Cronache
Giubileo della Misericordia, a chi giova la Chiesa di Francesco

di Ernesto Vergani
Con l’apertura della Porta Santa che ha dato inizio al Giubileo della Misericordia, che si concluderà il 20 novembre del 2016, Papa Francesco pone al centro dell’attenzione i concetti di compassione per la sventura altrui e, nell’accezione della morale cristiana, di perdono dei torti e delle offese subiti (questi i significati della parola misericordia).
La misericordia, che è una virtù del cristianesimo che la attribuisce a Dio in maniera infinita insieme alla giustizia, ha significato ed è certamente utile nel senso appunto della compassione, ossia del moto di solidarietà e partecipazione all’altrui dolore, ma delega al potere temporale la risoluzione delle scelte strutturali economiche e istituzionali.
La misericordia auspicata da Francesco appare per certi versi sentimentale e coniugata in un’ottica di messaggio globalizzante. Indicative in questo senso le immagini di pappagalli, pesci, leoni e tigri proiettate sulla facciata della Basilica di San Pietro (per sottolineare la sintonia col tema dell’ambiente rispetto a cui cristianamente il nesso con la misericordia è evidente, e si pensi a San Francesco d’Assisi).
Ma il risultato, al di là del fatto puramente di fede, non è scontato. Sostanzialmente, il messaggio della giustizia terrena, con la declinazione moderna dell’eliminazione delle diseguaglianze e dello sfruttamento dei più deboli, è nella tradizione della Chiesa, ma secondario a quello principale di Cristo: cioè l’immortalità dell’anima. La discreta attenzione mediatica che ha riscosso l’inaugurazione del Giubileo della Misericordia fuori dall’Italia (e nell’epoca della comunicazione, il buon spin-doctor farebbe presente che ciò che è prezioso è raro, che la sovraesposizione mediatica stanca) potrebbe essere il segnale che nelle grandi democrazie occidentali il pensiero di Francesco è ritenuto eminentemente religioso, meno fattivo.
Per tale sistema di ragioni, l’immagine della Chiesa si indebolirebbe anche in quei paesi che si stanno sempre più secolarizzando e dove sta perdendo consensi, a partire proprio dal Sud-America, mentre in Italia, anche per la notevole sovraesposizione mediatica di Francesco (per giunta fattore di distrazione dalle questioni strutturali/economiche/istituzionali che incidono nella vita degli italiani), c’è il rischio di una popolarizzazione (proletarizzazione) della Chiesa.