Gomorra, i sindaci campani contro le riprese della serie tv - Affaritaliani.it

Cronache

Gomorra, i sindaci campani contro le riprese della serie tv

Giugliano, Afragola, Acerra: i sindaci campani non vogliono ospitare le riprese della seconda stagione della popolare serie tv Gomorra. "Siamo pronti ad andare in tribunale". Proteste e polemiche anche a Portici. La produzione: "Questa è censura". 

Nelle diverse cittadine campane sta montando una decisa e per certi versi clamorosa protesta alle riprese della seconda stagione della serie tv italiana di maggiore successo degli ultimi anni, che esplora il mondo della criminalità e della camorra. Ricordate le vecchie polemiche sul film di Matteo Garrone del 2008 con tutta la storia della "cattiva immagine esportata all'estero" e del "fango gettato sull'Italia"? Ecco, qui si cerca di fermare all'origine la secomnda stagione della serie tv trasmessa da Sky.

Diversi sindaci hanno levato gli scudi contro le riprese della serie che dovrebbe andare in onda la prossima primavera. Il sindaco di Giugliano Antonio Poziello ha fatto sapere su Facebook di essere pronto a vietare che nuovi episodi della serie televisiva possano essere girati in luoghi pubblici. "La serie tv non mi piace. La ritengo, a dispetto certamente delle intenzioni degli stessi autori, diseducativa. Mi auguro un rispetto e una considerazione di questa città diversi da quelli mostrati in precedenza. In caso contrario siamo pronti a portare la produzione in tribunale".

Stesso discorso ad Afragola e Acerra, dove i sindaci non concedono l'autorizzazione alle riprese. Proteste anche a Portici, dove sono state effettuate riprese (col benestare dell'amministrazione comunale) in un cimitero. In un manifesto affisso all’esterno del cimitero i Verdi hanno affermato che è “diseducativo e inopportuno autorizzare le riprese di Gomorra sul territorio di Portici, e addirittura nel cimitero, ancor più dopo le assurde affermazione dell’ on. Bindi sulla camorra come dato costitutivo di Napoli. Portici è contro la camorra e contro chi, anche se involontariamente, ne può dare una rappresentazione emulativa e diseducativa”.