Cronache
Lavoro: in Francia il 64% adora la propria azienda, in Italia solo il 28%

Una ricerca condotta da Ifop per No Com, partner di Comin & Partners, e France Invest
Francia, più della metà dei dipendenti "ama" la propria azienda
In Francia, il 64% dei dipendenti dichiara di essere “piuttosto soddisfatto” della propria azienda, mentre il 17% sostiene addirittura di essere “molto soddisfatto”. È quanto emerge dalla quarta edizione dell’indagine sulla trasformazione delle aziende dal titolo “Le tableau de Bord de la Transformation des Entreprises”, realizzata per No Com ̶ società di comunicazione strategica fondata nel 2008 da Pierre Giacometti e Alain Peron, partner in Italia di Comin & Partners, e France Invest dall’Istituto di sondaggi francese Ifop.
Il sondaggio ̶ pubblicato in esclusiva da Le Parisien e condotto tra il 2 e il 10 novembre 2023 su 1.502 dipendenti di aziende con più di 500 collaboratori e sede in tutta Europa è stato commentato dal sondaggista Antonio Noto, che ha comparato i dati dell’indagine con quelli rilevati nel 2023 da studi simili realizzati in Italia.
“Nel nostro Paese, la situazione è completamente ribaltata, con solo il 28% dei dipendenti che si dichiara soddisfatto del proprio lavoro e più di un lavoratore su due (53%) che sostiene il contrario”, ha dichiarato Noto. “Tuttavia, per il 62% dei dipendenti il legame con la propria organizzazione migliorerebbe se si venisse coinvolti di più nelle decisioni aziendali”.
Secondo lo studio francese, gli eventi legati alla crisi sanitaria hanno contribuito a rafforzare il senso di appartenenza dei collaboratori alla propria azienda, con l’81% di soddisfazione generale registrato che si rivela “il punteggio più alto dal 2019, anno di pubblicazione della prima edizione del sondaggio”. Percentuali record anche per il sentimento positivo espresso dagli intervistati nei confronti della salute economica della propria azienda (83%) e del loro attaccamento ad essa (74%).
Tale gradimento si traduce in lavoratori sempre più propensi a parlare bene del proprio posto di lavoro, fieri di farne parte e disposti a raccomandarlo. "A seguito della pandemia, in un contesto sociale caratterizzato per lo più da ansia e diffidenza, l’azienda viene percepita come un rifugio”, ha sottolineato Pierre Giacometti, cofondatore di No Com. Per questo, il desiderio di cambiamento è diminuito, passando dal 32% del 2019 al 26% dell’attuale barometro.
“Tuttavia, circa il 20% dei dipendenti – e non è poco – lamenta un malessere”, ha aggiunto Giacometti. Solo il 13% dei collaboratori si dichiara orgoglioso e fedele, mentre il 47% dei colleghi risulta “scettico” o “contestatore”, diffidente o insoddisfatto. Il restante 40% è rappresentato invece da chi sostiene la propria organizzazione ma in maniera moderata.
Dalla ricerca emerge, inoltre, che in Francia, oggi più che mai, è la retribuzione a influenzare il rapporto con la propria azienda; il 25% dei dipendenti dichiara infatti di lasciarsi influenzare dalla busta paga nella scelta di un’impresa piuttosto che di un’altra. In Italia, a sorpresa, il 45% dei collaboratori che lasciano la propria azienda lo fa piuttosto per problemi di relazione con i colleghi o con il capo. Le ragioni economiche, in questo caso, risultano solo al secondo posto.
L’indagine realizzata per No Com prende in analisi anche il giudizio dei dipendenti nei confronti della comunicazione esterna e interna della propria azienda. Se la comunicazione sui prodotti o i servizi, sui valori o sulla mission, convince con il 76% - 84% dei voti, altrettanto non si può dire della comunicazione interna riguardante, ad esempio, questioni come l'organizzazione del lavoro durante la crisi sanitaria (66%) o la relazione con i collaboratori (59%). “Più l’azienda ha una buona reputazione, più si è fieri di lavorarci”, ha osservato Giacometti. “Il capo dovrebbe parlare più spesso ai suoi dipendenti, ma dovrebbe farlo anche in pubblico, promuovendo la sua visione e il ruolo della propria impresa nella società”.
L’81% dei dipendenti dichiara, infine, di essere favorevole alla settimana lavorativa di quattro giorni, con il 66% degli intervistati che vorrebbe avere più tempo libero a disposizione. In cima ai desiderata anche lo smart working.
Lo stesso vale in Italia. “Fino al 2020 il compenso e il rapporto con i colleghi rappresentavano i maggiori criteri di soddisfazione dei dipendenti, dopo la pandemia invece il tempo libero (54%) e lo smart working (58%) sono diventati determinanti, anche più della motivazione economica che, per quanto importante, non è più in cima alla classifica”, ha commentato Antonio Noto, il quale ha concluso sottolineando come i giovani stiano cambiando l’approccio alla professione, “legando la propria soddisfazione non più all'idea di fare carriera ma alla possibilità che il lavoro possa essere complementare al benessere psicofisico che si sviluppa al di là delle mura dell'ufficio”.