Consip, Camere Penali: "Si fa scandalismo. Fuga di notizie? Fa comodo ai pm" - Affaritaliani.it

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Consip, Camere Penali: "Si fa scandalismo. Fuga di notizie? Fa comodo ai pm"

INTERVISTA/ Beniamino Migliucci, presidente dell'Unione delle Camere Penali: "Fuga di notizie? Nell'80% colpa dei pm"

di Lorenzo Lamperti
twitter11@LorenzoLamperti

"Fuga di notizie? Nell'80% dei casi è colpa del circuito inquirente". Lo sostiene Beniamino Migliucci, presidente dell'Unione delle Camere Penali, che in un'intervista ad Affaritaliani.it affronta a muso duro l'argomento della divulgazione degli atti d'indagine sui media.

Beniamino Migliucci, nel caso Consip si è verificata una fuga di notizie sulla quale è aperta un'inchiesta. Ed è solo l'ultimo di tanti altri casi del genere. Ma di chi è colpa? Dei magistrati o degli avvocati?

Credo sia incontestabile il fatto che il 70-80 per cento delle intercettazioni e degli atti di indagine che finiscono sui giornali provenga dal circuito inquirente e solo il 20 per cento circa da avvocati poco rispettosi del proprio ruolo. E' un'affermazione di carattere del tutto generale e non relativa al caso specifico ma che si basa su alcune indagini e sull'esperienza comune. Molto spesso, anzi direi quasi sempre, chi subisce le indagini non ha nessun interesse a diffondere notizie che lo riguardano e che come conseguenza provocano un processo mediatico prima ancora che giudiziario ai danni dell'indagato.

Woodcock ha detto però che solo un pm cretino favorisce la diffusione degli atti perché così facendo rischierebbe di bruciare la propria indagine.

La logica dice il contrario di quello che ha detto il dottor Woodcock. In generale e non nel caso specifico, lo ribadisco.

Come si può ovviare a questa situazione?

Intanto bisognerebbe rispettare il codice che già c'è. Il codice di procedura penale prevede che quello che è segreto non debba essere divulgato e poi prevede che alcuni atti, anche quelli del fascicolo del pm, non vengano divulgati prima del processo per preservare l'auspicabile "verginità cognitiva" del giudice perché la prova si forma in fase di dibattimento. Il problema è che queste regole non vengono rispettate, come dimostrano le circolari delle procure che chiedono di mantenere il riserbo sugli atti d'indagine. Quelle circolari confermano che le cose non andavano bene e che non viene fatto un uso corretto delle intercettazioni. Dovremmo essere dotati di maggiore senso deontologico, compresi i giornalisti, ma il problema è soprattutto a monte. E' vero che un giornalista non dovrebbe divulgare notizie non pertinenti a un'inchiesta e in grado di danneggiare la persona coinvolta ma il problema è chi divulga quelle notizie e non dovrebbe farlo. Evidentemente queste norme si sono dimostrate inadeguate e bisognerebbe garantire con maggiori certezze che quanto non deve essere divulgato rimanga custodito negli uffici delle procure

Il presidente dell'Anm Davigo sostiene che gli indagati, nel momento della pubblicazione sui giornali delle intercettazioni delle inchieste che li riguardano, dovrebbero difendersi nel merito dicendo di "non essere ladri" piuttosto che denunciare la pubblicazione delle intercettazioni stesse. E' d'accordo?

E' una tesi assolutamente non condivisibile ma non è singolare che il dottor Davigo la sostenga. E' una tesi totalmente errata. Qualunque persona avrebbe diritto a che le notizie che riguardano il suo procedimento rimanessero riservate senza che siano date in pasto all'opinione pubblica. Quando si parla di intercettazioni ci si dimentica, tra l'altro, che molto spesso queste siano irritualmente assunte e quindi alla fine non entrano nel processo. Il tema è dunque totalmente diverso: dovrebbe esserci una grandissima riservatezza nella fase dell'indagine e le intercettazioni non pertinente non dovrebbero mai essere divulgate. E poi l'indagato si difenderà nel processo vero e proprio. Ma al dottor Davigo non sempre piacciono le regole di questo codice.

Ritiene che il caso Consip lo si stia presentando all'opinione pubblica nella maniera corretta oppure vede qualcosa che non va?

A livello generale spesso si pubblicano e si divulgano cose che non dovrebbero essere pubblicate e queste servono per mero scandalismo o per dare conforto a ipotesi accusatorie. Senza entrare nel merito del caso Consip, mi ricordo quando Massimo Bossetti venne ritratto in ginocchio con le manette ai polsi, quando una norma specifica lo vieta espressamente. Insomma, diciamo che spesso le regole non vengono rispettate.