Omicidio di Pio Marco Salomone a Napoli: confessa un 15enne. Spunta l’ipotesi di un regolamento di conti - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 13:49

Omicidio di Pio Marco Salomone a Napoli: confessa un 15enne. Spunta l’ipotesi di un regolamento di conti

Il ragazzo si è presentato ieri in Questura insieme al suo avvocato. La Squadra Mobile ha disposto il fermo per omicidio aggravato e detenzione illegale di arma da fuoco

di Salvatore Isola

Omicidio Salomone, la confessione del 15enne: “Ho sparato io, ma non volevo ucciderlo”

È stato un quindicenne a premere il grilletto, togliendo la vita a Pio Marco Salomone, 19 anni, in una strada dell’Arenaccia, a Napoli. Il ragazzo si è presentato ieri in Questura insieme al suo avvocato. Poche le parole pronunciate: "Ho sparato io, ma non volevo ucciderlo". Una dichiarazione che ha indotto la Squadra Mobile a disporre il fermo per omicidio aggravato e detenzione illegale di arma da fuoco.

La ricostruzione della notte parte dall’una, tra venerdì e sabato. Salomone — secondo quanto riferito dagli amici — si trova in auto con loro lungo via Generale Francesco Pinto, nel cuore di un quartiere popolare. Poi il silenzio viene lacerato da un colpo secco. "Abbiamo sentito uno sparo, ci siamo voltati e Pio perdeva sangue", hanno raccontato gli amici del ragazzo agli investigatori.

Il proiettile colpisce alla fronte il ragazzo e attraversa il cranio, ma nessuno chiama il 118: gli amici lo sollevano, lo caricano in macchina e si precipitano verso il Cto, nella speranza di strapparlo alla morte. I medici tentano un intervento d’urgenza, ma le lesioni sono irreversibili. Salomone muore dopo ore di agonia, senza mai riprendere conoscenza.

Omicidio Salomone, incongruenze e ombre: il ruolo del 15enne e l’ipotesi di una faida giovanile legata allo spaccio

L’omicidio Salomone continua a presentare incongruenze e ombre, con il racconto degli amici della vittima continuano a non convincere gli investigatori: troppe le contraddizioni, i dettagli mancanti e i silenzi che suonano come omissioni. Si fanno strada diverse ipotesi: una lite degenerata, un agguato in stile clan, oppure un regolamento di conti tra giovanissimi legati allo spaccio. Salomone aveva precedenti per cocaina rosa: non un criminale di peso, ma inserito in un ambiente dove una discussione banale o una storia sui social può trasformarsi in violenza.

In questo contesto viene collocato anche il quindicenne reo confesso: un ragazzo apparentemente come tanti, forse però coinvolto in logiche più grandi di lui. Sui social una sola foto in posa da rapper, poi il vuoto. Identificato subito dopo il delitto, si è consegnato solo quando ha capito che la polizia gli era ormai addosso.

Ora gli investigatori vogliono capire chi gli abbia procurato l’arma, se abbia davvero agito da solo e quale fosse il rapporto con la vittima. La Procura per i minorenni coordina l’inchiesta, mentre la Mobile sta passando al setaccio cellulari, contatti e testimonianze.

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