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Chikungunya, è boom di casi. Bassetti: “Virus mortale? No, ma non esistono vaccini: ecco come difendersi per prevenire il contagio"
Bassetti: "Per la Chikungunya non esistono né vaccini né terapie specifiche: chi si infetta deve attendere che il proprio sistema immunitario sviluppi gli anticorpi per debellare l’infezione. Perciò la prevenzione è fondamentale”

Bassetti ad Affaritaliani: “Zanzare non solo un fastidio, ma potenziale vettore di malattie pericolose”. Ecco cosa sapere su Chikungunya
“La Chikungunya non è una malattia grave. Il virus provoca sintomi dolorosi ma non provoca complicazioni gravi o esiti letali. È un’infezione che va diagnosticata e per la quale bisogna fare prevenzione, ma fortunatamente non porta alla morte”. Queste le parole di Matteo Bassetti, direttore delle Malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova, che ad Affaritaliani ha spiegato in modo chiaro i sintomi del nuovo virus Chikungunya, ormai dilagante a Verona, dove sono già stati registrati 46 casi autoctoni.
“I sintomi, rispetto al virus West Nile, sono meno gravi. Il nome Chikungunya deriva da una parola in lingua maldiviana che significa “uomo piegato”, proprio perché questo virus provoca dolori articolari e muscolari molto forti, tanto che chi è colpito sembra letteralmente “piegato dal dolore”. I sintomi tipici sono febbre, esantema e soprattutto questi dolori intensi alle articolazioni e ai muscoli”, ha chiarito Bassetti.
Alla domanda se ci troviamo di fronte a una vera e propria epidemia, e se dobbiamo aspettarci un’espansione del virus anche in altre zone d’Italia, ha affermato: “Intanto, le zone interessate da questa micro-epidemia non sono solo Verona, ma anche Modena, che è una provincia confinante. Quindi il focolaio non è circoscritto a un’area ristretta, ma riguarda una zona abbastanza ampia. È probabile che il virus Chikungunya, che ricordiamo viene trasmesso dalla puntura della zanzara tigre - diversa da quella che trasmette il virus West Nile - stia ormai circolando stabilmente nel nostro Paese. D’altronde, il primo cluster epidemico si verificò 11 anni fa, nel 2014, nell’area del Polesine, nel ferrarese, vicino al Delta del Po.
Oggi ci sono condizioni climatiche tali per cui questo virus, originariamente tropicale, si è adattato a zone italiane con caratteristiche simili, come l’area di Verona, Modena e il ferrarese. Queste sono zone dove la zanzara tigre prolifera e trasmette il virus. Quindi, a distanza di 11 anni dal focolaio precedente, possiamo dire che la Chikungunya si è stabilizzata in Italia in più aree e che, in futuro, dobbiamo considerarla un virus presente nel nostro territorio”, ha aggiunto Bassetti.
Riguardo, invece, alla campagna vaccinale e alle priorità sanitarie per contenere sia la Chikungunya che il Covid – mai scomparso – soprattutto in vista dei mesi autunnali, il direttore ha spiegato: “Per la Chikungunya non esistono né vaccini né terapie specifiche: chi si infetta deve attendere che il proprio sistema immunitario sviluppi gli anticorpi per debellare l’infezione. Perciò la prevenzione è fondamentale, soprattutto agendo contro le zanzare che trasmettono il virus. Dobbiamo smettere di considerare le zanzare solo come un fastidio, ma come un potenziale vettore di malattie pericolose. Bisogna intensificare le disinfestazioni, magari estendendo gli interventi anche a periodi diversi da quelli abituali.
Per il Covid, invece, esistono vaccini, ma la popolazione italiana mostra un basso tasso di adesione. Per esempio, tra gli over 60, la percentuale di vaccinati nel 2024 è stata solo del 4%, un dato imbarazzante. Credo che per rilanciare la campagna vaccinale si debba puntare su gruppi più ristretti e vulnerabili, come gli over 80 e i soggetti fragili con immunodepressione (tumori, leucemie, terapie con cortisone cronico). Su queste categorie bisogna raggiungere una copertura del 70-75%, mentre sugli over 60, che sono generalmente più sani, si può essere meno rigidi, perché il Covid tende a causare sintomi lievi in questa fascia”, ha concluso Matteo Bassetti.