Cronache
De Luca non è un camorrista. Saviano non può condannare per parentela

De Luca non è un camorrista. Legittime le critiche politiche a don Vincenzo, non "mascariare" il neorenziano ! Come non dovrebbe spettare a Travaglio il compito di togliere i vitalizi agli ex deputati "reprobi"- e non è giusto accostare, nello stesso calderone, Claudio Martelli e Cesarone Previti-così non spetta a don Roberto Saviano "scomunicare" tutte le liste, che sostengono l'ex Sindaco di Salerno. De Luca, per 20 anni, è stato plebiscitato dai suoi concittadini, non dai boss, alla guida della seconda città della Campania. E non esiste il "reato di parentela" : nada candidature, cioè, per i figli o i nipoti di personaggi, inquisiti, ma non condannati in via definitiva.
Su tali posizioni garantiste, in passato, si attestò la sinistra dei Pannella, dei Mancini, dei Lombardi, che difesero i diritti di tutti, anche dei detenuti, come don Nicola Cosentino, in carcerazione preventiva da ben 2 anni. Troppo timida, sinora, è stata, sui rapporti tra giustizia e politica, la risposta di Renzi. Se aveva dei dubbi sulla proibità di De Luca, il leader del PD non avrebbe dovuto candidarlo. Adesso che è in lista, dopo aver vinto le primarie, Matteo deve sostenerlo, a viso aperto e non defilandosi. E ascoltando, soltanto, l'ex magistrato Raffaele Cantone Stamane "Il Foglio" ha scritto che, a fine maggio, non sono in ballo solo i destini della ex "Campania infelix" di Bassolino e della Iervolino. Ma anche la politica nazionale delle alleanze e la futura fisionomia delle maggioranze di governo. Insomma, "politique d'abord, l'intendence suivra", come diceva Pietro Nenni. Bene. A maggior ragione, su tali scelte, i partiti dovranno decidere, dopo aver conosciuto le indicazioni degli elettori. Non quelle, rispettabili ma non determinanti, dell'autore di "Gomorra", don Roberto Saviano.
Pietro Mancini