afghanistan. Da tempo l'opinione pubblica americana spinge per un cambiamento delle regole che rendono molto facile acquistare pistole e fucili anche nei negozi di alimentati, ma più degli inviti di giornalisti e personaggi dello spettacolo (Madonna è ultimamente una delle più attive sul tema del Gun control) conta la sacralità del Secondo emendamento, che sancisce il diritto costituzionale a detenere armi per la propria sicurezza. Il rapporto tra diritti e doveri, nonché tra sicurezza reale e percepita, non è sempre lineare come si potrebbe credere. Anzi, come vedremo, la maggior circolazione di armi non dimunisce la paura, ma al contrario la fa crescere, insieme al rischio reale di rimanerne vittima.
Vediamo nel dettaglio qual è la situazione in Italia.

IN ITALIA I REATI SONO IN CALO (MA NON TUTTI)
Nel 2020 il numero complessivo di reati denunciati in Italia si è fermato a 1.866.857, con un calo del 18,9% rispetto all'anno precedente. Se guardiamo al decennio precedente, il calo è stato addirittura del 28,8%. Quanto hanno inciso in questo i vari lockdown a causa del Covid-19? In parte: da un lato la minore possibilità di muoversi ha scoraggiato i criminali non abituali, ma dall'altro la clausura forzata ha fatto salire gli episodi di violenza contro le donne all'interno delle famiglie. Il trend rispecchia quello degli anni precedenti: gli omicidi erano in calo già nel 2019 e più in generale lo sono fin dagli anni Novanta, mentre cresce nello stesso periodo il numero di denunce per reati legati alla violenza sessuale e di genere. Quest'ultimo dato può anche essere letto in positivo, vista la maggiore consapevolezza sociale che aiuta le donne a chiedere aiuto contro le violenze subite. Nel 2019 gli omicidi sono stati 315 (contro i 345 del 2018), di cui 204 con vittime uomini e 111 donne. Il 19,7% (di cui 17,6% maschi e 23,4% femmine) è composto da vittime straniere. In ambito familiare o affettivo le vittime invece aumentano: sono state 150 nel 2019 (47,5% del totale) e 93 di loro erano donne (l’83,8% del totale dei femminicidi).

LA PERCEZIONE DI INSICUREZZA E' AL MASSIMO LIVELLO
Nonostante il calo dei reati, paradossalmente cresce il timore di subirli. Nel rapporto Censis del 2019 sul tema si legge: “Si moltiplicano le paure e rimane elevato il timore di essere vittima di un reato. Oltre 19 milioni di italiani (il 31,9% del totale delle famiglie) percepiscono il rischio di criminalità nella zona in cui vivono. Le punte più alte si hanno nel Centro del Paese, ove i nuclei familiari che temono di subire un reato nella propria zona sono il 35,9% del totale, e nel Nord-Ovest, ove si sente in pericolo il 33% delle famiglie. Inoltre, il pericolo cresce mano a mano che aumentano le dimensioni del comune di residenza ed è maggiormente avvertito nelle aree centrali delle grandi realtà urbane, ove oltre la metà dei residenti percepisce il rischio di subire un reato. La criminalità continua ad essere ritenuta un problema grave, segnalato dal 21,5% degli italiani, al quarto posto dopo la mancanza di lavoro, indicata dal 52,4% della popolazione, l’evasione fiscale (29,2%) e l’eccessivo prelievo fiscale (24%)”. 

AUMENTANO LE PERSONE COL PORTO D'ARMI
L'ultimo dato disponibile risale al 2017, con 1.398.920 licenze per porto d’armi, in aumento del 13,8% rispetto all'anno precedente e del 20,5% rispetto al 2014. Il 94% di tali licenze è formato da due tipologie: per uso caccia (738.602) e per uso sportivo (584.978), entrambe in crescita. “Difficile non mettere in relazione questo aumento della voglia di sparare anche con la diffusione della paura e con la tranquillità apparente che può derivare dal saper maneggiare un’arma da fuoco”, scrive il Censis nel suo rapporto. Essendo in periodo olimpico, è interessante notare come l'aumento degli italiani che frequentano i poligoni di tiro sia correlato anche ai successi degli Azzurri nelle rispettive discipline.

LA PISTOLA PER DIFESA PERSONALE
Se il 94% delle licenze di porto d'armi è data dalla somma di chi le usa per caccia e sport, ci sono 18.452 cittadini che invece hanno una o più armi per difesa personale: essi rappresentano l'1,3% del totale e come numeri assoluti sono in calo. A questi privati cittadini che girano armati, vanno aggiunte 56.062 guardie giurate che hanno il porto d'armi per motivi professionali e i quasi 500.000 operatori dei Corpi di Polizia e delle Forze Armate. In totale, quindi, circa 1,9 milioni di italiani possiedono almeno un'arma da fuoco, ma va specificato che chi possiede la licenza può tenere in casa fino a 3 armi da sparo, 6 armi ad uso sportivo, un numero illimitato di fucili e carabine, 8 armi antiche o artistiche, nonché munizioni e polvere da sparo. Pertanto, fare una stima precisa sulle armi in circolazione in Italia è davvero molto difficile: secondo uno studio realizzato nel 2018 dal Small Arms Survey sarebbero 8,6 milioni (più quelle delle forze dell'ordine), mentre per il dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale della Sapienza sono circa 4 milioni. Comunque, in Italia ci sono al massimo meno due armi ogni dieci persone, mentre in Francia e in Germania sono circa tre e negli Stati Uniti ci sono addirittura più armi che persone! “Considerando che ogni famiglia italiana è composta in media da 2,3 individui, il conto è presto fatto: ci sono quasi 4,5 milioni di italiani, tra cui oltre 700.000 minori, che hanno un’arma a portata di mano e che, per gioco, per sbaglio, rancore o follia potrebbero essere indotti a sparare e ad uccidere”, scrive il Censis.

LE ARMI AUMENTANO IL RISCHIO
Se appare verosimile che la percezione di insicurezza sia una concausa nell'aumento della diffusione delle armi, non si può certo dire che avere più cittadini armati sia una buona soluzione del problema. Anzi, potrebbe portare a un peggioramento. 
Al di là del dei diversi orientamenti politici, che potrebbero influenzare un sereno ragionamento sul tema, un ente indubbiamente terzo come il Censis lo afferma chiaramente: “Numerosi fatti di cronaca avvenuti di recente dimostrano che avere un’arma in casa rappresenta una formidabile tentazione di usarla e che molti assassini sono in possesso di regolare licenza. Per questo motivo è fondamentale che la disponibilità di un’arma sia subordinata ad un addestramento adeguato, nonché alla valutazione, ripetuta nel tempo, delle condizioni psicofisiche del possessore. Che ci sia una pericolosa propensione degli italiani a difendersi con le armi lo dimostra il dato per cui il 39% della popolazione sarebbe favorevole a modificare la legge sul porto d’armi, rendendo meno rigidi i criteri per poter disporre di un’arma da fuoco per difesa personale. Il dato è in netto aumento rispetto al 26% rilevato nel 2015. I rischi che una proliferazione delle armi porti ad un aumento dei morti è reale: basti pensare a quanto accade in America, dove le armi da fuoco sono vendute liberamente e si è affermato un utilizzo molecolare, fisiologico, diffuso delle armi da fuoco”.

LA PISTOLA SUL COMODINO: IL CASO USA
Il paragone con gli Stati Uniti è particolarmente interessante, perché la diffusione delle armi da fuoco e il conseguente dibattito politico rappresenta una questione centrale nell'agenda pubblica americana. Anche grazie a una legislazione che rende l'acquisto molto più facile che in Europa, a possedere un'arma in maniera legale è il 42% delle famiglie statunitensi (circa 53 milioni), per un totale di oltre 137 milioni di persone che possono diventare protagoniste di fatti di sangue, che sia con un ruolo attivo o passivo (dati Gallup e Pew Research Center, 2016). A ulteriore riprova di quanto questo rischio sia reale è il numero di omicidi volontari con arma da fuoco, che nel 2016 sono stati 14.415, ovvero 4,5 ogni 100.000 abitanti. In Italia, nello stesso anno, questo tipo di omicidi sono stati 150, ovvero 0,2 ogni 100.000 abitanti. Cosa accadrebbe se le nostre leggi fossero permissive come quelle americane? Immaginando un'escalation dello stesso livello il Censis scrive che “in Italia le famiglie con armi in casa potrebbero lievitare sino a 10,9 milioni e i cittadini complessivamente esposti al rischio di uccidere o di rimanere vittima di un omicidio sarebbero 25 milioni. Con il cambio delle regole e un allentamento delle prescrizioni, ci dovremmo abituare ad avere tassi di omicidi volontari con l’utilizzo di armi da fuoco più alti e simili a quelli che si verificano oltre Oceano. Le vittime da arma da fuoco potrebbero salire fino a 2.700 ogni anno, contro le 150 attuali, per un totale di 2.500 morti in più”.

COSA DICE LA LEGGE ITALIANA SULLE ARMI?
Le regole in vigore in Italia sono certamente più restrittive di quelle americane, ma anche rispetto a quanto avviene in altri Paesi europei. Per acquistare un'arma è necessario essere maggiorenni ed ottenere il “nulla osta all’acquisto”, che viene rilasciato su richiesta da Questura, Carabinieri o Polizia. La concessione è subordinata alla presentazione di un certificato di un medico legale che attesti che l'acquirente è in pieno possesso delle sue facoltà mentali e non fa uso nemmeno saltuario di droga né continuativo di alcool. Serve inoltre il certificato di idoneità al maneggio delle armi ottenuto dopo aver frequentato un corso riconosciuto in un politigono di tiro a segno nazionale. E' esentato da quest'ultimo adempimento chi ha svolto il servizio militare. Il nulla osta ha validità solo per un mese e consente  unicamente di portare a casa l'arma e custodirla lì, dopo aver avvisato i conviventi. Per poter circolare con l'arma serve la licenza di porto d'armi, che si ottiene con gli stessi documenti e motivando la richiesta: ad esempio, chi chiede il porto d'armi per difesa personale, deve documentare la propria condizione di rischio. Chi invece lo fa per andare a caccia deve sostenere in più l'esame di abilitazione all'esercizio venatorio. 
C'è una differenza fondamentale tra il porto d'armi per difesa personale e quello per caccia e sport: nel primo caso è consentito portare con se' l'arma carica, mentre per gli altri due si può portare l'arma ma senza munizioni. 
 

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