Cronache
I terremoti possono essere previsti. Priorità alle ricerche sulla geofisica

Il Giappone e la California sono molto avanti. E l'Italia?
Questo intervento è uscito negli Usa il 22 marzo del 2011
Dopo il devastante terremoto che ha scosso il nord del Giappone, forse i grandi Paesi della terra (G8 e G20), con gli Usa a capo, dovrebbero rivalutare le priorità delle ricerche scientifiche, dando piú enfasi alla geofisica ed un po' meno all'astrofisica. Non diciamo che quest'ultima non sia importante, ma i vari servizi aeronautici militari del G8 hanno già dei bei gruzzoli per migliorare la sicurezza per tutto ciò che riguarda lo spazio.
Oltre 20 Paesi di tutto il mondo sono a rischio terremoti ma nonostante ciò questi fanno poco o nulla per la prevenzione. Nell'era moderna il sisma più forte fu registrato in Cile nel 1960 raggiungendo 9,5 della scala Richter. Quello più recente in Giappone è stato di 9 punti all'epicentro e 8,9 sulla costa. Come si è visto in Giappone, il rischio terremoto non è limitato solamente alla zona epicentrica, ma ospitando centrali nucleari, il pericolo si è esteso su tutto il Paese e a alle regioni circostanti.
Per ora il sistema di allerta più evoluto nel mondo, che è in operazione in Giappone, è in grado di suonare l'allarme solamente 10 secondi prima che si verifichi il terremoto, il che è sufficiente per rallentare i treni ad alta velocità, fermare i reattori nucleari, magari bloccare gli ascensori e azionare l'allarme tsunami, ma non per un'evacuazione.
Sfortunatamente, in Paesi come gli Usa, in cui la California è ad altissimo rischio, non è in funzione nemmeno un sistema simile a quello Giapponese. In California si è iniziato ad installare tempo fa un "early-warning system" (Ews), o sistema di preavviso, ma il finanziamento si è fermato a 5 milioni di dollari, mentre l'operazione ne costerebbe 85. In Giappone l'Ews è costato un miliardo di dollari. Il motivo per cui l'Ews giapponese non ha fermato il reattore nucleare colpito dal terremoto è perché la centrale nucleare non era stata ancora allacciata al sistema.Altri Paesi ad alto rischio terremoti che hanno in funzione un Ews sono, per ora, Messico, Turchia, Taiwan e Romania.
Attualmente gli Usa spendono oltre 25 miliardi di dollari l'anno per le ricerche aeronautiche e spaziali, tra cui 17,7 per la Nasa. In confronto, per le ricerche di geoscienza, gli Usa spendono 3,35 miliardi e alla sismologia vanno appena 92 milioni.
A questo punto i principali Paesi a rischio sismico come Usa, Giappone, Italia e Cile, e in particolare quelli che ospitano centrali nucleari, devono assolutamente creare una "task force" - simile al progetto del 1961 dell'allora presidente John F. Kennedy per portare l'uomo sulla luna, realizzato 8 anni dopo - con lo scopo di sviluppare un sistema di preavviso sismico che porti gli avvertimenti dagli attuali 10 secondi a un ordine di ora: un progetto che dovrebbe avere la dovuta priorità per dare risultati in tempi relativamente brevi.
Ora che l'uomo sulla luna ha perso il suo fascino, interesse ed ulteriore utilità, l'ideale sarebbe convertire la Nasa (National Aeronautics and Space Administration) in una Nsga (National Seismology and Geoscience Administration), facendola girare nella direzione opposta: dallo spazio al sottosuolo.
Il contributo finanziario dei Paesi ad alto rischio sismico verrebbe reinvestito nei loro Paesi come sedi di ricerca di questa "Nsga". I vantaggi economici, oltre a quelli di sicurezza, sarebbero enormi anche per ciò che riguarda i benefici collaterali, come lo smaltimento dei rifiuti, la purificazione dell'acqua e l'energia elettrica a basso costo, tramite l'utilizzo delle centrali nucleari, considerando che i reattori di quarta generazione, che promettono maggior sicurezza, potranno cominciare ad essere costruiti solamente dal 2030.
Nel campo della sicurezza, oltre a salvare vite umane, un Nsga creerebbe anche condizioni per lo sviluppo di costruzioni o sistemi di protezione per edifici ed infrastrutture che limiterebbero notevolmente i danni materiali che, ad esempio, con il recente terremoto in Giappone ammontano ad oltre 100 miliardi di dollari, di cui 35 solo di rimborsi dalle assicurazioni.